Scuola. Al via il Concorso. Le modalità di partecipazione e di svolgimento. Le critiche e i punti deboli. E una domanda: ma alla scuola pubblica serve?

di Massimo Lorito 05/03/2016 POLITICA
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Come ogni provvedimento che riguarda la Scuola pubblica anche questo del prossimo concorso per assumere circa 63 mila nuovi docenti sta suscitando critiche, polemiche e dibattiti nel mondo della scuola. Il bando è stato presentato negli ultimi giorni di Febbraio e le iscrizioni si potranno effettuare solo on line dal 29 Febbraio al 30 marzo.

Vediamo innanzitutto chi potrà partecipare. Discriminante essenziale sarà il possesso del titolo di abilitazione.

Il bando

Infanzia e primaria

Possono presentare domanda i candidati in possesso del titolo di abilitazione all'insegnamento per la scuola dell'infanzia e primaria, conseguito entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda.

Possono partecipare anche i candidati in possesso del titolo di studio conseguito entro l'anno 2001-02 per i posti della scuola dell'infanzia e primaria, in base all'articolo 2, comma 1 del decreto 10 marzo 1997. Si tratta dei diplomati magistrale di durata quadriennale e quinquennale sperimentali, iniziati nel 1997/98 con valore abilitante.

Secondaria di I e II grado

Possono partecipare al concorso esclusivamente i candidati in possesso del titolo di abilitazione all'insegnamento, rispettivamente per i posti della scuola secondaria di primo e per la scuola secondaria di secondo grado, conseguito entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda.

Sostegno

Possono partecipare i candidati in possesso di abilitazione all'insegnamento e del titolo di specializzazione sul sostegno, per i posti di infanzia, primaria e secondaria, conseguito entro la data di scadenza del termine per la presentazione della domanda.

Abilitazioni all'estero

Possono partecipare anche i docenti con titolo di abilitazione conseguito all'estero, riconosciuti equivalenti attraverso decreto del Ministero. Il conseguimento del riconoscimento  non potrà andare oltre la data di scadenza per la presentazione della domanda fissata al 30 di marzo.

Non può partecipare il personale docente ed educativo già in ruolo a tempo indeterminato e coloro che non hanno i requisiti per l'accesso all'impiego nelle PA.

 

La domanda di partecipazione può avvenire in una sola regione, pena l'esclusione. I candidati possono concorrere per ciascuna delle procedure del bando, indicando nella domanda quelle per cui intende concorrere.

I POSTI A DISPOSIZIONE

La suddivisione dei posti: i posti sono 63.712, di cui 6.101 per il sostegno, 17.299 per la scuola primaria e 6933 della scuola dell'infanzia.

 

PROVE

Non è prevista alcuna prova preselettiva, per nessuno degli ordini e gradi di scuola.

PROVA SCRITTA OVVERO SCRITTO-GRAFICA PER I POSTI COMUNI E DI SOSTEGNO

La prima prova sarà, come anticipato dalla nostra redazione, "computer based" (quindi il candidato potrà leggere i quesiti e rispondere attraverso una piattaforma online). La durate è stata determinata in 150 minuti e consterà di 8 quesiti, sei quesiti a riposta aperta saranno disciplinari e didattici.

Per il sostegno, gli 8 quesiti, sei a risposta aperta, saranno inerenti alle metodologie didattiche da applicarsi alle diverse tipologie di sostegno, nonché finalizzati a valutare le conoscenze dei contenuti e delle procedure volte all'inclusione scolastica degli alunni disabili.

Sia per i posti curriculari che di sostegno, degli otto quesiti, 2 saranno in lingua straniera, al fine dell'accertamento delle competenze al livello B2. Le lingue che potranno essere scelte sono: francese, inglese, spagnolo e tedesco. La scelta dovrà avvenire al momento dell'iscrizione. Per quanto riguarda la scuola primaria, è obbligatoria la lingua inglese. Le due domande di lingua saranno, secondo le ultime indiscrezioni raccolte dalla nostra redazione, a risposta chiusa e non più a riposta aperta. In pratica il docente dovrà scegliere tra più opzioni 4 o 5 inerenti la comprensione di un testo.

Per quanto riguarda la prova pratica a carattere laboratoriale, essa verterà sugli stessi programmi della classe di concorso. Essi sono raccolti nell'allegato A. Nel caso in cui, nell'allegato A, non ci siano indicazioni sulla durata delle prove, essa sarà determinata dalla commissione.

PROVA ORALE

La prova orale ha durata di 45 minuti (35 minuti di lezione simulata, preceduta da un'illustrazione delle scelte contenutistiche, didattiche e metodologiche, 10 minuti di interlocuzioni con il candidato, da parte della commissione sui contenuti della lezione e anche sui fini dell'accertamento della conoscenza della lingua straniera). La prova orale ha ad oggetto i contenuti disciplinari di insegnamento e aluta la padronanza delle discipline stesse, nonché la capacità di di trasmissione e progettazione didattica, anche con riferimento alle tecnologie dell'informazion e e della comunicazione. Anche la prova orale dovrà valutare la padronanza linguistica di livello B2 in base alla lingua scelta. Per primaria sarà obbligatorio l'inglese.

