A picco nel 2016 le trasformazioni delle assunzioni a tempo indeterminato. Volano i voucher. Le macerie del Jobs Act

di redazione 20/09/2016 ECONOMIA E WELFARE
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Nei primi sette mesi del 2016 sono stati stipulati 972.946 contratti a tempo indeterminato (comprese se le trasformazioni di contratti a termine e di apprendistato) a fronte di 896.622 cessazioni di contratti stabili con un saldo positivo per 76.324 unità. Il dato diffuso dall'Inps è peggiore dell'83,5% rispetto a quello dello stesso periodo del 2015 (quando l'incentivo per i contratti stabili era più alto) ma anche del dato riferito al 2014 quando non c'erano sgravi (il saldo sui rapporti a tempo indeterminato era positivo per 129.163 unità).

Nel frattempo aumenta il numero dei voucher. Nei primi sette mesi del 2015 sono stati venduti 84,3 milioni di voucher (buoni per il lavoro accessorio dal valore nominale di 10 euro) con un aumento del 36,2% sullo stesso periodo del 2015. Lo si legge nell'Osservatorio sul precariato dell'Inps. Nei primi sette mesi del 2015 si era registrata una crescita del 73% sullo stesso periodo del 2014.

   Tra gennaio e luglio le assunzioni complessive (stabili, determinati etc) sono state 3.428.000 - compresi i 408mila lavoratori stagionali - con una contrazione del 10% rispetto al 2015. Il dato è fortemento influenzato dal crollo dei nuovi contratti a tempo indeterminato, scesi del 33,7% (379mila in meno): d'altra parte lo scorso anno le imprese potevano beneficiare dell'abbattimento integrale dei contributi a carico del datore di lavoro per tre anni. Da gennaio, invece, la decontribuzione è calata a 3.250 euro l'anno. A dimostrazione che più del Jobs Act che garantisce maggior flessibilità in uscita, erano proprio gli incentivi fiscali a sostenere la ripresa del mercato del lavoro.

Appare evidente che nel 2015, le aziende hanno assunto anche più di quanto avrebbero voluto proprio per non perdere i vantaggi contabili: si spiega così il crollo delle trasformazioni a tempo indeterminato (-36,2%) e la sostanziale stabilità dei contratti a tempo determinato (2.143.000) rimasti in linea con il 2015 (+0,9%). Se il saldo tra i 972.946 contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) e le 896.622 cessazioni resta positivo, preoccupa il fatto che il dato sia peggiore del 2015, ma anche del 2014, quando gli sgravi fiscali non c'erano e il saldo era stato positivo per 129.163 unità.

I contratti di apprendistato aumentano del 15,4%; quelli stagionali invece registrano una riduzione del 9%. In relazione all'analogo periodo del 2015, le cessazioni nel complesso, comprensive anche delle cessazioni riferite a rapporti di lavoro stagionale, risultano diminuite dell'8,6%. La riduzione è più consistente fra i contratti a tempo indeterminato (-9,1%) che fra quelli a tempo determinato (-6,9%).



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