Gli ulivi salentini e la Xylella

di M.L. 05/05/2015 ECONOMIA E WELFARE
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Si infittisce il mistero della Xylella e delle migliaia di alberi d’ulivo secolari che in Puglia, nel Salento leccese, sono stati infettati dal batterio patogeno Xylella Fastidiosa. Si tratta di microorganismi patogeni che causano malattie degenerative negli organismi, in questo caso gli ulivi, che li ospitano. Il mistero cresce di giorno in giorno perché per l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, non c’è dimostrazione scientifica che siano i funghi e non il batterio Xylella a seccare le piante. L’autorità raccomanda - chi!? - a condurre ulteriori ricerche per capire come risolvere la questione. Il parere era stato sollecitato dalla Commissione europea per rispondere alla Ong pugliese Peacelink, che aveva inviato a Bruxelles materiale scientifico e audiovisivo a sostegno dell’ipotesi secondo cui i principali agenti causali della malattia degli ulivi potrebbero essere alcune specie di funghi tracheomicotici e non il batterio Xylella fastidiosa.

Era l’ottobre del 2013 quando, secondo la citata Agenzia, il batterio Xylella venne individuato per la prima volta in Puglia, primo caso nel territorio dell’Unione. La relazione dell’ente europeo dice inoltre che le piante di ulivo del Salento sono attaccate anche da altri agenti parassitari, che insieme alla Xylella provocano danni al legno della pianta e ne occludono i vasi linfatici, ma la Xylella risulta il più pericoloso perché in grado di diffondersi molto più velocemente rispetto agli altri batteri.

I Numeri.

Secondo i dati diffusi dagli organi di Bruxelles, dati non confermati né dalla Regione Puglia, né dal Cnr, dei circa 11 milioni di piante della provincia di Lecce, almeno il 10% sarebbe stato infettato dal batterio. Sono 50 milioni gli ulivi sul territorio della regione.

Se il batterio o i batteri attaccano le piante ne provocano in un tempo relativamente breve il disseccamento. Oltre agli ulivi i batteri patogeni riconducibili alla Xylella possono attaccare la vite, l’oleandro e alcune specie di agrumi. Il batterio si diffonde quando vengono trasportate piante infette o, più velocemente, tramite gli insetti che si nutrono della loro linfa. Per la Xylella non esiste cura: una volta che una pianta viene infettata non può essere recuperata. Non tutti gli ulivi che ospitano il parassita però presentano i sintomi di disseccamento, motivo per cui non basta sradicare o bruciare solo questi per arrestare la diffusione dal batterio.

Le contromisure

Intanto i paesi europei produttori come Spagna, Francia, Portogallo, diretti concorrenti delle olive e dell’olio pugliese e italiano, premono affinché l’Unione rafforzi le misure preventive in modo da non far diffondere il batterio alla culture italiane e continentali. Al momento vi è un piano approvato che ha stabilito la creazione di una linea di confine con una zona cuscinetto, a ridosso della quale si deve provvedere allo sradicamento, per evitare che l’epidemia si propaghi fuori dalla Puglia. Ma secondo più opinioni e voci l’eradicamento non sarebbe la soluzione, voce confermata da Donato Boscia, del Cnr di Bari, che ha anche precisato che la decisione del Ministro francese di bloccare l’importazione di piante provenienti dalla Puglia è eccessiva, in quanto si sono inserite nel blocco anche piante che non possono ospitare il batterio. Lo stesso Boscia ha inoltre dichiarato che le piante potrebbero infettarsi e seccarsi per la concomitanza di più batteri, anche se come ha tenuto a sottolineare Peacelink, ad oggi non si è in grado di dire con assoluta certezza che sia stato dimostrato che l’agente primario è la Xylella e non i funghi, “ma solo che a tutt’oggi le evidenze scientifiche non sono sufficienti a stabilire con certezza il ruolo relativo svolto da queste due con-cause (a cui va aggiunta anche la falena Zeuzera Pyrina) del disseccamento degli ulivi”. Dal comunicato dell’Efsa si ribadisce anche che una specifica strategia di controllo della Xylella spetta alle Autorità europee e nazionali, raccomandando di condurre ricerche “basate sulla biologia degli agenti infestanti”, attraverso l’attuazione di esperimenti ripetuti e ben progettati”, che possano fornire indicazioni su come gestire in modo sostenibile un problema complesso come la sindrome del disseccamento rapido”.

In pratica la preoccupazione della ong, così come della gran parte dei soggetti interessati, coltivatori, Cnr, ambientalisti, è quella di non lasciar passare il messaggio che il problema si risolve solo con ordinanze indiscriminate di eradicamento delle piante. E in effetti contro l’abbattimento delle piante si sta schierando un largo fronte che va dalla popolazione locale a larghe sezioni del mondo scientifico.

