Isis "Abbiamo ucciso un italiano". Lorenzo Orsetti, fiorentino combatteva a fianco dei curdi

di redazione 18/03/2019 ESTERI
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L'Isis ha pubblicato la fotografia dei documenti di un italiano, Lorenzo Orsetti, fiorentino, nato nel 1986, dichiarando di averlo ucciso durante una battaglia a Baghuz, in Siria. Orsetti sarebbe stato ucciso in un'imboscata. La notizia della morte è stata confermata da fonti di sicurezza italiane.

Orsetti combatteva nelle file delle milizie curde Ypg, legate al Pkk turco, contro i jihadisti dello 'Stato islamico'. Era stato di recente intervistato da media italiani come un combattente volontario italiano a fianco dei curdi contro l'Isis.

Orsetti, nome di battaglia "Tekoser", combatteva a fianco dei curdi dell'Ypg, le Unità di protezione del popolo. "Si mangia capra alla brace e si beve tè, mentre il sole si spegne sui crinali delle colline di Afrin", raccontava l'anno scorso a Repubblica. "I motivi che mi hanno spinto nel nord della Siria sono molteplici, non starò qui ad elencarli. Vi basti sapere che a mille parole ho sempre preferito i fatti". All'epoca Orsetti si trovava schiacciato tra due eserciti, quello dello Stato Islamico e quello turco di Erdogan. "Attendo da giorni nel centro di Afrin. Alcuni abitanti ci ospitano e le nostre squadre si danno il cambio continuamente. Quando viene il mio turno non so bene cosa aspettarmi, non è più la lotta porta a porta di Kobane, e il supporto aereo non è più dalla nostra parte come a Raqqa: è uno scontro diverso, contro un nemico molto forte".

Qualche settimana dopo si era raccontato in un'intervista al Corriere Fiorentino: "Ho lavorato per 13 anni nell'alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco", spiegava  mentre era impegnato a difendere la città di Afrin dall'assedio di jihadisti e turchi. "Mi sono avvicinato alla causa curda perchè mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa", diceva.

L'emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l'ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi", aggiungeva Orsetti. E a chi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto una volta tornato in italia rispondeva: "Non mi preoccuperei troppo delle conseguenze (la legge Alfano punisce i foreign fighters, ndr). Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza. Siamo qua e qua resteremo fino all'ultimo. Un po' perchè non c'è nient'altro da fare, un pò perchè è la cosa giusta da fare. Combattiamo".

"Mi dica cosa è successo... stavo sonnecchiando quando ho sentito il nome di Lorenzo e ho intravisto la sua fotografia al Tg3 della Toscana... Cos'è successo? E' da ieri che Lorenzo non risponde al telefono". Al telefono piange la signora Annalisa, mamma di Orsetti. Ancora non ha avuto notizie ufficiali e le chiede al primo giornalista che la chiama. "E' un anno e mezzo che è partito, voleva aiutare un popolo oppresso - aggiunge - ma io non dormo più".

Orsetti si trovava a Baghuz, dove è in corso la battaglia contro le ultime sacche di resistenza dell'Isis: assieme al suo battaglione sarebbe caduto in un'imboscata e sarebbe rimasto ucciso nello scontro a fuoco.   


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