Omicidio Cucchi. I PM "Tra i carabinieri qualcuno passa atti agli imputati"

di redazione Roma 26/09/2020 ROMA
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Una talpa, all'interno dei carabinieri di Roma che "passa gli atti a qualche imputato" proseguendo "l'inquinamento delle prove".

Altro colpo di scena nella vicenda di Stefano Cucchi, il geometra romano morto nel settembre del 2009 all'ospedale Sandro Pertini una settimana dopo il pestaggio compiuto da due carabinieri all'interno della caserma Appia, dove era stato portato dopo l'arresto. Il pm Giovanni Musarò, all'apertura del processo "Cucchi ter", che vede imputati otto appartenenti all'Arma accusati di avere messo in atto due depistaggi nell'inchiesta sulla morte del giovane, ha preso parola portando alla luce una nuova macchinazione. Un'attività di depistaggio che starebbe proseguendo anche in questi mesi, su cui ha avviato accertamenti. Una nuova indagine, dunque.

"Ancora oggi, nel 2020, nel nucleo investigativo - ha detto il pm Musarò - c'è qualcuno che passa gli atti a qualche imputato. Siamo stanchi di questi inquinamenti probatori che vanno avanti da 11 anni". Il riferimento è ad alcuni documenti depositati all'ultima udienza, andata in scena a fine luglio, dal difensore di Tiziano Testarmata, nel 2015 comandante della IV sezione del nucleo investigativo di Roma. Atti di indagine compiuti proprio dal reparto di cui il capitano faceva parte, ma su cui oggi non avrebbe potuto mettere mano. Il pm, infatti, nelle scorse settimane ha disposto approfondimenti sull'episodio, chiedendo lumi al nucleo investigativo, e accertando che la provenienza fosse illegittima e illecita: Testarmata in sostanza non poteva averli. Va da sé che qualcuno abbia fatto filtrare quei documenti all'esterno. Da qui l'esclamazione del magistrato in aula, che ha usato anche l'immagine del "cavallo di Troia" e ha annunciato che lavorerà per "identificarlo".

Su quanto affermato in aula dal pm è intervenuta anche Ilaria Cucchi con due post su Facebook: "Continuo a nutrire profondo rispetto per l'Arma dei carabinieri - ha scritto nel primo -. Ritengo lo meriti assolutamente. Oggi però, di fronte ai nuovi fatti, alzo le braccia: il lupo perde il pelo ma non vizio". Nel secondo, invece, ha riportato le parole del magistrato, fornendo anche una spiegazione al tutto: "Con quelle manovre si è tentato di far dubitare di D'Aloia, comandante (attuale ndr) del nucleo investigativo, durante la testimonianza nella scorsa udienza".

Gli atti depositati dalla difesa di Testarmata nella scorsa udienza, dunque, di cui il pm Musarò adesso ha chiesto l'acquisizione insieme all'intero fascicolo, sarebbero stati usati per mettere in difficoltà la testimonianza di D'Aloia. Quest'ultimo aveva detto che nel 2015 era stata usata da parte dei carabinieri una "modalità anomala" di acquisizione degli atti, per quanto riguarda l'inchiesta bis sulla morte di Cucchi. Mentre gli atti depositati dal legale dimostravano che tale metodo era stato usato già un'altra volta dallo stesso nucleo investigativo: un modo per contraddire il testimone, in sostanza.

Nel resto dell'udienza è stato ascoltato come testimone il capitano dell'Arma Nico Blanco, che ha ricostruito la vicenda della falsa annotazione di polizia giudiziaria sullo stato di salute di Cucchi - nella prima si riferiva che Cucchi aveva "dolori al costato e non poteva camminare" e nella seconda che aveva "dolori alle ossa per il freddo"-. "Ci rendemmo conto che c'erano due annotazioni di servizio diverse tra loro ancorché avessero la stessa data e protocollo", ha spiegato Blanco davanti al giudice Roberto Nespeca. In più ha aggiunto che il suo collega, il capitano Testarmata, gli fece notare la presenza di un falso sulle condizioni di salute di Cucchi e che avrebbe informato l'autorità inquirente. Cosa che però non fece.



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