La Francigena. Percorrere l'antica via dei pellegrini per riappropriarci dei ritmi naturali dopo le restrizioni e la quarantena

di Giulia Di Trinca 04/06/2020 AMBIENTE
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Tre mesi fa, le uniche uscite concesse ai cittadini, si limitavano ai brevi itinerari dalla propria abitazione alle attività garanti di beni e servizi essenziali.

Si è atteso fino a maggio per riprendere confidenza col mondo esterno, mai parso così bello, con gli affetti ritrovati, con quei panorami metropolitani e quotidiani rimasti custoditi per lungo tempo in un immaginario quasi romantico.

In questo periodo chiunque si è sentito corridore o ciclista e ha pensato di adottare un cucciolo, si è scoperto solidale e cordiale con i vicini di casa ma soprattutto ha sperimentato l’incertezza del domani aggrappandosi al presente e riconoscendolo, forse per la prima volta, come unico tempo certo della propria vita.

In qualunque modo si sia trascorsa questa lunga quarantena, coincisa con la Quaresima più intima e silente mai vissuta a Roma dai tempi dell’apostolo Pietro il mondo di fuori ha assunto, inevitabilmente, sembianze ammalianti. Chi non si è ripromesso, una volta uscito dal lockdown, di godersi la riconquistata autonomia, nel più appagante dei modi?

Pare che il momento sia arrivato. Il 3 giugno, le regioni hanno riaperto i confini, consentendo la libera circolazione sull’intero suolo nazionale. Sembra sia giunto finalmente il periodo delle vacanze ma un’estate dai toni così dissonanti, a tratti stridenti, non la si era mai vissuta almeno in maniera collettiva.

Si progettano con timore ed incertezza le ferie per ritagliarsi un pizzico di felicità ed evasione, accantonando momentaneamente, il triste sottofondo delle migliaia di vittime del covid-19, della crisi economica e dell’emergenza sociale in atto.

Vale la pena domandarsi dunque quale tipo di villeggiatura si concili meglio con il tempo che stiamo vivendo, dentro e fuori di noi.

A naso, si potrà escludere lo stile papeete. Quest’anno niente inni nazionali vista mare a ritmo di techno ma, che lo si voglia o meno, i lidi marittimi avranno un concept intimo, rilassante, ispirante, se non altro per l’opportunità di ascoltare le voci degli elementi naturali, di solito sovrastati dal frastuono umano.

Non sarà un male visto che uno dei temi dolenti e cruciali emerso dalla pandemia è stata la consapevolezza della crisi profonda esistente tra l’uomo e la natura. Basti pensare che la distruzione degli ecosistemi è alla base della diffusione dell’agente patogeno coronavirus e che ogni attacco alla natura ha un effetto boomerang sull’essere umano.

Citando Tiziano Terzani: “Quassù, la sensazione che la natura ha una sua presenza psichica è fortissima.[...]un'aria di immensa gioia pervade il mondo ed io stesso mi ci sento avvolto, assieme agli alberi, gli uccelli, le formiche: sempre la stessa vita in tante diverse, magnifiche forme.”

Chiusi in casa, dagli schermi dei dispositivi elettronici, gli uomini hanno scoperto che il mondo, oltre loro, esiste. Non saranno state l’Himalaya, ma anche nelle città si è percepita la presenza psichica del creato.

Nel silenzio in cui erano piombate, ecco all’improvviso, arrivare volpi, cerbiatti, anatre, ad invadere fontane e strade desolate. Così come i fiori e l’erba. Da sotto il manto stradale, lastricato di sanpietrini, sono spuntati il tarassaco, la cicoria selvatica, la malva. L’aria profumava.

Qualunque sia la meta dei viaggi estivi dunque, vale la pena tornare alla natura. E se la perdita è la misura del desiderio, se è mancato tanto negli scorsi mesi muoversi allora si cammini col corpo immerso negli elementi per riconoscersi parte di un tutto.

Una proposta di viaggio naturale, culturale e spirituale, in qualunque senso lo si voglia interpretare, potrebbe essere la riscoperta di un antico itinerario che attraversa la nostra penisola, ovvero la via Francigena. Si può farne un breve tratto o partire alla ventura. È economico, rispetta la distanza di sicurezza, abbassa i livelli di stress, alza quelli della stanchezza che traghetta in un sonno ristoratore.

Nata attorno al VII secolo d.c. dall’esigenza dei bizantini di proteggere il territorio italiano dai longobardi, questa doveva collegare, attraverso vari sentieri, il Regno di Pavia con i ducati meridionali. Prende il nome di via Francigena sotto la dominazione dei Franchi e diviene il principale asse di collegamento tra nord e sud Europa, lungo il quale transitavano mercanti, eserciti e pellegrini.

Quando alla fine del primo millennio, la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente, la via diventò uno degli snodi centrali per raggiungere Roma.

