Le scelte della nuova amministrazione degli Stati Uniti, come previsto, pesano sull'economia globale. La guerra commerciale avviata da Donald Trump, infatti, sta provocando un impatto sulla crescita, come confermato dalle previsioni della Commissione europea.
L'organismo esecutivo di Bruxelles ha spiegato che l'imposizione di dazi doganali produrrà una notevole contrazione delle attività commerciali ed economiche a livello mondiale. Di conseguenza, al termine del biennio 2025-2026 il prodotto interno lordo globale potrebbe subire una contrazione dello 0,4 per cento.
Il commissario Dombrovskis: "L'Ue è il luogo stabile in cui investire”
Il commissario europeo all'Economia, Valdis Dombrovskis, ha tuttavia spiegato che l'Unione europea resta "il posto giusto in cui investire". Ciò benché la situazione complessiva resti particolarmente fluida: “Queste previsioni non tengono conto degli effetti indiretti, come nel caso dei cali di fiducia da parte degli investitori, o la volatilità dei mercati”. Proprio in questo quadro, però, l'Ue può rappresentare, secondo Dombrovskis, “un'area stabile, solida e prevedibile per fare affari”.
Per quanto riguarda in particolare l'Italia, Bruxelles ha rivisto al ribasso la crescita alla fine del 2026 di un quarto di punto percentuale: si rimarrà su un +0,7 per cento nel 2025 (ovvero uno 0,3 per cento in meno rispetto alle previsioni di sei mesi fa), e su un +0,9 per cento nei dodici mesi successivi.
Ciò basandosi su un'ipotesi di dazi imposti dagli Stati Uniti costituiti da un 10 per cento reciproco e un 25 per cento su determinati comparti (automotive, acciaio e alluminio). È tuttavia possibile che l'Ue e Washington raggiungano un accordo che possa evitare la guerra commerciale; in caso contrario, la maggior parte degli effetti si produrrà il prossimo anno.
Secondo la Commissione europea in Italia la crescita potrà essere sostenuta dalla domanda interna, soprattutto grazie agli investimenti legati al Pnrr. Al contempo, le previsioni sull'inflazione indicano un 1,8 per cento nel 2025 e un 1,5% nel 2026.
Undici Paesi Ue al di là del 3 per cento nel rapporto deficit/Pil nel 2024
Dombrovskis si è poi soffermato sulla questione del deficit, indicando come undici Paesi dell'Unione europea presentino un disavanzo superiore al 3 per cento nel 2024. Si tratta di Belgio, Spagna, Francia, Italia, Malta, Austria, Slovacchia, Finlandia, Ungheria, Polonia e Romania: “Tale numero è destinato a rimanere stabile nel 2025”, ha precisato il commissario, secondo il quale, però, i dati dovrebbero registrare un miglioramento nel 2026.
La Germania, la prima economia del Vecchio Continente, dovrebbe vivere, come previsto, una fase di stagnazione quest'anno, con crescita zero. Bruxelles prevede però un rimbalzo nei dodici mesi successivi, al termine dei quali si dovrebbero raggiungere un +1,1 per cento. Sempre stando alle previsioni dell'organismo esecutivo dell'Unione europea, in Francia il prodotto interno lordo crescerà dello 0,6 per cento nel 2025 e dell'1,3 per cento l'anno successivo.
Per la Spagna si parla, nei due anni di riferimento, di un +2,6 e +2 per cento; i Paesi Bassi dovrebbero registrare aumenti dell'1,3 e dell'1,2 per cento. Al di fuori dell'Eurozona, Polonia e Romania vedranno le loro economie crescere attorno del 3,3 per cento e dell'1,4 per cento di qui alla fine dell'anno in corso.
Borse deboli, anche per la decisione di Moody's di non confermare la "tripla A" al debito degli Stati Uniti
I ritocchi al ribasso nelle previsioni economiche europee hanno provocato un avvio debole da parte delle principali piazze finanziarie. Sulle quali è pesata anche la decisione della agenzia di rating Moody's di non confermare la "tripla A" al debito pubblico degli Stati Uniti, giustificando la decisione con queste parole: “Non crediamo che si possano ottenere riduzioni di spesa e di deficit con la legge di bilancio attualmente in discussione”.