Ogm. Raggiunto accordo che introduce la libertà ai paesi membri dell'Unione di limitarli o vietarli

di Euroroma 05/12/2014 AMBIENTE
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L’Europa sceglie di non scegliere e un po’ pilatescamente decide che a proposito di Ogm, Organismi geneticamente modificati, la cui importanza e uso stanno crescendo di anno in anno nell’agricoltura mondiale, ognuno andrà per conto suo, ossia ogni Stato dell’Unione deciderà in merito. Questo il sunto dell’accordo di massima raggiunto a Bruxelles nella notte fra il 3 e il 4 dicembre nel quale si legge che i Paesi membri godranno di massima flessibilità nella coltivazione, limitazione o divieto degli OGM.

A fare da promotore dell’accordo è stata proprio l’Italia, attualmente alla presidenza dell’Unione, la cui sensibilità in materia, in accordo con i sondaggi che indicano lo sfavore popolare, è quello di non perseguire la strada degli organismi geneticamente modificati in ambito alimentare.

 L' Obiettivo del lungo vertice notturno durato era quello di trovare un punto di incontro sulla proposta della direttiva Ue che consentirebbe ai singoli Stati membri di restringere o vietare la coltura degli Ogm su una parte o sull'insieme del loro territorio, nonostante essi siano stati autorizzati o siano in corso di autorizzazione a livello europeo.

A dare l’annuncio il nostro Ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, il quale in tweet ha dichiarato che e' stato raggiunto un accordo di principio tra le istituzioni Ue per il divieto di coltivazione per gli organismi geneticamente modificati nei Paesi Ue che lo vogliano introdurre. In buona sostanza l’accordo serviva ai paesi come l’Italia che così in futuro potranno vietare un ogm sul proprio territorio anche se è stato giù autorizzato nel resto dell’Unione.

Mentre la Commissione avrà due anni di tempo per aggiornare gli allagati della Direttiva 2001/18 sulla valutazione del rischio ambientale che rappresentano le uniche forme legislative da opporre agli interessi sovranazionali delle multinazionali degli ogm, occorre comunque sottolineare come la legislazione italiana in materia è ancora ferma ad un semplice e perentorio divieto di coltivazione di ogm in ambito alimentare.

Da noi è vietata non solo la coltivazione ma anche la ricerca, un atteggiamento questo da stigmatizzare perché relega ancora una volta la ricerca scientifica del nostro paese agli ultimi posti in tema di innovazione tecnologica. In definitiva, vanno bene le cautele, bene il non svendere le coltivazioni alle multinazionali, sbagliato però vietare tout court la ricerca, anche perché quella stessa ricerca è l’unica che in futuro potrà dirci se i famigerati ogm sono commestibili al di là di qualsiasi rischio per la nostra salute.

 


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