Per il sostegno, la prova orale valuterà le competenze del candidato nelle attività di sostegno all'alunno con disabilità volte all'pprendimento della lezione curricolare, nonché la relativa capacità di trasmissione e di progettazione didattica con riferimento alle diverse tipologie di sostegno, anche mediante l'impiego delle tecnologie normalmente in uso presso le scuole. Anche per il sostegno, l'orale dovrà testare le competenze in lingua straniera.

Fonte orizzonte scuola.

Gli approfondimenti e i nodi difficili

Fin qui i dati oggettivi. Cerchiamo di capire ora i punti critici. In pratica dopo le assunzioni della fase B e C della riforma Buona scuola che ha fatto entrare in ruolo 100 mila docenti delle graduatorie a esaurimento, questo concorso è destinato “solo” ai docenti della cosiddetta II fascia, quelli abilitati con tirocini formatici o tramite il cosiddetto pass, docenti questi fra i più critici nei confronti del Miur e di Renzi, in quanto si tratta di docenti che abitualmente, ogni inizio anno, prendono una cattedra annuale e che hanno speso tempo e denaro per abilitarsi; quindi non ritengono ora corretto né funzionale dover sostenere un ennesima prova per essere.  Chiedevano infatti nelle scorse settimane di essere compresi nelle assunzioni delle fasi B e C.

Altre critiche provengono dall’aver stabilito che il possesso del titolo di abilitazione debba coincidere con la scadenza per la presentazione della domanda, 30 marzo. Così coloro i quali, e non sono pochi, stanno frequentando i tirocini formativi che termineranno fra qualche mese dovranno aspettare un prossimo eventuale concorso per essere assunti.

Il nodo dei non abilitati. Sono i cosiddetti docenti di III fascia o quelli iscritti nelle graduatorie di istituto che negli anni hanno svolto un ruolo prezioso per portare a termine il regolare svolgimento delle lezioni e che in pratica con questo concorso e con la riforma si vedono cancellati dalla possibilità di continuare a insegnare. Anche qui si tratta di un numero notevole, più di 100 docenti, la maggioranza dei quali sta insegnando in queste settimane supplendo i docenti curriculari che hanno preso permessi, malattie, ferie e quant’altro.  Alcuni sindacati stanno sollecitando questi docenti a partecipare ugualmente al concorso per poi presentare ricorsi collettivi.

Altri nodi critici sono le modalità di svolgimento della prova concorsuale, con test in lingua e le abilità informatiche con l’uso del computer, aspramente criticati dai partecipanti; inoltre appare più che concreta la possibilità, già sperimentata con i cosiddetti docenti di potenziamento, che anche questo concorso non riesca a mettere fine alla precarietà e alla supplentite, così come lo stesso Renzi l’ha definita. Preoccupa i docenti anche la riorganizzazione delle classi di concorso, con accorpamenti giudicati poco razionali e la gestione territoriale del concorso.

Infine alcune considerazioni di carattere logistico.

Dato l’ingresso nel concorso di prove informatiche a preoccupare molti docenti e non solo, sono proprio le strutture in cui si dovranno svolgere le prove. A parere di molti osservatori, docenti, tecnici, funzionari stessi, non sembra siano garantite le le condizioni ottimali per lo svolgimento delle prove concorsuali, sia in termini di stabilità e tenuta della rete internet, sia in termini di adeguatezza numerica e qualitativa delle dotazioni informatiche necessarie. Una situazione di cui il MIUR è ben a conoscenza, tant'è che da pochissimo tempo sono state concluse le procedure di autorizzazione e finanziamento dei progetti presentati dalle scuole, fondi FESR, per il potenziamento delle reti, ma che non saranno terminati prima della fine dell'anno scolastico in corso.  Inoltre in poche settimane si dovranno comporre le commissioni esaminatrici, un migliaio circa, che dovranno giudicare qualcosa come 200 mila docenti candidati per 129 classi di concorso.

 Infine ciò che preoccupa i futuri docenti che usciranno vincitori dal concorso è la forma contrattuale di assunzione. I vincitori saranno immessi con un contratto triennale, su chiamata diretta dei dirigenti scolastici e rinnovabile  a loro discrezione. I criteri dell’eventuale rinnovo non sono stati definiti. Ciò in conseguenza dei decreti attuativi del Jobs Act, a cui fa seguito la sentenza della Corte di cassazione che ha stabilito che ha stabilito che l'abolizione dell'articolo 18, si applica anche agli statali.

 Motivi che stono alla base del moltiplicarsi di iniziative di proteste dei docenti soprattutto on line, dove molti sono già gli hashtag, come #noalconcorso, per raccogliere e organizzare il dissenso.

Più che legittima e adeguata, stando così le cose, la domanda, forse riduttiva ma quanto mai calzante. Ma alla scuola pubblica serve veramente questo concorso?

 

 


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