Intervista a Maurizio Veloccia presidente dell'XI Municipio di Roma

"Il nuovo stadio della Roma occasione utile per creare posti di lavoro"

di Mario Benemeglio 06/10/2014 ROMA
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Maurizio Veloccia, 37 anni, piddino da sempre. È presidente del Municipio XI di Roma, quel tratto della Capitale che si estende tra via Magliana e Portuense, eletto a giugno 2013 con il 65,7% dei consensi. Lo incontriamo nel suo studio, la circoscrizione è immersa nel verde di Villa Bonelli. Il luogo giusto per fare un po’ di domande.

 Presidente, partiamo dallo stadio della Roma. A che punto siamo con questo progetto?

Ieri è stata approvata nel consiglio del nostro Municipio XI la delibera che ha dato parere favorevole allo studio di fattibilità, quindi siamo in una fase ancora preliminare. Nonostante questo c’è stata da parte del mio Municipio e del municipio IX di Santoro l’approvazione della pubblica utilità dello stadio, che arriverà anche in Campidoglio. Si tratta di una fase importante anche se ancora preliminare.

L’inizio dei lavori è previsto per il terzo trimestre 2014, quindi adesso a settembre. Dovrebbe terminare nel 2016.

Diciamo che il sindaco Marino si augura di poterlo inaugurare nel 2017, io non so se ci si riuscirà. Purtroppo sono progetti molto complessi che richiedono la partecipazione nella fase progettuale di tantissimi enti. Quindi non credo che ci si possa sbilanciare troppo. Penso che sia uno degli obiettivi importanti, non solo per dare ai tifosi della Roma uno stadio moderno in tempi brevi, ma anche per dimostrare che la città è all’altezza della sua fama anche in termini di rispetto dei tempi e delle regole.

Quali sono i costi attuali dell’opera?

I costi attuali sono di oltre 300milioni di euro, però si parla anche di tantissimi investimenti in termini infrastrutturali giacché si parla di 195milioni che il provato dovrà scomputare attraverso la realizzazione di tantissime opere pubbliche. Noi abbiamo la possibilità non soltanto di dare alla città di Roma un impianto moderno, ma anche di migliorare la condizione infrastrutturale del nostro quadrante ovest, che diverrà nel corso degli anni un quadrante a vocazione pregiata

Quale sarà l’impatto economico dell’opera, anche a livello di posti di lavoro?

Un progetto come questo può presentare la città di Roma come una grande capitale europea che attrae gli investimenti stranieri, ma può essere anche un’azione anticiclica per dare nuove occasioni occupazionali. Si parla di migliaia di nuovi posti di lavoro. L’opera dovrebbe essere colta con slancio anche dai territori che saranno investiti da quest’opera che per l’appunto sono i territori del nostro municipio e del municipio limitrofo che è quello di Santoro.

Oltre alla squadra della Roma, c’è la possibilità che lo stadio venga sfruttato anche in altre occasioni, cioè che il Comune investa nella struttura?

Già l’Olimpico oggi è stato ospite di eventi di spettacolo, cultura, concerti e così via. Io penso che un impianto moderno che sia facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici può essere una struttura che può accogliere eventi di questo tipo. Da questo punto di vista è un’occasione in più anche per il nostro quadrante.

C’è il problema dei bilanci del Comune.

Sì, anche se io non metterei in stretta collaborazione gli investimenti pubblici con lo Stadio, direi che la struttura può essere attrattiva anche per gli investimenti privati. Soprattutto perché attorno allo Stadio nascerà una vera e propria cittadella con un parco fluviale e un parco pubblico.

Ci sarà la competizione fra Stadio Olimpico e Stadio della Roma?

Ecco su questo andrebbe fatta una riflessione un po’ più approfondita. Mentre è assolutamente lecito che la Roma voglia costruire il proprio stadio, sarebbe opportuno fare un ragionamento complessivo su come far funzionare l’impiantistica sportiva a Roma e su come utilizzare ad esempio l’Olimpico e il Flaminio. Questo però non possiamo caricarlo sulle spalle di un soggetto privato che sta investendo nel nostro territorio, bisogna che se ne faccia carico la parte pubblica: il Coni, la Figc e io direi anche il Governo, perché stiamo parlando di un’opera d’interesse nazionale.

Parliamo della bonifica della zona di via Asciano. A che punto siamo?

La bonifica è stata effettuata. Noi in questo anno abbiamo cercato di porre rimedio alle emergenze, soprattutto sul quadrante della Magliana per cercare di eliminare questi accampamenti abusivi, soprattutto in termini di inquinamento giacché vengono bruciati rifiuti tossici. È stato fatto un primo intervento sulla sponda del Tevere che dà sulla Magliana e su via del Cappellaccio. Successivamente abbiamo avuto via Asciano: lì c’è un degrado che ormai è stabile. Si tratta effettivamente di una zona poco presidiata, sempre sugli argini del Tevere. L’accampamento  negli ultimi mesi si era ingrandito proprio perché c’erano stati gli sgomberi nei dintorni. Ora la sfida che abbiamo davanti, e che abbiamo lanciato a chi di dovere perché il tratto non è di nostra competenza, è quella di affidarlo a delle associazioni che si occupino di quel territorio in modo da prevenire nuovi accampamenti. La Regione Lazio deve fare questo, abbiamo già individuato il progetto e l’associazione che ci aveva fatto richiesta: penso che bisogna assolutamente accettarla.

