Assistenti sessuali per disabili. Una nuova professione per ribadire il diritto all'amore

di Euroroma 13/02/2015 CULTURA E SOCIETÀ
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La Toscana dopo essere stata capofila tra le Regioni per la coltivazione di cannabis a scopo terapeutico, si prepara ad essere la prima regione italiana che promuoverà l’assistenza sessuale ai disabili. Per iniziativa di alcuni consiglieri regionali infatti la Giunta si impegnerà a promuovere l’iniziativa che è già realtà in molti paesi europei. Tra i promotori il consigliere Pd Enzo Brogi, che si è fatto carico dei bisogni di numerose persone disabili che a causa del loro problema e di una società non ancora pronta a questioni di diritti che coinvolgano la sfera più intima, non possono accedere come chiunque altro al soddisfacimento di legittimi e naturali desideri di affettività e sessualità. Occorre innanzitutto sgombrare il campo da pregiudizi che non hanno la benché minima rilevanza scientifica. come tutti, anche chi è costretto all’immobilità o a una deficienza cognitiva ha bisogno di carezze e intimità. Un problema diffuso, su cui cala il silenzio, lasciando il disabile prigioniero della gabbia del proprio corpo.

 L’idea è quella di istituire una specie di figura professionale, un assistente sessuale: “Penso più a un’accarezzatrice, o ad un accarezzatore, anziché ad un assistente sessuale tout-court – ha spiegato Brogi . Penso a qualcuno che sia in grado di assicurare non solo sesso, ma che abbia soprattutto una funzione psicologica e umana, che sappia costruire un rapporto con il paziente e con le famiglie di disabili fisici e psichici, entrambi con esigenze anche sessuali talvolta diverse”. Una figura ovviamente professionalmente preparata e che acceda ad elenchi pubblici di assistenti a livello regionale. “Il percorso sarà lungo, ma è quello giusto e va nella direzione di sollevare questa nuova professione dal rango della prostituzione”, ha specificato Brogi.

Il documento della Regione Toscana segue il disegno di legge presentato al Senato nell’aprile scorso dal parlamentare del Pd Sergio Lo Giudice. A caldeggiare una normativa in materia è il comitato Lovegiver.

Decisiva sarà l’individuazione del percorso formativo che i futuri professionisti del settore dovranno affrontare. Non c’è dubbio che si tratta di una professionalità delicata che richiede preparazione ed empatia. In tutta Italia sono già una cinquantina le persone pronte a intraprendere il cammino, uomini e donne, etero e omosessuali, fra i 35 e i 50 anni. Alcuni sono educatori, altri operatori socio sanitari, altri ancora assistenti sociali, con l’obiettivo di rendersi utili e di aiutare il disabile a essere più sicuro, consapevole del proprio corpo e dei propri limiti. Si spera che entro qualche settimana possano partire i primi corsi con lezioni teoriche tenute da sessuologi, psicologi, medici, ed esercizi pratici. Al termine, i partecipanti otterranno un attestato e potranno iscriversi in appositi elenchi regionali.



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