Brasile. Arrestati i presunti assassini di Marielle Franco. Sono ex agenti della polizia militare. Chi sono i mandanti?

di redazione 13/03/2019 ESTERI
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La polizia brasiliana ha arrestato i due presunti autori materiale dell'omicidio di Marielle Franco, la consigliera comunale di Rio de Janeiro uccisa insieme al suo autista il 14 marzo 2018: si tratta di due ex agenti della polizia militare. I fermati sono il sergente della polizia militare in pensione Roni Lessa, accusato di essere l'esecutore materiale dell'omicidio, e l'agente Helio Veira de Queiroz, sospettato di essere l'autista. In un comunicato ufficiale, la Procura di Rio sottolinea che l'uccisione di Marielle "è stata pianificata meticolosamente durante i tre mesi precedenti all'attentato" e risulta "incontestabile che Marielle è stata giustiziata in modo sommario a causa delle sue attività politiche", per cui il suo omicidio costituisce "un colpo contro lo Stato democratico di diritto".

I FATTI - Marielle Franco, 38 anni, era un'attivista per i diritti umani che si batteva, in particolare, contro il razzismo. L'agguato era avvenuto a quattro chilometri dalla Casas das Pretas, la donna l'associazione per cui lavorava. I sicari l'avevano seguita, avevano poi affiancato l'auto, per poi sparare una raffica di colpi che avevano colpito a morte lei e il suo autista, Anderson Gomes, 39 anni. Illesa invece era rimasta l'assistente di Marielle, che ha collaborato alle indagini degli inquirenti.

 La figura di Marielle Franco era stata celebrata in tutto il mondo, con eventi e manifestazioni in piazza. Toccante era stato il ricordo della fidanzata Monica Tereza Benicio che, in una lettera pubblicata da Vanity Fair, aveva descritto il loro primo incontro e le difficoltà di amarsi senza sentire l'opprimente giudizio degli altri: "Per anni non abbiamo potuto vivere la nostra vita in libertà. Temevamo i pregiudizi sociali, temevamo la reazione dei nostri amici e delle nostre famiglie, temevamo soprattutto la nostra paura. Potevano due donne, nate nelle favelas, vivere insieme? C'erano molte ragioni per restare lontane e solo una ci ha spinte avanti: l'amore. Non potevamo vivere separate l'una dall'altra".

L’agguato era stato preparato con cura almeno tre mesi prima. Aveva anche un nome in codice: Operaçao Buraco do Lume, lo stesso usato da Marielle per il suo ufficio dove sorgeva l’Osservatorio sulla violenza da lei creato e il progetto sulle donne Lume Feminista. È stato grazie ad un lavoro  lungo e complesso di ricerca dei dati  sulla rete cellulare se si è arrivati ai due sicari. Lessa si era munito di un telefono usa e getta, un cosiddetto “cespuglio” acquistato fornendo il codice fiscale (CPF) di un terzo. Rintracciarlo era impossibile. Bisognava immortalare il cellulare dell’ex poliziotto sulla scena del crimine. 

Per farlo la squadra informatica ha fatto una triangolazione e tramite l’ERBS, l’antenna che raccoglie i segnali delle celle, hanno individuato tutti i telefoni che erano attivi lungo il percorso fatto da Marielle da quando ha lasciato il  Comune fino al luogo dell’agguato. Erano molti. Ma lavorando sui  tempi di percorrenza e confrontandoli con le immagini della telecamera di sorveglianza che aveva inquadrato l’auto degli assassini, gli investigatori hanno individuato quello giusto. Corrispondeva a quello in uso a Lessa. Nel momento degli spari il segnale arrivava dalla macchina del commando. Dai dati del cloud, rimasti impressi, sono riusciti ad aprire la memoria dell’assassino e a scoprire che era già stato poche ore prima sotto la casa di una donna dove Marielle Franco aveva tenuto una riunione.

La famiglia della consigliera, la vedova, ong come Amnesty International e i vertici del partito Psol nel quale militava, oggi commentano unanimi: “Non basta”. Non è sufficiente fermarsi alla superficie. Perché il delitto di Marielle Franco è un caso esemplare. “Chi ha ucciso Marielle non è stato solo chi ha premuto il grilletto, ma chi ha pianificato la sua morte, chi l’ha desiderata e chi politicamente voleva Marielle morta”, ha dichiarato il deputato del Psol Marcelo Freixo, avviando la raccolta di firme per l’apertura di una commissione parlamentare di inchiesta. Ancora una volta infatti, in occasione degli arresti dei presunti sicari, i magistrati titolari delle indagini, Simone Sibilio e Leticia Emile, hanno voluto sottolineare quanto sia “incontestabile che Marielle Francisco da Silva sia stata vittima di un’esecuzione sommaria a causa del suo impegno politico nella difesa delle cause che difendeva” il che rende il suo omicidio “una barbarie” e “un colpo allo stato democratico di diritto”.

 

L’ipotesi del delitto politico e l’ombra della speculazione

La tesi che si fosse trattato di un delitto politico per arginare l’impegno della consigliera nel contrastare le attività di speculazione immobiliare criminale basata sull’illecita lottizzazione dei terreni portate avanti dalle milizie in associazione con la politica e l’imprenditoria nella zona est della città, era stata provata già nell’ambito della prima fase di investigazioni concluse lo scorso gennaio con l’arresto di cinque miliziani paramilitari. In quell’occasione era emerso che gli arrestati, un ex capitano e un maggiore delle forze speciali dalla polizia militare, avevano rapporti stretti con Flavio Bolsonaro. Il figlio del presidente brasiliano oltre ad aver proposto e ottenuto per loro encomi ufficiali, aveva anche assunto i loro familiari come collaboratori nella sua segreteria politica.

 


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