Risoluzione Onu contro gli insediamenti dei coloni. L'ira di Israele

di redazione 26/12/2016 ESTERI
img

Israele non le ha mai mandate a dire e in quest’ultimo caso, dopo il voto contrario dell’Onu contro i nuovi insediamenti dei coloni, l’ira di Tel Aviv sembra rivolgersi soprattutto contro gli Stati Uniti, accusati, nell’amministrazione uscente di Barack Obama, di aver compiuto una “mossa vergognosa contro Israele alle Nazioni Unite” nel corso della votazione, al Consiglio di sicurezza.

Dal palazzo di vetro si intima Israele di porre fine all’edificazione di altri insediamenti coloniali all’interno dei territori palestinesi. Una votazione che, per la prima volta nella storia, ha visto appunto l’astensione degli Usa, che questa volta non hanno protetto, in alcun modo, il loro tradizionale alleato di ferro in Medio Oriente. 

Israele ha accusato Obama e il suo segretario di Stato, John Kerry, di aver stretto accordi in segreto con i palestinesi in funzione “anti-israeliana". Al centro della querelle vi è la risoluzione proposta dall’ Egitto, ora membro del Consiglio di sicurezza fra gli Stati che ne entrano di diritto a rotazione, che prevede l'arresto immediato della costruzione di insediamenti israeliani, giudicati testualmente “illegali”.

Il premier israeliano Netanyahu si è ora appellato a Donald Trump. Alcune indiscrezioni trapelate dal palazzo di vetro dicono anche che avrebbe fatto pressioni politiche sul presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi. Netanyahu è stato lapidario nel commentare la decisione americana: "Il presidente Obama e il suo segretario Kerry sono i responsabili di questa offesa contro lo Stato di Israele” L’episodio ha letteralmente infranto decenni di politica degli Stati Uniti, sempre in prima fila nel porre il veto, in qualsiasi occasione, per difendere Israele. L’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite, Danny Danon, ha dichiarato: "Chiediamo agli Stati Uniti di stare dalla nostra parte e ci aspettiamo dal nostro più grande alleato di continuare a mantenere la nostra alleanza”. 

Intanto, mentre Netanyahu convocava per chiarimenti tutti gli ambasciatori delle 14 nazioni che avevano votato la mozione, decidendo di congelare le relazioni diplomatiche, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, esprime soddisfazione affermando che “il mondo è con noi”, anche se aggiungeva  poi che “questo non risolve comunque i nostri problemi”.

Il senatore americano Lindsey Graham, ritenuto un acerrimo “falco” della politica estera americana, ha messo in guardia tutte le nazioni alleate degli Usa che hanno votato la risoluzione perché, agendo in questo modo, potrebbero vedersi notevolmente ridimensionare sia gli aiuti quanto la collaborazione internazionale americana. Gli insediamenti israeliani sono stati a lungo ritenuti come uno dei principali ostacoli per la pace in Medio Oriente, in quanto sempre costruiti ed edificati su terreni di proprietà dei palestinesi. La risoluzione è caduta proprio in un periodo in cui alcuni funzionari dell’Onu ne avevano segnalato un aumento spropositato ed indiscriminato.

Il comune di Gerusalemme dovrebbe dare il via già dal 28 dicembre prossimo ad un piano per la costruzione di altre 618 case nella parte est della città, quella a prevalenza araba.

Il premier Benyamin Netanyahu - che ha l'interim degli esteri - ha convocato oggi anche l'ambasciatore Usa in Israele Daniel Shapiro per parlare del voto all'Onu contro le colonie ebraiche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est che ha registrato, per la prima volta da anni, l'astensione americana e non il veto. 


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali