Fine vita. Il disegno di legge in Parlamento. Cosa prevede

La legge sul fine vita fa un passo avanti al Senato.
l disegno di legge sul fine vita, proposto ieri dai relatori di maggioranza, è stato adottato come testo base da cui partirà l'esame al Senato, dopo mesi di stop and go.
Messo ai voti delle commissioni Giustizia e Sanità, ha avuto l'ok del centrodestra, contrarie tutte le opposizioni.
Le commissioni hanno anche stabilito che entro l'8 luglio si potranno presentare emendamenti al testo. Il provvedimento è atteso in aula il 17 luglio.
"Il testo base su fine vita approvato oggi dalle commissioni è insoddisfacente. Sono molti i punti critici, dalla stretta ai criteri di accesso rispetto a quelli stabiliti dalla Corte, al comitato nazionale troppo esiguo e composto da figure che non danno garanzie di autorevolezza, fino alla totale esclusione di un ruolo al servizio sanitario nazionale, che apre la strada ad una privatizzazione del fine vita, con buona pace dell'uniformità di trattamento e della parità di accesso. Sono punti qualificanti, sui quali proveremo a intervenire con i nostri emendamenti, nella speranza di migliorare un testo che, così com'è, rischia di essere addirittura peggiorativo dello status quo", dice il senatore Alfredo Bazoli, vicepresidente del gruppo dem.
E dopo mesi di stop and go e polemiche, diventa un testo scritto, corretto rispetto alla bozza dei giorni scorsi. L'hanno presentato i relatori di maggioranza - Pierantonio Zanettin di Forza Italia e Ignazio Zullo di Fratelli d'Italia - e questa mattina è stato adottato dalle commissioni Giustizia e Sanità come testo base.
Da oltre un anno, erano infatti 5 le proposte di legge presentate (di maggioranza e di opposizione) senza mai trasformarsi in una condivisa. Compito affidato a dicembre al comitato ristretto, ma faticosamente all'opera. Da qui il 'blitz' della maggioranza che, attraverso i relatori, ha messo nero su bianco la sua proposta formata da 4 articoli. L'esame è previsto in Aula il 17 luglio.
Nel primo articolo si riconosce il diritto alla vita come "presupposto di tutti i diritti dell'ordinamento" e la tutela della vita di ogni persona "senza distinzioni" di età, salute e condizioni sociali. E' sparita quindi l'espressione "dal concepimento alla morte naturale" che aveva fatto inferocire le opposizioni, convinte che fosse un attentato all'aborto.
Il trattamento non sarà a carico del Servizio sanitario nazionale: né medici né strumenti né famaci del 'pubblico' potranno essere usati per questo scopo. Viene confermato che chi aiuta una persona nel trattamento di fine vita non commette reato e non è punibile.
Sarà il Comitato nazionale di valutazione - e non più Comitato etico - a valutare se i malati hanno i requisiti richiesti. Ma rispetto alla bozza si accorciano i tempi: in tutto 90 giorni e non più 120. Cala sensibilmente pure il tempo per ripresentare la domanda se la prima è stata bocciata: da 4 anni sei mesi.
Resta la nomina governativa del Comitato (con decreti del presidente del Consiglio), aspetto che la sinistra considera "troppo politicizzato".
Infine, le cure palliative non saranno obbligatorie ma rese disponibili e l'articolo 3 disciplina come garantirne l'accesso, per cercare di evitare disparità tra Regioni.
