Usa. Biden si presenta. 1900 miliardi per combattere la pandemia

di redazione 15/01/2021 ESTERI
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Joe Biden presenta un piano da 1.900 miliardi di dollari per combattere la pandemia di Covid-19 e i suoi effetti sull'economia Usa. "Dobbiamo agire e agire subito, non possiamo aspettare", dice il presidente eletto.

"In gioco - aggiunge - c'è la salute del nostro Paese". Il piano è la prima iniziativa legislativa di Biden e sarà il suo primo test al Senato, dove la tempistica dell'esame del provvedimento è incerta. Il dibattito potrebbe infatti avvenire in contemporanea con quello sull'impeachment di Donald Trump, di fatto rallentandone l'approvazione. Ma Biden non vuole sentire parlare di ritardi: invita all'unità che necessaria "per far quello che serve al paese". Esortando a un'azione rapida, il presidente eletto boccia il piano vaccini della Casa Bianca definendolo un "fallimento". Sui vaccini - spiega - bisogna accelerare perché più velocemente si procede "prima ci lasciamo alle spalle la pandemia". Da qui la promessa di 100 milioni di dosi di vaccini nei suoi primi 100 giorni di presidenza. Dei 1.900 miliardi circa 160 saranno destinati proprio alle vaccinazioni e ai test, 1.000 andranno invece agli americani e 440 alle imprese. Aiuti in arrivo anche per gli stati e i governi locali, ai quali Biden si impegna a concedere 350 miliardi.

L'iniziativa del presidente eletto include anche una misura cara alla sinistra del partito democratico, ovvero l'aumento del salario minimo a 15 dollari l'ora. Il provvedimento presentato, destinato al 'salvataggio' dell'economia americana, è solo il primo pilastro su una strategia a due gambe. Dopo il salvataggio ci sarà infatti un piano per la ripresa, che guarda più a lungo termine e include investimenti nelle infrastrutture e nella lotta al cambiamento climatico. Ammettendo che si tratta di misure costose, Biden dice: i "benefici superano i costi. Useremo i fondi dei contribuenti per ricostruire l'America" e ridurre le disuguaglianze che la pandemia ha accentuato. L'annuncio di Biden e il suo invito all'unità arrivano mentre l'Fbi lancia l'allarme in vista della cerimonia di insediamento di Biden. Gli agenti federali hanno infatti rinvenuto in rete un'agitazione intorno all'evento che li ha spinti ad alzare la guardia. Alla Casa Bianca intanto Trump scarica la sua rabbia sui consiglieri, ai quali vieta ogni paragone con Richard Nixon, l'ex presidente dimessosi in seguito allo scandalo del Watergate. Trump, mette in evidenza Cnn, non ha intenzione di dimettersi perché convinto che il vicepresidente Mike Pence non gli concederebbe la grazia. Alla furia di Trump si contrappone un Biden calmo ma risoluto che non accenna nè a Trump nè all'impeachment, ma rimanda tutti a mercoledì prossimo quando "inizieremo un nuovo capitolo. Io e Kamala Harris faremo il nostro meglio".

Sempre più isolato, rabbuiato e infuriato con tutti in una Casa Bianca semideserta, dove ha bloccato anche l'onorario stellare da 25 mila dollari al giorno del suo (fallimentare) avvocato personale Rudy Giuliani, Donald Trump si prepara ad un secondo processo d'impeachment al Senato dopo che la Camera lo ha messo in stato d'accusa per incitamento all'insurrezione. Bandito permanentemente anche da Snapchat, il presidente ha diffuso dopo la votazione un video di cinque minuti in cui, glissando sull'impeachment, ha condannato "inequivocabilmente" la violenza dell'assalto al Congresso, scaricato i rivoltosi e lanciato un appello agli americani a "superare gli impeti del momento". Questa volta però rischia lo scacco matto. Se nel primo impeachment per l'Ucrainagate il partito da lui controllato aveva fatto muro in modo compatto, ora mostra le prime pericolose crepe, con dieci repubblicani che hanno votato a favore. Ora al Senato bastano 17 dei 50 senatori del Grand Old Party per raggiungere i due terzi richiesti per la condanna. E in tal caso poi sarebbe sufficiente la maggioranza semplice per interdirlo dai pubblici uffici, impedendogli di ricandidarsi nel 2024, come intendono fare i dem: uno scenario che nel Grand Old Party alletta i già numerosi pretendenti alla Casa Bianca. La chiave di volta è il leader dei senatori repubblicani Mitch McConnell, che si è rifiutato di convocare la Camera alta prima del 19 gennaio ma non ha escluso di votare contro Trump: il suo sì sarebbe una svolta decisiva. In privato si è già rallegrato dell'impeachment ritenendolo fondato e utile per sbarazzarsi di Trump. Resta l'incognita sull'inizio e la durata del processo. Dal 20 gennaio il Senato passa sotto il controllo dei dem e virtualmente potrebbe cominciare le procedure un'ora dopo il giuramento di Joe Biden, secondo l'Ap. In ogni caso il presidente eletto ha già lanciato un appello al Senato perché "trovi un modo per gestire le sue responsabilità costituzionali sull'impeachment lavorando contemporaneamente anche su altre priorità di questa nazione". Priorità ribadite in una conferenza stampa per presentare "progetti di legge per finanziare i vaccini e portare un aiuto immediato e diretto alle famiglie" nella pandemia e nella crisi economica, che ha registrato un aumento imprevisto delle richieste dei sussidi di disoccupazione (quasi un milione). L'obiettivo è un nuovo pacchetto di stimoli di oltre 1.000 miliardi di dollari. Biden è però preoccupato che il clima di scontro per il processo minacci la riconciliazione del Paese e la collaborazione bipartisan cui aspira.


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