Quante persone sono state sgomberate?

A via Asciano c’erano un centinaio di persone, duecento erano su via del Cappellaccio, qualche altra decina sulla Magliana. Stiamo parlando di poche centinaia di persone che in realtà vivono stabilmente su questo territorio.

Con gli sgomberi queste famiglie nomadi si spostano semplicemente da un posto a un altro. Come si può risolvere la questione?

Il recupero delle zone sgomberate è un primo passo, in modo da evitare che quelle zone vengano occupate nuovamente e fare in modo che sia invece la cittadinanza a riappropriarsi dei suoi spazi, come abbiamo fatto alla Magliana. Dall’altro lato si dovrebbe intervenire su queste situazioni a livello sociale e repressivo là dove sia necessario. Occorre capire se si tratta di persone che hanno bisogno di aiuto e quindi di assistenza, oppure se si tratta semplicemente di persone che delinquono. Il sistema dei campi nomadi è fuori controllo da ormai cinque anni, ci sono tantissimi micro accampamenti in tutta la città.

C’è qualcosa di concreto in questo senso?

All’epoca creammo un campo a via Randoni e siamo riusciti a farlo diventare un campo virtuoso. Negli ultimi anni invece questo campo è tornato ad essere un grumo di illegalità e degrado. Dobbiamo cercare di ricostruire quelle condizioni. Quindi non è che non si sa che cosa va fatto, bisogna soltanto farlo. Abbiamo chiesto all’assessore al sociale di accelerare su questo fronte, mi pare che la volontà da parte del comune ci sia.

E sulla zona di via Ascanio? Qual è il progetto?

C’è un progetto di creazione di orti urbani, ci sarebbe anche l’associazione che se ne dovrebbe occupare. Stiamo solo aspettando che la Regione Lazio dia il suo assenso.

Quali sono i progetti per il verde urbano?

La vicenda verde a Roma è enorme. Abbiamo cercato innanzi tutto di ricostruire un rapporto con l’assessorato all’ambiente perché il municipio non ha competenze sull’argomento, salvo alcune aree giochi che sono gestite a livello municipale. Quindi abbiamo chiesto all’assessorato un po’ di chiarezza normativa e di devolvere alcune risorse umane, economiche e di competenze al municipio. Vorremmo che la cittadinanza si senta attiva nella gestione e nel controllo del territorio, che i comitati partecipassero direttamente. Per questo abbiamo creato un bando, per permettere a tutti di prendersi cura dei nostri parchi volontariamente o attraverso piccoli sponsor e attività private. Infine vogliamo riprendere i progetti di tanti anni fa caduti nel nulla. Penso al parco Papareschi che non è mai stato realizzato. Nel progetto Marconi-Ostiense, fatto ormai vent’anni fa, erano presenti tantissimi interventi urbanistici. Hanno attuato gli interventi privati e qualche opera pubblica, ma per ciò che concerne il verde non è stato fatto nulla.  Adesso noi abbiamo ripreso in mano quel progetto e si sta srrivando nella fase di progettazione esecutiva. A Magliana abbiamo già fatto gli interventi già citati, a Portuense stiamo portando avanti un progetto che ha anche un finanziamento, il cosiddetto parco Ruspoli, stiamo cercando di far partire il parco di Montecucco al Trullo. Vogliamo costruire una vera e propria rete verde in un municipio che è stato caratterizzato negli ultimi quarant’anni da una crescita enorme, molto spesso su base speculativa o abusiva.

Asilo nido Colle del Sole, quanto manca all’apertura?

Questa è stata un’altra opera rimasta ferma per parecchi anni e che abbiamo riattivato anche con l’aiuto del dipartimento del comune i Roma. Dovrebbe veder a luce l’anno prossimo. Stiamo cercando di aumentare l’offerta in tema di servizi educativi, anche perché il nostro municipio è in forte espansione in termini di giovane e coppie e quindi di domanda di asili. La struttura verrà realizzata secondo le più moderne tecnologie, anche dal punto di vista impiantistico e costruttivo e si accompagna ad altre iniziative che stiamo portando avanti. Tra pochi giorni inaugureremo una scuola per l’infanzia a Ponte Galeria, che è la zona più periferica del nostro territorio e anche quella dove molte giovani coppie si sono trasferite negli ultimi anni.

Andiamo su un argomento pesantuccio, le tasse. L’aliquota Tasi a Roma è stabilita al 2,5 per mille, cioè al massimo.

 A Roma le tasse sono molto alte, anche su base regionale perché poi ci sono le addizionali. Ma questa è la conseguenza di una politica scellerata degli ultimi anni che ha portato questa città ad indebitarsi. Nel 2008 quando Alemanno divenne sindaco di Roma, passò tutti i debiti della città a una gestione commissariale. Era un’operazione che fu osteggiata dalla Lega, ma che poteva permettere alla città di ripartire. Eppure, Alemanno in cinque anni è riuscito ad accumulare quasi un miliardo di debiti in più. È del tutto evidente che è questo ciò ce stanno pagando i cittadini oggi. In cambio, cerchiamo di dare dei servizi degni di questo nome. L’azione che il sindaco Marino ha iniziato a fare sulle municipalizzate, tagliando i raccomandati, i dirigenti ce erano lì solo perché amici di qualche potente, va in questa direzione. È un lavoro molto lungo, ma credo che si sia imboccata la strada giusta.


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