Dopo quasi due mesi a Gaza nelle mani di Hamas, gli ostaggi israeliani liberati finora non hanno ancora parlato con i media ma tramite i loro familiari sono filtrate informazioni sulle loro condizioni di vita durante la prigionia. Poco cibo, ore per andare al bagno, difficili condizioni di vita dentro i tunnel mentre per chi è stato tenuto in nascondigli in superficie c'era anche il timore per i bombardamenti. Adina Moshe, 72 anni, "ha dovuto adattarsi alla luce del sole" perché era rimasta nell'"oscurità più completa" per settimane, ha raccontato la nipote Eyal Nouri, aggiungendo che fino all'ultimo non sapeva che sarebbe stata rilasciata, anzi quando sono state spostate temeva che sarebbero state giustiziate e solo quando ha visto la Croce Rossa "si è resa conto che quelle orribili sette settimane erano finite". Yair Rotem, zio della 12enne Hila Rotem Shoshani rilasciata ieri, ha riferito che doveva continuare a ricordarle che non aveva bisogno di sussurrare: ai sequestrati dicevano in continuazione "di sussurrare e di stare zitti, quindi continuo a dirle che ora può alzare la voce". Keren e Ruthie Munder hanno perso circa 7 kg in 49 giorni di prigionia: il cibo c'era in modo irregolare, si sono nutrite principalmente di riso e pane, a volte c'era solo una pita. E' quanto ha raccontato ai media una loro parente, Merav Raviv, precisando che hanno dormito su sedie messe in fila e a volte dovevano attendere ore per poter andare in bagno. Se le condizioni fisiche degli ex sequestrati sembrano essere per la maggior parte buone - tranne due casi, gli altri sono in grado di camminare e parlare normalmente - diverso e' il peso psicologico dell'orrore vissuto e le autorità hanno messo a disposizione consulenti psicologici e altri tipi di sostegno