Martin Luther King. Dopo cinquant'anni il sogno è ancora vivo

di redazione 04/04/2018 CULTURA E SOCIETÀ
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Alle sei di pomeriggio del 4 aprile 1968, Clara Jean Ester si trovava al Lorraine Motel di Memphis, in Tennessee, e non immaginava quel che sarebbe successo di lì a poco. Non immaginava di diventare testimone di uno degli assassinii del secolo, quello di Martin Luther King.
    Soltanto ora, a cinquant'anni di distanza, ha deciso di raccontare la sua storia. Mentre in tutti gli Stati Uniti centinaia di iniziative ricordano e celebrano l'eroe della lotta per i diritti civili degli afroamericani. Un'icona ancora oggi più viva che mai.
    Clara, all'epoca studentessa universitaria, era coinvolta nello sciopero locale dei lavoratori sanitari. Per diverse notti aveva preso in prestito l'auto del padre per accompagnare i militanti nei loro raid, per bruciare gli esercizi commerciali appartenenti ai bianchi. "Mi dispiace raccontarlo, era la rabbia di allora a portarmi in quella direzione", spiega.

Morte e vita di Luther King

L'assassino James Earl Ray, quarantenne in fuga dalle prigioni del Missouri, fu accusato del crimine. Confessò il delitto e fu condannato a 99 anni di reclusione, salvo poi ritrattare. La famiglia King ha sempre sostenuto l'innocenza dell'uomo credendo fermamente che l'omicidio fosse frutto di una cospirazione. Le ceneri di King riposano oggi presso il Martin Luther King, Jr. Center for Nonviolent Social Change, l'istituzione fondata dalla vedova Coretta nel 1968 per preservarne la memoria e tramandarne il messaggio.  La vita MLK era nato ad Atlanta nello Stato della Georgia il 15 gennaio del 1929. Suo padre Martin Luther King Sr. era il pastore della Ebenezer Bapstist Church, sua madre Alberta Williams King un'insegnante. A soli 15 anni si iscrisse al Morehouse College, l'istituzione universitaria dove veniva formata l'elite nera americana. Continuò gli studi al Crozer Theological Seminary in Pennsylvania laureandosi in teologia e a alla Boston University conseguendo un dottorato in teologia sistematica. Fu a Boston che incontrò la cantante e studentessa di conservatorio Coretta Scott che divenne sua moglie nel 1953. I due si stabilirono a Montgomery, in Alabama ed ebbero quattro figli, Yolanda, Martin Luther King III, Dexter e Bernice. Il Movimento per i diritti civili Martin Luther King è stato l'anima e la voce della stagione più attiva e vibrante del Movimento per i diritti civili degli afroamericani, nato tra la fine degli anni Quaranta e la fine degli anni Sessanta per stabilire l'eguaglianza dinnanzi alla legge e garantire i diritti costituzionali dei cittadini afroamericani contro il cosiddetto sistema delle leggi razziste Jim Crow. 

