Biografilm Festival 2020. Due sguardi sulla Cina.

Noodle kid di Huo Ning (In concorso). Merry Christmas, Yiwu di Mladen Kovačević (Contemporary Lives).

di EMILIANO BAGLIO 15/06/2020 ARTE E SPETTACOLO
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Dal Biografilm Festival 2020 provengono due diversi sguardi sulla Cina contemporanea, uno interno (regista cinese), uno esterno (regista europeo).

Nel primo il protagonista è Ma Xiang un ragazzo di 14 anni, appartiene all’etnia Hui, un popolo musulmano che, prevalentemente, abita nella provincia occidentale del Qinghai.

Una zona poverissima, rocciosa e desertica, battuta da un vento polveroso e dominata da meravigliose montagne.

La madre è fuggita da un marito violento anni prima. Il padre poco dopo è finito in galera.

Ora Ma Xiang vive con la zia ed i nonni, tutti oberati dei debiti.

Come tanti altri ragazzini della sua zona sarà costretto ad emigrare, a 1500 kilometri di distanza, per andare a lavorare nel ristorante dello zio.
Forse se imparerà a fare bene i noodles la sua vita potrà cambiare.

Huo Ning ha seguito Ma Xiang per un lungo periodo (almeno tre anni a giudicare dal film) e con la sua opera ci offre un ritratto della Cina lontano dall’immagine veicolata all’estero di nazione moderna, prospera, sostanzialmente inserita nel capitalismo occidentale.

Da una parte, infatti, c’è la campagna; la grande assente di questa narrazione ufficiale.

Un luogo brullo eppure dai paesaggi meravigliosi dove, sostanzialmente, vige un regime di auto sussistenza.

Dall’altra parte la città, il ristorante dello zio ed un lavoro massacrante che lo terrà occupato dalle 11 di mattina alle 3 di notte.

Non molto diversa è la realtà di Yiwu, il più grande mercato all’ingrosso di beni di consumo, la città, solo per dirne una, dalla quale proviene l’80% delle chiusure lampo di tutto il mondo.

Qui hanno anche sede ben 600 fabbriche di articoli natalizi, da un paese in cui il Natale manco si festeggia.

Siamo dunque al centro del miracolo industriale cinese.

Tuttavia, pur seguendo percorsi diversi, le due pellicole permettono allo spettatore occidentale che, in realtà, poco o nulla sa veramente della Cina di oggi, di avere un quadro, seppur parziale.

La prima cosa che balza agli occhi è l’etica del lavoro cinese.

In entrambi i documentari abbiamo a che fare con livelli di sfruttamento assolutamente inconcepibili per noi occidentali.

Il giovane Ma Xiang di fatto lavora e basta, dorme in un tugurio e tutti i suoi soldi serviranno per ripagare i debiti familiari.

In entrambe le realtà tutti sembrano ossessionati solo ed esclusivamente dai soldi. Più lavori più avrai possibilità di guadagnare e di soddisfare i tuoi bisogni materiali.

Così si arriva al paradosso di una ricca proprietaria di negozi di Yiwu che possiede ben sei autovetture di lusso ma che non vede mai né il marito né le figlie, sparse per il mondo.

E proprio qui s’intreccia la seconda costante, ovvero l’importanza della famiglia nella società cinese.

In questa società fatta di lavoro massacrante e di sostanziale solitudine la famiglia, disgregata e dispersa, appare come l’unica cosa alla quale aggrapparsi disperatamente.

Un rifugio la cui importanza emerge soprattutto in Noodle kid, visto che il protagonista andrà a lavorare dallo zio e si muoverà all’interno di una comunità profondamente legata dalla religione musulmana.

Senza dimenticare il rapporto con la madre, persa di vista da anni.

Sullo sfondo, soprattutto in Merry Christmas, Yiwu; si muove la retorica di regime che dipinge la Cina come un crogiolo di diverse etnie che, come i semi di melograno, stanno tutte insieme unite le une alle altre rendendo così forte e potente la Patria.

La realtà però sembra un’altra.

Quella di esistenze solitarie, abbrutite dal lavoro, segnate da una forte dispersione scolastica, con rapporti fragili, incline alla violenza e all’alcolismo.

Non c’è di che stare allegri.

 

EMILIANO BAGLIO


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