Immigrazione. Non solo razzismo e filo spinato. Siriano salvato da turista e islandesi pronti ad accogliere i profughi.

di 02/09/2015 NON SOLO OCCIDENTE
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In foto Sandra Tsiligeridu con Mohamed

L’estate 2015 la ricorderemo come l’estate dei morti annegati nel Mediterraneo. Centinaia di disperati in fuga dall’inferno della Siria, della Libia, del Corno d’Africa, il cui sogno di libertà e di una vita dignitosa è naufragato tra le acque dello stesso mare dove in milioni intanto trascorrevano le vacanze. La ricorderemo purtroppo anche per le troppe e inutili parole spese dai venditori di xenofobia, di razzismi vari, di paure, in cerca di fin troppo facili consensi in società come le nostre spaventate da una durissima crisi economica.
Eppure proprio lo scorcio finale di questa dura estate ci regala due storie semplici, immediate, esemplari che restituiscono un minimo di fiducia verso il futuro. Eccole
 Sandra Tsiligeridu è una donna greca, come tante, è in vacanza con amici in barca fra Kos e l’isola di Pserimos. Mentre si godono il mare blu della Grecia avvista un uomo a largo, in balia delle onde. Inizialmente pensa che sia un sub poi aguzzando lo sguardo si rende conto assieme ai suoi amici che è un uomo in difficoltà, intuiscono che non si tratta di un vacanziero. Allora si avvicina e dalle onde preleva Mohamed. Mohamed ha 28 anni ed è in acqua da tredici ore, c’è finito per recuperare un remo della carretta di fortuna con la quale assieme ad altri disperati, era salpato dalla Turchia. Mohamed si è salvato perché aveva il giubbotto di salvataggio che lo ha preservato per quelle lunghissime 13 ore. Quando Sandra e i suoi amici lo imbarcano, Mohamed è stremato, infreddolito, impaurito. Lo rifocillano con acqua, cibo e un vestito pulito. Dopo qualche ora sul profilo facebook di Sandra viene pubblicata una foto. La donna che abbraccia Mohamed. Un gesto semplice e di grande umanità, un monito per ricordare l’estremo valore e bisogno, oggi, di azioni come questa.
Sandra in un intervista a Mega Channel in seguito ha dichiarato “Mi ha stretto la mano dicendomi ‘grazie’. Un ‘grazie’ che non dimenticherò mai”.

La seconda storia

Nelle settimane scorse il governo islandese aveva segnalato che avrebbe potuto ospitare un numero non superiore a 50 rifugiati siriani, un numero esiguo motivato dalla separatezza geografica dell’isola e dalla specificità del proprio tessuto socio-ambientale. In barba alle indicazioni governative migliaia di islandesi hanno aderito ad una petizione on line sollecitando l'esecutivo e fare di più e mettendo a disposizione le proprie case. L'iniziativa, lanciata la professoressa Bryndis Bjorgvinsdottir,  ha riscosso un enorme successo con migliaia di commenti favorevoli all’accoglienza che lo stesso premier, Sigmund David Gunnlaugsson, ha ora convocato una speciale commissione interministeriale per “mappare le risorse locali e studiare un piano di ospitalità più ampio”.



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