Roma candidata alle Olimpiadi del 2024. Sarà vera gloria?

di Massimo Lorito 21/01/2016 POLITICA
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Per Roma è il momento giusto”. Questa la benedizione del premier Matteo Renzi giunto a Losanna alla sede del Cio per incontrare il presidente del comitato olimpico internazionale Thomas Bach a sostegno della candidatura di Roma ai Giochi del 2024. 

Renzi è stato accolto dal presidente Bach e dalla delegazione di Roma 2024, con il numero uno del Coni Giovanni Malagò, e il presidente del comitato promotore Luca di Montezemolo.

Il presidente del consiglio ha tenuto a sottolineare che è il momento giusto per la capitale di riguadagnare quel ruolo che le spetta a livello internazionale risollevandosi da anni difficili.

I sondaggi sembrano con lui in questa operazione, nelle settimane scorse il Coni aveva commissionato un questionario con un migliaio di interviste effettuate tra Roma e la provincia dall’istituto di ricerche di mercato Ipsos. Il risultato è stato un quasi plebiscito con il 77% degli intervistati che si è detto favorevole, una percentuale che scende a livello cittadino al 66%, ma comunque bel al di sopra della metà degli intervistati. Si vedrà se questo entusiasmo rimarrà intatto fino al 13 settembre quando a Lima Roma si giocherà la candidatura con Parigi, l’avversaria più accreditata e con Los Angeles e Budapest.

Ora, che Roma vivi e abbia vissuto anni difficili non v’è dubbio, che il governo abbia aiutato le amministrazioni locali a superare queste difficoltà, qui qualche dubbio c’è e si è visto con lo scontro Renzi-Marino, che con le Olimpiadi la nostra capitale risolva ogni questione che l’affligge, qui su questo punto molti sono i dubbi.

Cerchiamo di fare luce.

Innanzitutto esistono numerosi studi a livello internazionale che hanno sottolineato come le città che abbiamo ospitato negli ultimi vent’anni i giochi siano incappate quasi tutte, pur nella differenza e lontananza geografica, in una sorta di “maledizione del vincitore”. In breve grande sovrastima degli effettivi benefici e molti debiti e problemi irrisolti lasciati dopo lo spegnersi della fiaccola. Atene è il caso simbolo, ma anche Atlanta (1996), Sidney (2000) e Londra (2012), ne hanno in qualche modo subìto le conseguenze. Non si tratta di oscure maledizioni, ma di concreti risvolti negativi che le città ospitanti hanno dovuto affrontare negli anni successivi ai Giochi. Un paio di settimane fa i Radicali hanno, ad esempio, presentato un dossier, firmato dal segretario Riccardo Magi, in cui sono stati raccolti studi che dimostrano lo scostamento sistematico dei costi finali rispetto al budget iniziale. Il caso che ha fatto storia: Montreal 1976 ha moltiplicato le spese del 796% obbligando i contribuenti a pagare tasse speciali per 30 anni. E in una realtà come quella italiana e romana dove qualsiasi opera pubblica, vedi solo per fare un nome attuale, Metro C, fa crescere a in modo esponenziale i costi iniziali, e non solo per motivi tecnici oggettivi, ma spesso per tangenti e corruzione che ne derivano, è un aspetto e una variabile da tenere in gran conto. Lo disse chiaramente Monti, quando il suo governo pubblicamente sconfessò la candidatura voluta dall’allora sindaco Alemanno.

 Così è stato per Londra 2012 (18,2 miliardi di budget contro gli 11,8 di Mosca) e per Rio de Janeiro (9,53 miliardi contro i 4,18 di Madrid). Se il parametro è questo, è come se Roma avesse già vinto. Stando alle ultime previsioni metterebbe sul piatto 8-10 miliardi, più di Parigi (6), oltre il doppio di Los Angeles (4,1 miliardi) e più del triplo di Budapest.  

 La vera questione per Roma ospitante risulterebbe senza ombra di dubbio quella delle infrastrutture, non tanto quelle necessarie allo svolgimento delle competizioni, oltretutto alcune si gareggerebbero in altre sedi, vedi Cagliari, quanto i trasporti, i servizi, e questioni che andrebbero certamente a interessare la vita quotidiana di quasi 4 milioni di persone nell’area metropolitana.

Motivo che ha spinto i radicali a chiedere un referendum per far decidere ai cittadini se accettare o meno la sfida olimpica, opinione critica sui Giochi al momento condivisa anche da Stefano Fassina di Sinistra italiana e dalla Lega Nord che teme uno sconquasso per le casse statali.

Preoccupazioni condivise dal Movimento 5 Stelle che ha tenuto a precisare come l’intero iter, quello del comitato promotore e un eventuale designazione verrebbero gestite dalla vecchia politica, Pd e Centrodestra, responsabili secondo i 5 stelle dello scempio di Mafia Capitale.

Al di là delle valutazioni e delle accuse dei grillini nei confronti dei partiti, è indubbio che a leggere i nomi che si stanno occupando di sponsorizzare la candidatura, non sembra sia cambiato granché, ad esempio, da Italia 90, mondiali di calcio che oltre a non “far trionfare” gli azzurri, qualche strascico economico-finanziario non proprio positivo lo hanno lasciato.

Non sarebbe il caso di rinnovare la classe dirigente anche se occupata “solo” nella gestione di una candidatura alle Olimpiadi?

 


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