Caserma Levante. Il Gip respinge la richiesta di scarcerazione. I nomi dei boss della droga su cui indaga la Dda

Ruota tutto attorno ai calabresi dei comuni dell’area sud di Milano lo stralcio dell’inchiesta sui carabinieri della Levante che la procura di Piacenza ha inviato alla Dda lombarda. E in particolare sui nomi già affiorati nell’indagine “Quadrato 2”, ossia i Barbaro, i Papalia, i Romeo e le “famiglie” satellite che assieme a loro gestiscono il traffico di droga nell’interland di Milano. I pm Matteo Centini e Antonio Colonna hanno scoperto che Giuseppe Montella, l’appuntato ritenuto a capo dei militari infedeli piacentini, si riforniva di stupefacente in Lombardia.
Intanto il Gip di Piacenza, Luca Milani, ha respinto le richieste di scarcerazione dei carabinieri arrestati il 22 luglio, con misure di custodia cautelare, quando è stata anche sequestrata la caserma della stazione Levante. La decisione è arrivata all'esito degli interrogatori di garanzia, conclusi nei giorni scorsi. Il giudice, pur ritenendo attenuato il rischio di reiterazione del reato, dal momento che i carabinieri sono sospesi, ha ravvisato per gli indagati il rischio di inquinamento probatorio, dal momento che l'inchiesta è ancora in corso.
Un capannone nel quale ha sede la Fr Idroelettrica, intestata a Francesco Romeo, un incensurato originario di Plati, comune nell’entroterra della Locride, lo stesso borgo da cui arrivano, appunto i Barbaro e i Papalia. Non è un caso che lo stralcio dell’indagine piacentina sia finita nelle mani del pm Stefano Ammendola, titolare della “Quadrato 2” che ai primi di luglio ha portato all’arresto di una ventina di personaggi, alcuni dei quali di un certo spessore criminale, accusati appunto di reati di droga. Ora che tra il Romeo della Fr Idroelettrica vi sia un collegamento con la ‘ndrangheta è tutto da dimostrare, ma che in quel capannone ci sia stata la cessione di droga a Montella e Giardino, gli investigatori di Piacenza ne sono certi.
L’inchiesta milanese è ancora tutta da definire anche se la strada per fare chiarezza su chi sono “i calabresi pericolosi” e “i pezzi grossi” di cui si parla nelle intercettazioni piacentine, sembra già segnata. All’arco degli investigatori meneghini ci sono già un paio di frecce. La prima è nelle stesse carte di “Quadraro 2” dove Romeo viene definito “soggetto di assoluto rilievo investigativo per via dei legami familiari con importanti consorterie di stampo ‘ndranghetista”.
La seconda sta nelle dichiarazioni del pentito Domenico Agresta, che riconosce Romeno in una foto segnaletica: «É il fratello di Pasquale “u pettinaro” (il pettinaio, in dialetto calabrese, ndr), detto Ciccio “u pettinaro”. Ha consegnato cocaina a mio cognato per conto di Domenico Papalia, figlio di Antonio». Il Papalia citato da Agresta nel milanese non ha bisogno di presentazioni, essendo considerato una “prima luce”, ossia uno dei più importante boss della ‘ndrangheta nel nord Italia.
