Podemos. Iglesias rieletto segretario ma il movimento anti sistema è diviso

di redazione 13/02/2017 ESTERI
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Il segretario uscente di Podemos Pablo Iglesias ha vinto il duello interno con il suo numero due Inigo Errejon al congresso di Vistalegre: la sua lista è arrivata prima con il 58%, contro il 37% ottenuto da quella del suo vice uscente, secondo Efe.
    Iglesias aveva minacciato di lasciare la guida del partito se la sua lista non fosse arrivata prima alle primarie per il rinnovo per quattro anni della direzione del partito post-indignado, fondato nel 2014.

Podemos, e’ il partito che in Spagna ha scardinato il bipartitismo perfetto tra socialisti e popolari, le due anime maggioritarie che hanno portato il Paese fuori dalla dittatura del generale Franco.

Il movimento ha scelto per la linea più intransigente, quella del suo fondatore Iglesias. E però non era così scontato. Iglesias propone una radicalizzazione del partito, contro la strategia più moderata e aperta verso una alleanza con i socialisti di Errejon. Il successo di Iglesias, per l'analista Ruben Amon, è anche una "seconda vittoria" per il premier Mariano Rajoy, rieletto presidente del Pp proprio oggi nel congresso 'parallelo' dei popolari. L'affermazione della linea radicale di Iglesias, che vuole divorare il Psoe come Syriza ha fatto in Grecia con il Pasok, accresce la pressione sui socialisti, del cui appoggio puntuale dall'opposizione il governo minoritario Pp ha bisogno per andare avanti. "Rajoy vuole governare e Iglesias vuole essere il leader dell' opposizione" sintetizza Amon. I loro interessi per ora coincidono, per stringere un Psoe in crisi, da destra e sinistra in una pinza.

Iglesias dopo la vittoria ha promesso al popolo podemita "Unità e Umiltà". Senza chiarire però che ruolo avrà ora Errejon. Il quale ha promesso di essere "agli ordini" della direzione, senza mai citare Iglesias, ma esigendo rispetto per il messaggio di "pluralismo e unità" venuto secondo lui dalla base. El Pais non esclude 'purghe' in vista.

Podemos soffre, lacerato come mai nella più classica delle guerre civili dei partiti di sinistra: scontri personali, colpi proibiti, polemiche feroci a tutti i livelli. Tutto è nato dalla spaccatura del tandem che finora aveva governato il partito nato dalle piazze degli indignados, il leader Pablo Iglesias contro il suo vice Inigo Errejon.

La campagna elettorale è stata durissima. E oggi ne pagheranno un po’ tutti le conseguenze. A partire dal leader che ne esce vincitore si, ma ridimensionato. Il suo documento ha vinto con il 51%, ma solo due anni fa vinceva con l’80. «Abbiamo dato un brutto spettacolo», ha ammesso Iglesias. Lui, che aveva minacciato l’addio in caso di sconfitta per ora sta al suo posto, ma senza sentirsi troppo comodo. Deve ricucire un partito lacerato che ieri ha solo finto di fare pace.

 


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