Reporter Sans Frontieres "Libertà di informazione sempre più minacciata nel mondo"

di redazione 03/05/2023 CULTURA E SOCIETÀ
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La libertà dei media è in pessime condizioni in un numero record di Paesi. A dirlo è l'ultimo rapporto di Reporters senza frontiere (Rsf) che avverte: “La disinformazione, la propaganda e l'intelligenza artificiale rappresentano minacce crescenti per il giornalismo”.

Oggi ricorre il trentesimo anniversario della prima Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita per ricordare ai governi il loro dovere di sostenere la libertà di espressione. Tuttavia, secondo il rapporto di Rsf, l'ambiente per il giornalismo è considerato "cattivo" in sette Paesi su 10 e soddisfacente solo in tre su 10. L'indagine valuta lo stato dei media in 180 Paesi e territori, esaminando la capacità dei giornalisti di pubblicare notizie di interesse pubblico senza interferenze e senza minacce alla propria incolumità.

L'Italia, nonostante vecchie e nuove minacce, è riuscita a scalare la classifica nell'ultimo anno, attestandosi al 41esimo posto su 180, e guadagnando 17 posizioni rispetto al 2022. 

"I rapidi progressi tecnologici stanno consentendo ai governi e agli attori politici di distorcere la realtà. La differenza tra vero e falso, reale e artificiale, fatti e artifici si sta offuscando, mettendo a repentaglio il diritto all'informazione", afferma il rapporto di Rsf. "La capacità senza precedenti di manomettere i contenuti viene utilizzata per indebolire coloro che incarnano il giornalismo di qualità e indebolire il giornalismo stesso". 

L'aumento dell'aggressività da parte di governi autocratici - e di alcuni che sono considerati democratici - unita a "massicce campagne di disinformazione o propaganda" ha fatto peggiorare la situazione", afferma ancora il rapporto. "I leader autoritari diventano sempre più audaci nei loro tentativi di mettere a tacere la stampa", ha detto al Guardian il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire.

L'intelligenza artificiale -dice ancora la relazione di Rsf- sta "provocando ulteriore scompiglio nel mondo dei media", si aggiunge, con strumenti "che digeriscono i contenuti e li rigurgitano sotto forma di sintesi che violano i principi di rigore e affidabilità". "La comunità internazionale deve prendere coscienza della realtà e agire insieme, in modo deciso e rapido, per invertire questa tendenza pericolosa".

Allo stesso tempo, i governi stanno combattendo sempre più una guerra di propaganda. La Russia, che era già precipitata in classifica lo scorso anno dopo l'invasione dell'Ucraina, è scesa di altre nove posizioni, mentre i media statali ripetono servilmente la linea del Cremlino mentre i media dell'opposizione sono costretti all'esilio.

Il Medio Oriente è la regione più pericolosa del mondo per i giornalisti. Ma le Americhe non hanno più nessun paese colorato di verde, che significa "buono", sulla mappa della libertà di stampa. Gli Stati Uniti sono scesi di tre posizioni al 45esimo posto. La regione Asia-Pacifico è trascinata al ribasso da regimi ostili ai giornalisti, come il  Myanmar (173esimo) e l'Afghanistan (152esimo). I paesi nordici sono invece da tempo in testa alla classifica Rsf dei Paesi più virtuosi e la Norvegia è rimasta al primo posto nell'indice sulla libertà di stampa per il settimo anno consecutivo. Ma al secondo posto si è classificato un paese non nordico: l'Irlanda. I Paesi Bassi sono tornati tra i primi 10, salendo di 22 posizioni, dopo l'omicidio del 2021 del reporter di cronaca nera Peter R de Vries . Il Regno Unito si trova al 26esimo posto.

Tagikistan, India e Turchia, sono passati dalla "situazione problematica" alla categoria più bassa. L'India ha registrato un calo particolarmente netto, sprofondando di 11 posizioni, fino alla 161esima, dopo le acquisizioni dei media da parte di oligarchi vicini a Narendra Modi. In Turchia, l'amministrazione del presidente Recep Tayyip Erdoan ha intensificato la persecuzione dei giornalisti in vista delle elezioni del 14 maggio, ha affermato Rsf. La Turchia imprigiona più giornalisti di qualsiasi altra democrazia.

Alcuni dei maggiori cali dell'indice del 2023 si sono verificati in Africa. Fino a poco tempo fa modello regionale, il Senegal è sceso di 31 posizioni, principalmente a causa delle accuse penali mosse contro due giornalisti, Pape Alé Niang e Pape Ndiaye. La Tunisia ha perso 27 posizioni a causa del crescente autoritarismo del presidente Kais Saied.

In occasione della Giornata mondiale per la libertà di stampa, Amnesty International ha reso nota una nuova indagine sull'uso del software "Pegasus", prodotto dall'azienda israeliana NSO Group, ai danni dei giornalisti. "La nuova indagine - si legge nel comunicato dell'Organizzazione - che porta ad almeno 18 gli stati in cui "Pegasus" è stato usato per spiare i giornalisti, riguarda Nuria Piera, una giornalista investigativa della Repubblica Dominicana che da decenni segue casi di corruzione.

Dal 2020 al 2021il suo iPhone è stato infettato da 'Pegasus' tre volte. Nella stessa regione, il software aveva colpito ripetutamente giornalisti e difensori dei diritti umani anche in Messico ed El Salvador. Nel periodo in cui è stata spiata con 'Pegasus', Nuria Piera si stava occupando di un caso di corruzione riguardante alti funzionari del governo e familiari dell'ex presidente, su cui in seguito la magistratura avrebbe avviato indagini".

"Ti devi impegnare a fondo per non diventare nevrotica, perché c'è sempre il sospetto che qualcuno abbia informazioni su di te. È come camminare sulle sabbie mobili. Perdi il senso della tua libertà, senti di non poter più parlare liberamente. A volte non capisci se vogliono colpire direttamente te oppure i tuoi cari per farti smettere di lavorare e questo ti fa sentire ancora più responsabile", ha raccontato Nuria Piera ad Amnesty International.

Per Elina Castillo Jiménez, ricercatrice di Amnesty International sulla sorveglianza digitale, "in uno stato, come la Repubblica Dominicana, in cui i giornalisti e i difensori dei diritti umani denunciano da tempo di essere sottoposti a una pesante sorveglianza, la comparsa di 'Pegasus' getta ancora maggiore allarme. Chiediamo alle autorità dominicane di indagare immediatamente e garantire che non vi saranno ulteriori casi del genere". 



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