  Da Linda Brown a Rosa Parks Un percorso lungo e doloroso iniziato nel 1954, quando la Corte Suprema aveva stabilito l'incostituzionalità delle scuole segregate, grazie al caso Brown contro Board of Education. Protagonista la piccola afroamericana Linda Brown, scomparsa la scorsa settimana, a cui era stato negato di frequentare una scuola per bianchi. Il 1 dicembre del 1955 a Montgomery in Alabama, Rosa Parks, sarta e attivista nera della National Association for the Advancement of Colored People, rifiutò di cedere il suo posto ad un bianco sull'autobus. Dal suo arresto prese il via il boicottaggio degli autobus e King fu scelto come portavoce dell'iniziativa. Dopo 381 giorni la vittoria: nel novembre del 1956 la Corte Suprema stabilì l'incostituzionalità degli autobus segregati.  Dopo il successo del boicottaggio, King e gli altri responsabili del Movimento fondarono la Southern Christian Leadership Conference da lui presieduta, un'organizzazione dedicata alla conquista dell'uguaglianza e dei diritti civili attraverso forme di protesta non violente ispirate al messaggio di Gesù Cristo e al metodo di Gandhi. Tornato ad Atlanta, nel 1960 divenne co-pastore della Ebenezer Baptist Church sul cui pulpito avevano predicato sia il nonno che il padre. Fu arrestato a Birmingham durante una protesta pacifica contro la segregazione nel 1963. In prigione scrisse uno dei più importanti documenti della storia del Movimento, in difesa della disobbedienza civile e al tempo stesso un atto di accusa contro la chiesa bianca che esitava a prendere posizione contro il razzismo.  I Freddom Riders e i sit in Gli anni Sessanta si aprirono con i sit-in degli studenti nei ristoranti segregati del Sud e con le proteste pacifiche dei "Freedom Riders" che iniziarono a viaggiare in autobus da uno Stato all'altro sfidando la segregazione. I manifestanti subirono violenti attacchi e la visione in tv di quelle immagini cruente scosse la coscienza degli americani.  "I have a dream" Nel 1963 King organizzò la marcia per il Lavoro e la libertà che portò a Washington oltre 250mila persone; al Lincoln Memorial pronunciò il suo celebre discorso "I have a dream", io ho un sogno. Nel 1964 fu finalmente promulgato il Civil Rights Act che metteva fine alla segregazione, almeno dinnanzi alla legge. Alla fine dell'anno fu insignito del premio Nobel per la Pace. Il diritto di voto Nel 1965 King guidò da Selma a Montgomery una marcia di protesta che condusse all'approvazione del Voting Rights Act che finalmente garantiva il diritto di voto eliminando tutte le barriere legali che impedivano agli afroamericani di partecipare alla vita politica. Conquiste fondamentali, che però non mancarono di incontrare resistenza e in molti casi violenza. Fu in questi anni che nel Movimento emersero due correnti, l'una moderata e ancorata profondamente alla resistenza nonviolenta, l'altra più aggressiva guidata dai più giovani leader del "black power".   L'ultimo discorso Negli ultimi anni della sua vita King si dedicò alla lotta di quelli che lui definiva i tre mali della società contemporanea: il razzismo, la povertà e il militarismo con il suo fiero ripudio della guerra in Vietnam. Il suo sogno si interruppe il 4 aprile del 1968 a Memphis. La sera prima aveva tenuto il suo ultimo profetico discorso: "Ci aspettano giornate difficili, ma davvero, per me non ha importanza ora, perché sono stato sulla cima della montagna! E non m’importa. Come chiunque, mi piacerebbe vivere una vita lunga; la longevità ha i suoi lati buoni, ma adesso non mi curo di questo. Voglio fare soltanto la volontà di Dio. E Lui mi ha concesso di salire fino alla vetta. Ho guardato al di là e ho visto la terra promessa! Forse non ci arriverò insieme a voi, ma stasera voglio che sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla terra promessa! E stasera sono felice, non c’è niente che mi preoccupi, non temo nessun uomo. I miei occhi hanno visto la gloria dell’avvento del Signore!».

Il 3 aprile l'icona per i diritti civili e premio Nobel per la pace arrivò a Memphis per tenere un discorso, e Clara non poteva mancare, era lì ad ascoltarlo. Poi, il giorno, si recò al Lorraine Motel, ed era lì quando Martin Luther King si affacciò dal balcone di fronte alla sua camera numero 306. La tragedia si consumò in pochi secondi, ricorda, Alle 18.01 il dottor King fu colpito da un singolo proiettile sparato da una Remington 760, che gli entrò nella guancia destra spaccandogli la mascella e diverse vertebre mentre scendeva lungo il midollo spinale, tagliando la vena giugulare e le arterie maggiori prima di fermarsi sulla spalla. Momenti convulsi, di grande confusione. Alcuni testimoni hanno raccontato che dopo lo sparo hanno visto un uomo, James Earl Ray, fuggire da una casa affittacamere dall'altra parte della strada. Ray fu arrestato dopo una caccia all'uomo a livello mondiale all'aeroporto Heathrow di Londra, due mesi dopo. King, invece, venne portato al St. Joseph Hospital, dove fu dichiarato morto un'ora dopo essere stato colpito.


    Poco prima della sua morte, il leader del Movimento per i diritti civili aveva salutato le persone che si trovavano nel parcheggio sottostante, tra cui c'era anche Clara Ester e la sua compagna di studi, Mary Hunt. Dopo l'esplosione del secondo proiettile le due sono corse su per le scale e si sono trovate di fianco a King: "C'era sangue tutto attorno, faticava a respirare", dice. "Mi sono sentita inutile e arrabbiata - continua - ma ho realizzato che quell'uomo era pronto a dare la vita per la non violenza. Così ho deciso che avrei fatto di tutto per rendere il mondo migliore, in modo pacifico".


    Quel tragico avvenimento ha cambiato per sempre la vita della giovane. Dopo la laurea iniziò a lavorare all'organizzazione United Methodist Church Women's. E come King ha cambiato l'America, lei ha deciso che avrebbe cambiato il quartiere dove viveva lavorando come una missionaria tra i più poveri, e continuando a seguire l'ispirazione del leader per i diritti civili. "Quel proiettile non ha portato Martin Luther King via da noi, lui continua a vivere - conclude - Puoi uccidere il sognatore, ma non ucciderai mai il sogno".

