L'accordo bilaterale Vaticano Stato di Palestina irrita Tel Aviv

di redazione Euroroma 04/01/2016 ESTERI
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L’anno nuovo comincia con una novità importante nell’ambito delle relazioni internazionali. E’ infatti entrato in vigore dal primo Gennaio l’accordo Bilaterale tra Santa Sede e “Stato di Palestina”, accordo siglato il 26 giugno scorso, un trattato oltre che di rilevanza immediata, di notevole significato simbolico. Con esso il Vaticano riconosce pienamente lo Stato dei palestinesi indicando senza mezzi termini la via per una ricerca pacifica e di convivenza fra i due popoli: ebrei e palestinesi che abitano nella martoriata regione mediorientale.

In una nota la Santa sede ha specificato che “In riferimento al comprehensive agreement between the holy see and the state of Palestine, firmato il 26 giugno 2015, la Santa Sede e lo stato di Palestina hanno notificato reciprocamente il compimento delle procedure richieste per la sua entrata in vigore, ai sensi dell'articolo 30 del medesimo accordo. L'accordo, costituito da un preambolo e da 32 articoli, riguarda aspetti essenziali della vita e dell'attività della chiesa in Palestina, riaffermando nello stesso tempo il sostegno per una soluzione negoziata e pacifica del conflitto nella regione”.

Il Vaticano chiede all’autorità palestinese di poter svolgere con pieno diritto libertà di azione, di istituire luoghi di culto, attività sociale e caritativa, e far crescere mezzi di comunicazione sociale. Un capitolo è infine dedicato alle questioni fiscali e di proprietà.

E’ chiaro che la Chiesa di Roma difenda in primo luogo il proprio diritto ad esistere ed operare nei territori palestinesi, ma dal trattato e dai documenti firmati si evince chiaramente come il papato ha ben chiara l’annosa e drammatica situazione in cui vive il popolo palestinese, consapevolezza suggellata dal preambolo dell’accordo nel quale si “esprime l'auspicio per una soluzione della Questione Palestinese e del “conflitto” tra israeliani e palestinesi nell'ambito della two-state solution e delle risoluzioni della comunità internazionale, rinviando a un'intesa tra le parti”.

Mentre le diplomazie internazionali, quasi al completo hanno visto di buon auspico l’accordo così non è stato per il governo di Tel Aviv che non ha gradito e non ha fatto nulla per nascondere il disappunto. Il rincrescimento nasce dal ritenere tale iniziativa “dannosa per le prospettive per un progresso dei negoziati di pace israelo-palestinesi”.

Da Tel Aviv hanno fatto sapere che analizzeranno con attenzione gli articoli dell’accordo prevedendo anche possibili conseguenze future sulla cooperazione con il Vaticano. 


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