Arrivano gli aumenti dell'equo compenso per i prodotti tecnologici

di Euroroma 08/07/2014 ECONOMIA E WELFARE
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Sta per diventare legge l’aumento sui prezzi dei prodotti tecnologici che hanno un hard disk, o in generale una memoria. Il provvedimento voluto dal Ministero dei beni culturali dovrebbe avere come intenzione quello di difendere il diritto d’autore. Infatti il surplus denominato equo compenso dovrebbe andare ai detentori di diritto d’autore. Le cifre non sono ancor ufficiali ma si parla mediamente di 5,2 euro in più per uno smartphone, 4 euro per un televisore di ultima generazione, 89 euro per una chiavetta usb e fino a 32 euro per un pc o notebook e per un hard disk cosiddetto esterno.

Smartphone e tablet sono tra i dispositivi più colpiti. Adesso l'equo compenso è di 3, 4, 4,90 e 5,20 euro rispettivamente per dispositivi con capienza fino a 8 GB, maggiore di 8 e fino a 16 GB, maggiore di 16 e fino a 32, oltre 32 GB. In precedenza si pagava solo 90 centesimi di equo compenso su smartphone e niente sui tablet.

La ratio della legge, a detta dei promotori, è quella di destinare una parte dei guadagni delle case produttrici agli autori le cui opere che attraverso la rete e i prodotti di immagazzinamento virtuale di memoria, spesso non arriva niente di quanto spetterebbe loro.

Quello dei diritti d’autore è certamente un tema scottante venuto alla ribalta negli ultimi anni, ma in molti giudicano negativamente un provvedimento di questo tipo. Le associazioni sono già sul piede di guerra, non è escluso infatti che ricorreranno al Tar a ragione del fatto che non vi è nessuna garanzia che i produttori non scaricheranno sui consumatori il costo di questo che oltretutto appare essere un vero e proprio balzello sui consumi, in un momento nel quale questi sono già così depressi.

Si contesta inoltre il principio che vuole la tassa necessaria nella previsione che chiunque ha a disposizione una memoria in essa vi conserverà necessariamente opere coperte dal diritto d’autore. In effetti si tratta di una sorta di tassa in previsione.

Sempre secondo i critici del provvedimento il problema oggi non si porrebbe in quanto è notevolmente scemato il mercato delle copie private o pirata vendute in strada in quanto basta accedere a qualsiasi sito di condivisione legale on line per ascoltare o vedere in streaming musica e film.

In fin dei conti dunque non sembra certamente questo il modo migliore, più giusto e funzionale per risolvere una questione che oltretutto investe la rete nella sua globalità e il diritto internazionale oltre che quello nazionale. Ecco perché consumatori, produttori, distributori e la stessa Siae da tempo sul piede di guerra per il rispetto dei diritti, aspettano dai tecnici del ministero e dagli addetti ai lavori altre strategie in grado di correggere realmente la questione.

 




 



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