 

FRASI E DISCORSI 


Ci sono persone....preoccupate solo di sé stesse. Cercano di raggiungere le loro ambizioni a qualunque costo. Ma...nessun uomo ha imparato a vivere finché non può uscire dalla mera preoccupazione per sé stesso e andare verso la cura per gli altri. Di certo, la preghiera che ciascun uomo dovrebbe imparare è: “Signore, aiutami a servire l'umanità senza egoismo”. Nessun uomo dovrebbe essere coinvolto così tanto nelle proprie ambizioni personali da dimenticare che altre persone esistono al mondo”.
Dal sermone alla Chiesa Battista di Dexter Avenue. Montgomery (Alabama), 24 gennaio 1954

Non avete bisogno di inchinarvi all'odio, non avete bisogno di inchinarvi alla violenza, perché ora avete scoperto un'altra strada e un altro approccio. Viene a noi dalla lunga tradizione cristiana, da Gesù di Nazareth stesso, e ancora dal Mahatma Gandhi dell'India, che ha preso l'etica d'amore di Gesù Cristo e l'ha resa efficace come forza sociopolitica, portando la trasformazione di una grande nazione e raggiunto la libertà per il suo popolo”.
Dal discorso allo Spellman College, 13 aprile 1960

Perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: “Noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali” [frase dalla Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti d'America, ndr].

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!

Dal discorso al Lincoln Memorial di Washington, 28 agosto 1963, fatto in seguito alla “Marcia per il Lavoro e la Libertà”

Abbiamo adottato in questo mondo una sorta di etica relativistica...ma io sono qui stamattina per dirvi che alcune cose in questo mondo sono giuste ed altre sono sbagliate....alcune cose in questo universo sono assolute. Il Dio dell'Universo le ha fatte così. E finché adottiamo questa attitudine relativistica verso il giusto e lo sbagliato, ci stiamo rivoltando contro le leggi dello stesso Dio.”
Dal sermone alla Seconda Chiesa Battista di Detroit, 28 febbraio 1964

Una dottrina della supremazia nera è immorale tanto quanto una dottrina della supremazia bianca”.
Dal discorso alla St.Paul's Cathedral di New York, 6 dicembre 1964

Su Malcolm X: “Ho desiderato spesso che parlasse meno di violenza, perché la violenza non risolverà i nostri problemi. E nella sua litania che articola la disperazione dei neri senza offrire alcuna alternativa positiva e creativa, sento che Malcolm abbia fatto a sé stesso e al nostro popolo un grande disservizio”.
Da un'intervista a Playboy, gennaio 1965

Quando la Chiesa è sincera verso le proprie guide linea, stabilisce che vanno raggiunti coloro i quali sono prigionieri. Questo è il ruolo della Chiesa: liberare il popolo....Se fate caso ad alcune chiese, non leggono mai questa parte. Alcune chiese non sono preoccupate di liberare nessuno. In alcune chiese domenica dopo domenica i loro rispettivi membri sono schiavi verso il pregiudizio, schiavi verso la paura.....E il predicatore spesso non fa nulla per liberarli dal loro pregiudizio...Ci sono anche gruppi seduti da qualche parte che vorrebbero fare qualcosa contro l'ingiustizia razziale, ma hanno paura delle rappresaglie sociali, politiche ed economiche, e rimangono in silenzio.”
Dal sermone alla Chiesa Battista Ebenezer, Atlanta, 5 giugno 1966

Sono preoccupato per un mondo migliore. Sono preoccupato per la giustizia; sono preoccupato per la fratellanza; sono preoccupato per la libertà. E quando si è preoccupati di queste cose, non si può predicare la violenza. Perché attraverso la violenza puoi uccidere un assassino, ma non puoi uccidere l'omicidio. Con la violenza puoi uccidere un bugiardo, ma non puoi stabilire la verità. Con la violenza puoi uccidere una persona che odia, ma non puoi uccidere l'odio attraverso la violenza. L'oscurità non può cancellare l'oscurità; solo la luce può farlo.
Dal discorso all'11esimo raduno annuale della Conferenza dei Leader Cristiani del Sud, 19 agosto 1967

Un uomo chiamato a fare lo spazzino dovrebbe spazzare le strade così come Michelangelo dipingeva, o Beethoven componeva, o Leontyne Price cantava al Metropolitan Opera, o Shakespeare scriveva poesie. Egli dovrebbe spazzare le strade così bene al punto che tutti gli ospiti del cielo e della terra si fermerebbero per dire che qui ha vissuto un grande spazzino che faceva bene il suo lavoro.”
Dal discorso alla Barratt Junior High School, Philadelphia, 26 ottobre 1967

Bene, non so ora che cosa accadrà. Abbiamo dei giorni difficili davanti a noi. Ma ora non importa. Perché sono stato sulla cima della montagna. E non mi interessa. Come tutti vorrei vivere una lunga vita, la longevità è importante. Ma non mi preoccupa al momento. Voglio solo fare il volere di Dio. E Dio mi ha permesso di salire sulla montagna. E di là ho guardato. E ho visto la Terra Promessa. Forse non ci arriverò insieme a voi. Ma voglio che questa sera voi sappiate che noi, come popolo, arriveremo alla Terra Promessa. E questa sera sono felice. Non ho paura di nulla. Non ho paura di alcun uomo”
Dal sermone al Mason Temple, 3 aprile 1968. Ultimo discorso pubblico.


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