Riforma Pubblica amministrazione. Arriva il decalogo contro furbetti e assenteisti

di redazione 05/02/2017 POLITICA
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In arrivo misure più severe per i dipendenti della pubblica amministrazione, tra cui anche la sospensione in 48 ore e il licenziamento in 30 giorni per chi è colto in flagranza di reato.

Il provvedimento potrà essere rivolto a quei dipendenti che cercheranno di fare i furbi con il cartellino o agli abitué dei giorni di malattia presi a ridosso o poco dopo il weekend.

Una manovra serrata, dunque, quella proposta all’interno del decreto di riforma del testo unico della PA che presto sarà oggetto di discussione nel Consiglio dei Ministri.

Un decreto volto a mettere in atto le nuove regole per la pubblica amministrazione introdotte dalla riforma Madia e che dovrebbe preparare alle trattative sui contratti.

Vediamo nel dettaglio cosa prevede il provvedimento e quali sono i comportamenti che verranno puniti più severamente.

Nuove sanzioni per i dipendenti statali che avranno dei comportamenti scorretti o illeciti, tra cui quello di farsi timbrare il cartellino o di prendere giorni di malattia di venerdì o di lunedì per allungare il weekend.

Questo il provvedimento che verrà studiato nei prossimi mesi dal Consiglio dei Ministri e che potrebbe includere, fra le maggiori novità, quella di inserire un licenziamento lampo in caso di flagranza di reato.

Oltre all’assenteismo anomalo a coloro che fanno i furbi con il cartellino, si presterà particolare attenzione a quei dipendenti che prendono spesso giorni di malattia di venerdì o di lunedì, magari nel tentativo di godersi un bel weekend lungo.

Finora per questi fenomeni non vi erano misure ad hoc che però saranno inserite nel decreto attuativo, ma anche nell’accordo contrattuale tra sindacati e governo per sancire un impegno per il contrasto dell’assenteismo ingiustificato.

Saranno, poi, altre le condotte punibili con il licenziamento quali le gravi e reiterate violazioni dei codici di comportamento, ma anche la ripetuta valutazione negativa o i falsi documentali.

Inoltre la sanzione sarà prevista anche per quei dirigenti che mancheranno di applicarla ai dipendenti per colpa o dolo.

Oltre ai punti già trattati, il decreto ridurrà anche i tempi per i procedimenti disciplinari ordinari che passeranno da 120 a 90 giorni. 
Inoltre il provvedimento interviene anche sul rapporto tra contratti e leggi e stabilisce che i contratti potranno derogare le leggi, eccezion fatta per il testo unico.

Per quanto riguarda la reintegrazione nel posto di lavoro dopo licenziamento illegittimo, la riforma sancisce che per i dipendenti statali continuerà ad essere applicato l’articolo 18, ma con dei correttivi.

Ad esempio, in presenza di prove schiaccianti nel giudizio penale la PA può proseguire nel giudizio disciplinare senza attendere la fine del processo e stabilisce anche che i vizi formali non faranno decadere l’azione disciplinare.

Se, poi, il giudice dovesse annullare il licenziamento per violazione del principio di proporzionalità, si potrà riattivare un processo disciplinare entro 60 giorni.

Agli statali continuerà ad applicarsi l'articolo 18, cioè in sostanza, la reintegrazione nel posto di lavoro a seguito di licenziamento illegittimo, ma con qualche correttivo. Se il giudice annulla il licenziamento per violazione del principio di proporzionalità, cioè perché ritiene il licenziamento disciplinare sanzione eccessiva per le mancanze dello statale,  il procedimento disciplinare potrà riattivarsi entro 60 giorni.


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