Visitare la tomba dell'apostolo Pietro era nel Medioevo una delle tre peregrinationes maiores insieme alla Terra Santa e a Santiago di Compostela. Molti si fermavano a Roma, gli altri scendevano lungo la penisola fino al porto di Brindisi e da lì s'imbarcavano per la Terra Santa.

La Francigena non era propriamente una via quanto un fascio di vie con molte alternative che hanno permesso un eccezionale passaggio di persone provenienti da diverse culture europee, le quali sono inevitabilmente venute in contatto, ponendo le basi dell’Europa moderna.

Non a caso il poeta Goethe, affermava che la coscienza d’Europa era nata sulle vie di pellegrinaggio.

La Via Francigena è dal 1994, "Itinerario Culturale del Consiglio d'Europa" ed ha, alla pari del Cammino di Santiago di Compostela, una dignità sovranazionale.

Proprio dopo la riscoperta di quest’ultimo negli anni ’70 del Novecento ci si ricordò che anche l’Italia aveva un percorso di pellegrinaggio, coperto per lo più, come era accaduto in Spagna, dall’asfalto delle strade moderne, in parte costruite sopra questi antichi percorsi.

Ove possibile, si è cercato di recuperare il tracciato originario, anche se a volte si è scelto di deviare dal percorso storico, in favore di sentieri e strade meno trafficate.

Il Lazio è stata una delle regioni più attive per la riqualificazione della via Francigena, investendo a partire dal 2016, in risorse e promozione turistica e riattivando una serie di percorsi che hanno come destinazione Roma.

Quella nel Lazio è solo una parte del lungo percorso italiano che attraversa numerose regioni e i loro differenti panorami naturalistici e culturali. Oltre ai libri acquistabili, come nel caso del Cammino di Santiago, si possono visitare alcuni siti https://www.viefrancigene.org/it/, https://viefrancigene.com/ dove si potranno trovare tutte le informazioni utili sui vari itinerari da fare a piedi o in bicicletta e tutti i servizi.

Nel Lazio, il percorso verificato è quello che dal confine con la Toscana passa per il Lago di Bolsena ed il suo cratere vulcanico. Si arriva poi a Montefiascone e attraverso uliveti, prati e boschi, fino alla via Cassia che si percorre sul suo antico basolato, ancora in ottime condizioni. Prima di Viterbo s’incontreranno le terme di Bagnaccio, una serie di pozze d’acqua calda, da sempre frequentate dai pellegrini che transitavano lungo la Via Francigena. Si procede per Vetralla col bel tratto di foresta prima dell’arrivo alla chiesetta della Madonna di Loreto e da qui, tra noccioleti e querce, si arriva a Caprarica e Sutri, perla semisconosciuta con il suo Anfiteatro scavato nel tufo ed il Mitreo.

Si riprende il cammino tra i campi, fino alle cascate di Monte Gelato, e attraversando le campagne laziali si entra nel Parco di Veio e la valle del Sorbo.

Superato il Grande Raccordo Anulare ci si immerge nel verde del Parco dell'Insugherata, poi Via Trionfale e il parco di Monte Mario.

La vista dal belvedere di "Mons Gaudii", il monte della gioia fa dimenticare l'inquinamento e il traffico prima della discesa verso Piazza San Pietro.

Il tratto che da Roma attraversa il Sud del Lazio invece, non viene controllato con regolarità come quello del Nord e se lo si vuole intraprendere, bisogna mettere in conto la mancanza di segnaletica e la messa in sicurezza. Il percorso è affascinante e volendo, si potrebbe affrontare anche in brevi escursioni giornaliere. Prende in considerazione molte varianti di cammino, tra cui quella che passa attraverso un’altra famosa via consolare, l’Appia Antica. Per uscire dalla Capitale infatti, si camminerà sul suo basolato per 10 km, procedendo attraverso le vestigia del glorioso passato dell'Urbe: Tomba di Geta, Sepolcro di Priscilla, Mausoleo di Cecilia Metella etc., fino ad abbandonarla in direzione di Castel Gandolfo, residenza estiva dei Pontefici.

Tra le zone da visitare c’è Velletri e il lago di Giulianello, l'antica città di Cori col suo suggestivo Tempio di Ercole, l’entroterra del basso Lazio con Sezze e Priverno che conducono al tratto di cammino sul mare. Si passa per Fondi, Gaeta e Formia fino a Minturno, l’antica città-porto che conserva il basolato originario della Via Appia. Percorrendo una lunga serie di sentieri sterrati, si penetra infine in una pianura rigogliosa di uliveti, vigneti ed alberi da frutto. L’arrivo a Sessa Aurunca, in Campania, avviene attraverso la bellissima macchia di bosco del Monte Ofelio.

Scoprendo la ricchezza culturale e naturale della via Francigena, il ricordo dei mesi d’isolamento sembra lontano. Si fa forte invece, il desiderio di tornare al mondo esterno, per riscoprirlo e cercare quella sintonia perduta, quella sensazione di esserne parte attiva ed integrante.


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