Zaki. Prolungata di 45 giorni la custodia cautelare. Lo studente bolognese da oltre cinque mesi in carcere accusato di propaganda sovversiva

di redazione 27/07/2020 ESTERI
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 Patrick Zaky resta in carcere.

La custodia cautelare dello studente egiziano dell'Università di Bologna è stata rinnovata di altri 45 giorni. Lo ha riferito una sua legale, Hoda Nasrallahda. Zaky è da oltre cinque mesi in carcere in Egitto, accusato di propaganda sovversiva.

La decisione è stata presa da una "corte d'Assise", si è limitata ad aggiungere la legale in un messaggio. Un altro degli avvocati dello studente, Walid Hassan, nonostante le aspettative circa una sua liberazione ha detto che il prolungamento era prevedibile visto che l'udienza di ieri era stata "eccezionale" ed era avvenuta senza il coinvolgimento dell'intero collegio di difesa.

Il prolungamento è di 45 giorni, come noto, dato che sono passati i cinque mesi durante i quali i dieci possibili rinnovi della custodia cautelare in Egitto sono di 15 giorni e vengono ordinati dalla sola Procura. Per questi prolungamenti di un mese e mezzo serve invece l'autorizzazione di un giudice. Fra le accuse a carico di Zaky, basate peraltro solo su un controverso account Facebook, vi sono "diffusione di notizie false", "incitamento alla protesta" e "istigazione alla violenza e ai crimini terroristici".

Il ricercatore 28enne è detenuto nel carcere di Tora, ieri è comparso davanti al Tribunale penale che oggi ha deciso sulla sua detenzione. In carcere dal 7 febbraio, preso in consegna all'aeroporto, la detenzione preventiva già stata prorogata già una prima volta in attesa di ulteriori indagini.

Ieri era stata una sorpresa e oggi una pessima sorpresa. Nessuno aveva particolare ottimismo, però il fatto che fosse accaduta una cosa imprevista faceva sperare in un esito diverso", ha detto all'Ansa Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Adesso, prosegue Noury, "disincrociamo le dita, tiriamoci su le maniche e torniamo a fare quello che abbiamo fatto negli ultimi cinque mesi e mezzo", ovvero premere "sulle autorità egiziane e naturalmente su quelle italiane perché Patrick sia rilasciato", continuare "a mobilitare la rete dedicando a Patrick iniziative reali e virtuali".



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