Le "buche" delle strade di Roma? Questioni di tangenti

di redazione Roma 17/12/2015 ROMA
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Ora, forse, le famose buche delle strade romane, avranno almeno un spiegazione “razionale”. Forse. In un’inchiesta a largo raggio per sospette mazzette e tangenti sono finiti in carcere infatti 7 funzionari pubblici, mentre 18 sono quelli indagati, dalla procura di Roma con l’accusa di aver, non gratuitamente, chiuso un occhio, anzi tutti e due, sui lavori di manutenzione effettuate negli ultimi anni sulle strade e su varie infrastrutture della capitale. Il Gip Massimo Di Lauro ha laconicamente ma spiegato certamente in modo esaustivo che “Gli imprenditori pagavano i funzionari per risparmiare sulle spese dell’appalto”.

I soldi delle mazzette erano il frutto di “creste” che gli indagati ottenevano risparmiando sullo spessore dell’asfalto, sulla fresatura (cioè quello che levi) e sulle bonifiche, vale a dire la parte inferiore del sottofondo. Un lavoro ad esempio che prevedeva per un buon risultato 20 centimetri di scavo si fermava a 10, quello che si risparmiava lo si girava in tangenti. Motivo per il quale cittadini e turisti di Roma spesso non si capacitavano del fatto che un rifacimento stradale appena eseguito dopo una pioggia più forte delle altre o senza neppure una causa naturale, mostrasse immediatamente gravi irregolarità. Insomma le buche ricomparivano.

I primi due arresti a ottobre Alessio Ferrari, braccio destro dell’imprenditore Luigi Martella, che hanno cominciato a collaborare e spiegare ai magistrati il meccanismo delle mazzette. In due anni 650 mila euro di tangenti in relazione a 33 appalti per un valore di 16 milioni di euro.

Così il 16 dicembre sono finiti a Regina Coeli Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis, del dipartimento “Simu”; Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo Fornaciari, impiegati rispettivamente presso i Municipi V, IX, X e XII di Roma e Franco Ridenti, tecnico della Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata. Nei confronti di altri tre indagati - Fabio Stefano Pellegrini del Simu, Luca Gaveglia del Municipio IV e Giampietro Cirilli, già funzionario del Municipio VIII, ora pensionato - il gip non ha accolto la richiesta di arresto. Indagati a piede libero anche altri 8 funzionari ed ex funzionari. 

Il magistrato inquirente ha spiegato che gli arresti sono motivati dal rischio di reiterazione del reato e ha poi dichiarato che l’inchiesta va avanti con sviluppi possibili in relazione ai lavori straordinari che si stanno effettuando per il Giubileo in corso.

La questione, inquietante, che sembra emergere, al di là dell’inchiesta in atto, è che a Roma qualsiasi lavoro pubblico funzioni grazie ad un tariffario per le mazzette, e per questo bisognerà appurare se al di sopra dello scambio illecito di denaro vi sia un accordo generale fra la classe politica, le amministrazioni che si sono succedute, anche le opposizioni, e gli imprenditori e le imprese. Non è affatto una questione secondaria in una città come Roma, poiché inficia alla radice il normale corso della vita civile e democratica di una fra le più importanti città europee.

 

 


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