Las Vegas. La strage da armi da fuoco più grave della storia degli Stati Uniti. 59 morti e 530 feriti. L'attentatore, suicidatosi, aveva con sé un arsenale.

di redazione 03/10/2017 ESTERI
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Più di cinquanta morti, oltre cinquecento feriti. Il bilancio è quello della peggiore strage da armi da fuoco della storia degli Stati Uniti. Las Vegas, la cattedrale del divertimento, la città icona nel mezzo del deserto del Nevada, è stata sconvolta nella notte quando un uomo ha aperto il fuoco contro il pubblico, 40 mila persone, che partecipava a un concerto del Route 91 Harvest Festival, rassegna di musica country. Le raffiche sono partite dalle finestre del 32esimo piano del Mandaly Bay Hotel, l'ottavo albergo più grande del mondo, oltre tremila camere, 24 ascensori, un casinò di oltre 12 mila metri quadrati. A sparare, prima di rivolgere l'arma contro se stesso, è stato Stephen Paddock, un pensionato americano di 64 anni, "un investitore multimilionario che aveva fatto una fortuna nel settore immobiliare", dice di lui il fratello Eric.

Nella sua camera - era nell'albergo da tre giorni - aveva 23 armi da fuoco, tra le quali due fucili sistemati su treppiedi alla finestra. Aveva anche centinaia di munizioni. Con una specie di martello ha rotto le finestre, poi ha sparato. Il bilancio ufficiale della polizia riferisce di 59 morti e 527 feriti. L'Isis ha rivendicato il gesto ma l'Fbi insiste nel ripere che non esistono collegamenti fra il killer e il terrorismo. Perquisendo l'auto del killer, la polizia ha trovato nitrato d'ammonio, composto chimico utilizzato per produrre esplosivo. In casa dell'attentatore, invece, sono state trovate altre 19 armi da fuoco, migliaia di munizioni ed esplosivi.

Paddock, nato il 9 aprile del 1953, era un tranquillo e benestante pensionato. Dal 2013 era proprietario di una casa in un complesso residenziale per over 55 a Mesquite, alle porte di Las Vegas. In passato aveva vissuto in Texas e California. Il padre aveva avuto una vita burrascosa: era un rapinatore di banche: Benjamin Hoskins Paddock è stato per anni nella lista dei più ricercati dall'Fbi dopo essere fuggito da un carcere federale del Texas dove stava scontando una condanna a vent'anni. La diagnosi, uno "psicopatico" con "tendenze suicide". Ma il figlio Stephen aveva vissuto una vita tranquilla. Frequenti le visite a Las Vegas dove trascorreva giorni nei casinò degli alberghi.

 

E per assistere a concerti. Amava volare, aveva un brevetto da pilota e possedeva due aerei. Aveva anche richiesto un licenza di caccia in Alaska. Possedeva delle armi, registrate. Ma, afferma il il fratello Eric, "non era assolutamente un fissato. Dove diavolo ha preso quei fucili automatici?". Eric ha raccontato che il fratello non aveva alcuna affiliazione politica o religiosa e "non c'era alcuna indicazione che potesse fare una cosa del genere. Era uno normale. Qualcosa deve essere successo, deve aver perso la testa, siamo scioccati". Paddock aveva una compagna, Mary Lou Danley, 62 anni, cittadina australiana di origini asiatiche. Rintracciata dalla polizia, al momento della strage era fuori dal Paese. Il killer aveva usato un documento della donna per registrarsi.

NESSUN LEGAME CON L'ISIS

Con un comunicato diffuso attraverso i propri canali, l'Isis ha rivendicato la responsabilità della strage. Secondo quanto riporta l'agenzia di propaganda Amaq, "l'esecutore è un soldato dello Stato islamico" che ha agito "rispondendo alla richiesta di colpire i Paesi della coalizione". In un secondo comunicato l'Isis sostiene che l'assalitore si era "convertito all'Islam diversi mesi fa" e aveva cambiato nome in Samir Al-Hajib o - si legge in un comunicato dell'Isis - in "Abu Abd al-Bar al-Ameriki." Ma l'Fbi smentisce: nessun legame con il terrorismo. Anche Trump, nel discorso alla nazione, non ha fatto riferimento a legami terroristici ma si è soffermato soprattutto sulle vittime rivolgendosi ai familiari. "È stato un attacco terribile, un atto di pura malvagità", ha detto prima di ringraziare la polizia locale - che sarà affiancata dall'Fbi - per la tempestività dell'intervento "di una rapidità miracolosa servito a salvare altre vite umane".


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