Aumento casi Covid. Governo "Lavoriamo per misure ponderate ma più restrittive". Stretta sugli eventi e su alcune attività sportive. Forse aumenterà la didattica a distanza

Un vertice per nuove restrizioni. Il governo, tre giorni dopo aver approvato il nuovo Dpcm, già valuta un ulteriore provvedimento di fronte all’accelerazione dei contagi da coronavirus registrata negli ultimi giorni-
L’annuncio che una nuova stretta potrebbe essere alle porte arriva dal capo delegazione Pd al governo Dario Franceschini: “Ho chiesto ieri al presidente Conte una riunione appena sarà rientrato da Bruxelles per decidere senza indugio nuove misure nazionali per contenere il contagio, ovviamente d’intesa con le Regioni“. A preoccupare è soprattutto la situazione negli ospedali: mentre lo Spallanzani di Roma annuncia di poter accettare solo pazienti Covid a partire da oggi (seguendo quanto fatto dal Sacco di Milano solo 24 ore fa), l’Associazione nazionale degli anestesisti lancia l’allarme sui posti in rianimazione. “In dieci Regioni la tenuta delle terapie intensive è particolarmente a rischio”, dice il presidente Alessandro Vergallo. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza conferma che “c’è una situazione seria“, ma chiarisce che “nessuna decisione è stata assunta in questo momento. Leggo un’abbondanza di indiscrezioni, ma noi siamo qui e analizziamo tutti i dati, ci confrontiamo con le Regioni. Lavoriamo per costruire risposte adeguate e misure ponderate. Il lavoro va fatto con serietà, con rigore, come abbiamo dimostrato di saper fare in questi mesi”.
tra i provvedimenti allo studio lo stop agli eventi e una nuova stretta allo sport, compresa la chiusura delle palestre. Si pensa a orari più scaglionati a scuola e didattica a distanza soprattutto alle superiori.
Intervistato a margine di un evento a Fiorenzuola d’Arda, nel piacentino, il ministro ha tentato poi di spegnere le polemiche tra governo e Regioni esplose in queste ore.
“La chiave per vincere e piegare il virus è la collaborazione istituzionale. Dobbiamo lavorare insieme ora dopo ora”, ha aggiunto, riferendosi ai governatori e agli esperti del Cts. Poi ha rassicurato sul dialogo costante tra il suo ministero e i capi delegazione del governo e ha ribadito che in questa fase spetta agli enti locali varare norme ancora più stringenti rispetto a quelle nazionali. “Ora tanti territori in queste ore hanno fatto delle scelte”, ha detto Speranza, che cita la città di Genova dove il presidente Toti “ha fatto un intervento puntuale su un’area”, ma anche “Zingaretti nella provincia di Latina”, così come “ieri ha fatto disposizioni il presidente De Luca. Dobbiamo lavorare il più possibile insieme“. Specie di fronte al fatto che “nessun territorio deve sentirsi fuori pericolo“, conclude il ministro. “È chiaro che ci sono territori che hanno numeri più alti, ma la soglia di attenzione deve essere alta dappertutto”. Come in Lombardia, dove il governatore Attilio Fontana si dice pronto a varare nuove regole su scuola e trasporti, mentre Stefano Bonaccini in Emilia sostiene di non avere “altre misure in mente” (almeno per ora).
Governo verso la stretta. “Ipotesi coprifuoco” – Secondo quanto trapelato finora, a Roma si sta comunque valutando l’ipotesi di imporre un coprifuoco alle dieci analogo a quello varato dal presidente francese Macron a Parigi e nelle città più colpite dalla pandemia, oltre alla didattica a distanza alle superiori e a nuove chiusure dove l’indice Rt è superiore a 1. L’urgenza è testimoniata dal fatto che il vertice di governo previsto in serata sulla manovra economica è stato rinviato a domani, probabilmente per permettere ai ministri di concentrarsi sull’emergenza sanitaria. D’altronde, come ha dichiarato il consigliere del ministro Walter Ricciardi ora servono “decisioni importanti e urgenti. Occorre potenziare lo smartworking e tenere aperte le scuole, chiudendo le attività non essenziali come palestre e circoli. Data la situazione molto grave di circolazione del virus, abbiamo indicato chiusure mirate nelle regioni con altissima circolazione del virus”. Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Agostino Miozzo, però, smentisce un pressing degli esperti per superare le regole dell’attuale Dpcm in tempi rapidi. Ambienti vicini al Cts avevano riferito alle agenzie la richiesta di introdurre la nuova stretta già in vista del weekend. Miozzo e il segretario Fabio Ciciliano precisano: “L’attenzione comunque resta alta e il comitato tecnico scientifico è pronto e disponibile a discutere uno o più problemi qualora il governo richiedesse una convocazione urgente“.
L’allarme degli anestesisti – La necessità di introdurre nuove restrizioni viene condivisa da chi ha il polso della situazione degli ospedali. Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione degli anestesisti e rianimatori (Aaroi-Emac), sottolinea che nelle terapie intensive di 10 Regioni “ci si sta avvicinando alla soglia massima fissata dal ministero della Salute del 30% di posti dedicati a malati Covid occupati. Tuttavia, ci troviamo in una situazione di allerta in tutte le Regioni perché si rischia, nel breve termine, una saturazione dei posti Covid se il trend dei contagi non si modificherà”. Nelle terapie intensive, avverte Vergallo, “la pressione sta crescendo e iniziamo a vivere la paura che si possa tornare alla situazione drammatica della prima fase epidemica”. “Mi pare una tragico déjà vu“, ha detto oggi il primario infettivologo Massimo Galli. Nel suo ospedale, il Sacco di Milano, si è deciso da ieri di accettare solo malati con Covid-19 e di dirottare su altre strutture milanesi i pazienti con altre patologie. Lo stesso succederà a partire da oggi anche allo Spallazani. “Questa disposizione, concordata con la direzione sanitaria e con tutta la rete ospedaliera del Servizio sanitario regionale”, si legge nella nota comunicata dall’Unità di crisi della regione Lazio, “è necessaria per garantire la disponibilità dei posti letto per l’emergenza Sars-Cov2“.
Il report della Cattolica sulle rianimazioni – Dati alla mano, in Regioni come l’Abruzzo la situazione sembra in peggioramento: negli ospedali del territorio è stato saturato il 150% dei posti letto aggiuntivi implementati negli scorsi mesi per far fronte a un’eventuale seconda ondata del Covid. A rivelarlo è il report settimanale dell’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università Cattolica che ha analizzato il numero di posti letto in terapia intensiva creati grazie al decreto 34/2020 del governo. Sono vicini alla capacità massima aggiuntiva anche Piemonte (83%), Marche (67%), Campania (66%), Toscana (65%) e Sardegna (63%). Le altre Regioni non presentano ad oggi particolari criticità, con tassi di saturazione lontani dal valore massimo. Sullo sfondo resta però in tutta Italia il problema della carenza di anestesisti, che finora non sono aumentati di pari passo con il rafforzamento delle rianimazioni. Prima dell’emergenza, evidenzia il coordinatore del dossier Americo Ciocchetti, il rapporto in Italia tra anestesisti-rianimatori e posti letto di Ti era di 2,5. Per ogni posto letto c’erano cioè 2,5 unità di personale. Dopo il rafforzamento delle terapie intensive, il rapporto è sceso a 1.6 (-0.9). Il valore più basso è in Calabria e Marche: 1,4 anestesisti per posto letto di Ti. Al contrario la regione che mantiene il rapporto più alto è il Friuli Venezia Giulia con 2 unità per posto letto.