Le cause e le conseguenze

Negli ultimi giorni si sono rincorse alcune voci circa le “strane origini” dell’infezione. Si è addirittura citata la guerra industriale condotta da alcune multinazionali del settore alimentare, come la Monsanto che si occupa tra l’altro di biotecnologie agrarie e ogm, tesi complottiste che tutto sommato al momento sembrano piuttosto inverosimili, anche perché, non è un particolare di poco conto, da noi l’ogm è vietato; dunque a che pro eliminare le piante con batteri se poi non sarebbe possibile diffondere “ulivi ogm”. Di certo l’origine rimane misteriosa e considerando che in Europa il nostro paese è il secondo maggiore produttore di olio d’oliva, dopo la Spagna, il primo per l'extravergine, si capisce quali interessi siano in gioco. I prezzi sono alla produzione sono già saliti. Sempre voci ufficiose hanno puntato il dito contro i laboratori dell'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari del Ciheam, basandosi sul fatto che l’arrivo del batterio in Puglia sarebbe coinciso con un convegno tenuto dall'Istituto nel settembre 2010. L’Istituto ha replicato con una nota ufficiale nella quale si legge che “l’Istituto non ha niente da nascondere e da tempo ha già fornito alla Procura di Lecce tutte le informazioni utili alle indagini sulla malattia degli olivi nella zona. Il Nipaf (Nuclei investigativi polizia ambientale e forestale), all'uopo delegato alle indagini dalla Procura della Repubblica di Lecce, ha già ottenuto dal Ciheam di Bari tutta la documentazione richiesta dalla magistratura inquirente in relazione al convegno scientifico ospitato dall'Istituto nel 2010 per la ricerca su una tipologia comunque diversa di Xylella”. Nel convegno si studiò il batterio in relazione ad un ceppo che attaccava i vitigni; in ogni caso a difesa dell’Istituto è sceso in campo anche il Commissario governativo per l’emergenza, Giuseppe Silletti, il quale ha voluto che proprio all'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari del Ciheam fosse formato il personale del Corpo Forestale e della Polizia Provinciale di Lecce destinato a seguire sul campo tutte le operazioni di salvaguardia del patrimonio olivicolo pugliese.

Prima di invocare possibili scenari da guerra e spionaggio alimentare e industriale, sarebbe il caso che una commissione scientifica cominci a valutare in che modo i coltivatori abbaino curato, ossia fatto la manutenzione delle piante e dei terreni in questi ultimi anni, vedi prodotti utilizzati, tecniche e quant’altro, questo per sgombrare il campo da sospetti che l’origine possa rinvenirsi in errori nati in loco e non da “origini aliene”. Secondo. Non ci vorrà molto che, legittimamente, dai coltivatori vengano richieste d’aiuto e sussidi al governo e all’Europa. Come purtroppo già accaduto, vedi le quote latte, in questi casi ci sono aziende che muoiono e aziende che riescono a speculare su problemi come questi. E’ il caso che si faccia molta attenzione quando sarà il momento.

Le decisioni della UE.

Bruxelles ha approvato la scorsa settimana un piano che è un compromesso. Nessuna eradicazione di massa, ma tagli “mirati”. Si dovrà provvedere a eradicare le piante infette e quelle ad esse vicine nel raggio di 100 metri, quindi scongiurato un abbattimento generalizzato, ma sicuramente un provvedimento non da poco. Inoltre il Comitato fitosanitario dell’Unione ha deciso che occorre creare una zona cuscinetto, in una fascia di territorio fra le province di Brindisi e Taranto che impedisca il diffondersi del batterio verso nord. Nel provvedimento adottato con il solo voto contrario dell'Italia, Bruxelles impone agli Stati membri di notificare immediatamente la presenza di nuovi focolai e di attuare subito dopo le misure di rimozione delle piante “ospiti” nel raggio di 100 metri da quelle infestate. Naturalmente si tratta di un provvedimento non positivo per gli imprenditori e per la Regione Puglia che ritiene eccessivo l’eradicamento delle piante prossime fino a 100 metri rispetto a quelle infestate dal batterio della xylella, ma allo stesso tempo ritiene che il rischio di “desertificazione” delle campagne pugliesi sia stato evitato, avendo deciso l’Unione non un provvedimento di taglio indiscriminato. Il presidente Vendola ha però detto che “Un elemento della direttiva però che ci colpisce negativamente - - è quello relativo al divieto di commercializzazione della vite. Al momento non c'è una ragione scientifica poiché non è dimostrato che questo ceppo di Xylella colpisca la vite”. Fatto sta che gli agricoltori pugliesi saranno costretti da un lato a eradicare le piante malate, dall’altro a razionalizzare l’uso e il ricorso ai fitofarmaci.

I prossimi mesi saranno decisivi per il futuro degli splendidi ulivi del Salento.



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