L'assoluzione di Erri de Luca viaggia sul treno Ghandhi - Mandela

di Mario Benemeglio 20/10/2015 POLITICA
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La prima fase che coinvolge Erri De Luca si è conclusa con l’assoluzione dell’imputato. “Il fatto non sussiste” ha sentenziato il giudice Immacolata Iadeluca. Ora sta al giudizio dei PM se ricorrere in appello, e continuare, o abbandonare il successivo percorso giudiziario e darsi pace. “La TAV” va sabotata” dichiarò lo scrittore nel 2013 all’Huffington Post

All’epoca il Procuratore capo Giancarlo Caselli aveva avvertito gli intellettuali a non sottovalutare il rischio terrorismo. Non è ben comprensibile a cosa mirasse l’esortazione del Procuratore. Forse era un invito diretto a scrittori e uomini di cultura a non trattare problematiche cariche di gravi implicazioni in modo superficiale e sconsiderato.  Probabilmente manifestava la preoccupazione che le parole degli intellettuali potessero infuocare le teste dei NO TAV e indurre ad atti di inutile violenza.

La parola sabotare ha immediatamente allarmato tutte quelle Autorità che a vario titolo, dai politici fino ai Servizi Segreti, vigilano sulla sicurezza dello Stato e dei cittadini.

Presumibilmente i ricordi e le immagini di molti film d’azione su missioni compiute da forze speciali insaporite da esplosioni, raffiche di mitra, colpi sparsi, arti marziali esaltate a livelli incredibili hanno prodotto un’accezione unilaterale di “sabotare”.

De Luca invece propone di considerare come “nobile e democratico” il termine sabotaggio. Non necessariamente significa istigazione a delinquere. Anche se non tutte le dichiarazioni di De Luca viaggiano in questa direzione. 

Ricorda opportunamente come Gandhi e Mandela abbiano usato nella pratica questo concetto in modo non violento: magari stendendosi pacificamente sui binari per impedire il passaggio di un treno.

Non ha forse tutto il mondo nitida l’immagine dello studente che a Piazza Tien an men fermò con le mani alzate un carro armato?.

 


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