Mafia capitale. 20 anni a Carminati, 19 a Buzzi. 10 all'ex ad di Ama Panzironi. Cade l'accusa di "associazione mafiosa"

di redazione Roma 20/07/2017 ROMA
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Il tribunale di Roma ha condannato Salvatore Buzzi a 19 anni di reclusione al termine del processo a mafia capitale, 20 anni per Massimo Carminati, 11 per Luca Gramazio, ex capogruppo del Pdl in Comune. Cade l'accusa di associazione mafiosa a 19 imputati del processo a mafia capitale, tra cui i presunti capi Carminati e Buzzi. Per l'ex capo dell'assemblea Capitolina Mirko Coratti (Pd) la corte ha deciso una pena di 6 anni di reclusione. Luca Odevaine, ex responsabile del tavolo per i migranti, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. Undici anni per il presunto braccio destro di Carminati, Ricardo Brugia, 10 per l'ex Ad di Ama Franco Panzironi. L'ex minisindaco del municipio di Ostia, commissariato per infiltrazione mafiose, Andrea Tassone è stato condannato a 5 anni

Rispetto alle richieste della Procura che aveva proposto per tutti gli imputati 5 secoli di carcere, i giudici della decima Corte presieduta da Rosanna Ianniello hanno inflitto oltre 250 anni di carcere, dimezzando di fatto le pene.

I giudici della X sezione del Tribunale di Roma sono stati chiamati a giudicare i 46 imputati del processo a Mafia Capitale, l'associazione che avrebbe condizionato la politica romana, guidata da l'ex Nar Massimo Carminati e dal ras delle cooperative Salvatore Buzzi. Il presidente della Corte Rosanna Ianniello, prima di entrare in camera di consiglio, ha ringraziato il "personale amministrativo" del tribunale, "senza il quale non sarebbe stato possibile portare a compimento il processo" e i tecnici, che hanno "lavorato con competenze e dedizione". Un ringraziamento, da parte del presidente, anche alla procura, in particolare al pm Luca Tescaroli, che "si è contraddistinto per la professionalità" e agli avvocati difensori. Il sindaco di Roma Virginia Raggi sarà presente alla lettura della sentenza Mafia Capitale. Lo si apprende dall'avvocato della Raggi, Alessandro Mancori. Nel procedimento il comune di Roma è parte civile.

Carminati a fratello, mi daranno massimo pena - "Mi condanneranno sicuramente a 28 anni, non ho dubbi. Dopo quello che hanno messo in piedi per tre anni e mezzo, come vuoi che vada?". Lo ha detto Massimo Carminati al fratello Sergio che lo ha incontrato un paio di settimane fa in carcere, secondo quanto riferito da quest'ultimo nell'aula bunker di Rebibbia dove si attende la sentenza su Mafia Capitale. "E' un processo ridicolo, Massimo sta ancora pagando le cose degli anni '80 - ha detto Sergio Carminati, che è il fratello minore e gestisce un bar a Roma -. Non mi aspetto nulla oggi, lo condanneranno a 28 anni e due mesi". Nell'aula bunker del carcere romano ci sono tra i familiari di Carminati anche la compagna Alessia Marini, la cognata e i nipoti, oltre a Lorenzo Alibrandi, amico di famiglia e fratello del defunto terrorista nero Alessandro Alibrandi.

Il processo e le richieste della Procura - L'amministrazione comunale di Roma, capitale di Italia, è stata per anni sotto schiaffo di un clan di stampo mafioso che puntava ad aggiudicarsi appalti e commesse? Un quesito a cui daranno una risposta i giudici della X sezione penale del Tribunale nel giorno della sentenza su Mafia Capitale. Circa venti mesi di processo, centinaia di udienze e una mole di documenti impressionante con migliaia di intercettazioni depositate. I numeri di un processo che ha segnato la vita politica, amministrativa e giudiziaria degli ultimi anni. Sono quarantasei gli imputati che domani attenderanno la decisione del tribunale presieduto da Rosanna Ianniello. Tra loro i presunti capi dell'organizzazione: l'ex terrorista nero Massimo Carminati e il ras delle cooperative Salvatore Buzzi. Per il procuratore capo Giuseppe Pignatone, per l'aggiunto Paolo Ielo e per i sostituti Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini, sono loro due i personaggi apicali del clan che poteva contare su una serie di gregari e su un numero considerevole di politici locali che erano, di fatto, al "libro paga" dell'organizzazione.

L'aula bunker di Rebibbia è gremita di giornalisti, cameraman e anche semplici curiosi. Ad attendere la pronuncia della corte anche troupe delle tv tedesche, polacche e inglesi. In totale per gli imputati la Procura ha sollecitato condanne per oltre cinque secoli di carcere. L'incognita per l'accusa è rappresentata dall'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso che è contestata ad oltre quindici persone. Il processo si gioca, fondamentalmente, su questa ipotesi di reato che nel corso del processo gli avvocati difensori hanno tentato di smontare. Per Carminati i pm hanno chiesto una condanna a 28 anni di carcere e per Buzzi 26 anni e 3 mesi. I due imputati eccellenti seguiranno il verdetto collegati in videoconferenza, il primo dal carcere di Parma dove è recluso in regime di 41 bis, il secondo, detenuto a Tolmezzo.

Secondo l'impianto accusatorio i vertici del gruppo potevano contare su una schiera di politici, sia di destra che di sinistra. Tra loro l'ex capogruppo del Pdl in Comune Luca Gramazio, unico politico ancora accusato di concorso in associazione mafiosa, per il quale sono stati chiesti 19 anni e mezzo. Per il presunto braccio destro di Carminati, Riccardo Brugia, anch'egli un passato di estrema destra e rapine, sollecitata la condanna a 25 anni e 10 mesi; 22 anni invece per la 'cerniera' tra Mafia Capitale e il mondo politico-istituzionale, Fabrizio Testa. Tra le richieste di condanna più alte anche quella a 21 anni per l'ex amministratore delegato di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, Franco Panzironi.


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