Cassa integrazione in deroga. Ritardi e scambio di responsabilità Regioni INPS. Boeri "Sbagliato ricorrere a questo strumento"

La cassa integrazione in deroga non arriva ed è scontro tra le Regioni e l'Inps, che si rimpallano la responsabilità dei gravi ritardi che fanno sì che al momento, su 241.079 domande presentate, solo 67.746 siano già state liquidate.
I rallentamenti, si legge in un comunicato della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, "Non sono certamente imputabili alle Regioni, che stanno lavorando a pieno organico per autorizzare le domande e trasmetterle all'Inps, bensì ad un meccanismo che si fonda su regole previste per situazioni ordinarie e che pertanto comporta tempi non conciliabili con una situazione di emergenza e straordinarietà quale è quella che stiamo vivendo".
La cassa integrazione è uno strumento ampiamente utilizzato in tutto il mondo. In Italia è gestita dall’INPS, che si occupa di rimborsare le aziende o di pagare direttamente una parte degli stipendi dei lavoratori anche quando questi non lavorano o lavorano a un orario ridotto. Il ricorso massiccio alla cassa integrazione era stato deciso lo scorso marzo, con il cosiddetto decreto “Cura-Italia”.
Le difficoltà nell’implementazione della principale forma di cassa integrazione, la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO), si devono alle dimensioni senza precedenti della crisi (il numero di richieste sembra avviato a superare nettamente quello durante il picco della crisi del 2008) e alla mancanza di personale dell’INPS (resa più problematica dai numerosi pensionamenti causati dalla riforma nota come “quota 100”). Pasquale Staropoli della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ha spiegato al Post che gli attuali strumenti utilizzati erano stati progettati per gestire un numero di richieste «infinitamente inferiore a quella che si è registrata in questi giorni» e che mai prima d’ora «è accaduto che, di fatto l’intero settore produttivo dell’intero Paese, ricorresse, contemporaneamente, a misure di sostegno al reddito».
Intanto centinaia di migliaia di lavoratori in tutto il paese non ricevono soldi da marzo a causa dei problemi nella gestione della cassa integrazione, il principale strumento scelto dal governo per attenuare l’impatto della crisi economica causata dal coronavirus sui lavoratori. Questa situazione è causata in parte dal momento straordinario nel quale ci troviamo, ma secondo molti la responsabilità è anche del tipo di strumenti scelti per distribuire gli aiuti; e anche delle regioni, che hanno avuto particolari difficoltà a fare la loro parte.
Il procedimento è estramemente complesso e prevede un accordo delle Regioni con i sindacati, una istruttoria regionale, la trasmissione all'Inps, una istrutturia Inps e infine il pagamento. Procedura che in effetti ha messo in crisi il sistema, come denunciato anche dai Consulenti del Lavoro, che chiedono una semplificazione per il decreto di aprile (ormai slittato a maggio), che dovrebbe finanziare altre 9 settimane di Cig in deroga per le piccolissime aziende e quelle del commercio e di altri settori esclusi dalla Cig ordinaria.
Le difficoltà nell’implementazione della principale forma di cassa integrazione, la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO), si devono alle dimensioni senza precedenti della crisi (il numero di richieste sembra avviato a superare nettamente quello durante il picco della crisi del 2008) e alla mancanza di personale dell’INPS (resa più problematica dai numerosi pensionamenti causati dalla riforma nota come “quota 100”). Pasquale Staropoli della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, ha spiegato al Post che gli attuali strumenti utilizzati erano stati progettati per gestire un numero di richieste «infinitamente inferiore a quella che si è registrata in questi giorni» e che mai prima d’ora «è accaduto che, di fatto l’intero settore produttivo dell’intero Paese, ricorresse, contemporaneamente, a misure di sostegno al reddito».
Nonostante questo, la CIGO e gli strumenti equivalenti sono stati richiesti fino ora da un totale di circa 8,3 milioni di lavoratori e all’inizio di maggio l’assoluta maggioranza risulta pagata o in corso di pagamento. Ma è difficile sapere esattamente quanti lavoratori siano ancora in attesa, poiché in molti casi i datori di lavoro hanno anticipato il denaro che sarà poi rimborsato dall’INPS, mentre in un numero residuale di casi sono state le banche a farlo. Staropoli spiega che contando tutte le varie forme di sussidio: «i lavoratori in Cassa Integrazione sono quasi 9 milioni» e che «potrebbero essere quasi 3 milioni quelli in attesa» di pagamento.
Se la CIGO sembra tutto sommato funzionare, è invece in grossa difficoltà la cassa integrazione in deroga, quella destinata alle imprese con meno di 5 dipendenti e a tutte le altre imprese che normalmente non avrebbero accesso alla cassa ordinaria, per esempio perché hanno già sfruttato un’altra forma di cassa integrazione per il tempo massimo consentito. Al 5 maggio l’INPS dichiarava di aver ricevuto 277 mila domande e di averne pagate 46 mila, per un totale di 97 mila beneficiari. Sono numeri piuttosto bassi, non solo per quanto riguarda le domande effettivamente pagate: anche le richieste arrivate all’INPS sono probabilmente soltanto una frazione del totale.
La cassa integrazione in deroga segue infatti un percorso burocratico molto più complicato. Il punto più problematico, sottolineato da tutti gli esperti, è che per farne richiesta un’impresa deve prima passare dalla sua regione. Ogni passaggio in più può rallentare qualsiasi pratica, ma in questo caso le cose si sono aggrovigliate parecchio.
Tra gli altri, l’ex presidente dell’INPS ed economista Tito Boeri ha definito un «grave errore» la scelta di ricorrere a questo strumento.
Venerdi 8 maggio, la nota con l’Inps fornisce la sua versione dei fatti: “Il 7 maggio scorso, con un’apposita nota, il presidente Andrea Cutillo ha chiesto chiarimenti al direttore regionale dell’Inps per il Molise Stefano Ugo Quaranta rispetto alle prestazioni previste nel decreto “Cura italia”, con particolare riguardo alla cassa integrazione guadagni in deroga”.
Nella sua lettera Cutillo evidenzia una serie di “criticità legate alla prestazione ” e chiede chiarimenti in merito.
Quindi rileva due questioni: “La prima riguarda l’esiguo numero di domande di cassa integrazione guadagni in deroga pervenute a codesto istituto (circa 500 al 6 maggio scorso) rispetto al numero ben più rilevante di domande che da quando si apprende sono state realmente presentate all’Ente Regione (alcune migliaia).
Proprio per le ragioni sopra esposte – scrive il presidente Inps al direttore Quaranta – le chiedo di conoscere le motivazioni alla base di tale discordanza di dati tra le domande realmente pervenute all’Istituto e le domande presentate all’Ente Regione Molise, anche al fine di mettere in campo ulteriori azioni che il Consesso deciderà di intraprendere per contribuire a superare la criticità attenzionata”.
L’altra questione è riferita “al dato delle domande cassa integrazione guadagni in deroga respinte (83 al 6 maggio scorso) rispetto alle quali Le chiedo di fornirci maggiori dettagli sulle motivazioni alla base di tali reiezioni.
Il momento di grave sofferenza economica e sociale che molti lavoratori stanno vivendo già da qualche mese e che si protrarrà ancora chissà per quanto tempo a causa della devastante pandemia in corso, richiede un’attenzione straordinaria delle parti sociali del territorio di cui il Comitato da me presieduto è espressione, rispetto a tali prestazioni che rappresentano in molti casi l’unico sostegno economico per le tante famiglie dei lavoratori coinvolti”.
