Stipendi docenti. Dopo le polemiche sulla differenziazione regionale resta il problema. Quelli italiani sono tra i Paesei europei con PIL simile gli stipendi più bassi fra i docenti europei?

di redazione 29/01/2023 CULTURA E SOCIETÀ
img

Il dibattito sugli stipendi degli insegnanti ha portato nuovamente il tema al centro del dibattito. La verità, come sappiamo, è che lo stipendio degli insegnanti è basso, rispetto alla media europea ma anche rispetto alla media del resto della PA.

Messa in standby questa ipotesi a causa del putiferio scatenato su quotidiani e social network, sul tavolo della discussione rimane un dato di fatto assai preoccupante: ad oggi è ormai assodato come il compenso del corpo insegnante in Italia sia il più basso di quasi tutto il continente europeo. I nostri professori guadagnano in media molto meno dei loro corrispettivi in Olanda, in Belgio e in Germania.

Ma il confronto è impietoso anche con Paesi che vantano un Prodotto interno lordo molto più simile al nostro, come la Francia e la Spagna. Al momento fanno peggio di noi solo gli Stati dell’Est Europa (in particolare Estonia, Polonia e Repubblica Ceca), la Grecia e Malta, ma le differenze verranno presto colmate se gli stipendi dei nostri docenti non verranno adeguati a breve ai nuovi parametri imposti dall’inflazione in costante crescita.

A fotografare la situazione ci ha pensato l’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), che ha reso noto l’ultimo rapporto annuale sullo stato dell’educazione nei Paesi sviluppati. Per redigere il report sono stati presi in rassegna gli stipendi degli insegnanti di scuola elementare e media di tutti i 27 Stati membri: i risultati per l’Italia sono mortificanti e mostrano come l’esigenza di affrontare il problema sia ormai divenuta davvero troppo urgente.

Un docente di scuola primaria, da Nord a Sud, guadagna in media 36.800 euro annui, mentre in Francia il valore medio nei dodici mesi è di 39.417 euro. La cosa peggiora se il confronto viene effettuato con l’Olanda (60.019 euro annui) e la Germania (74.937 euro annui), mentre la media dell’Unione europea si ferma a quota 42.599 euro annui. Lo stesso rapporto di forza vale per gli stipendi annui degli insegnanti di scuola secondaria di primo grado (le scuole medie):

  • Italia – 39.463 euro
  • Francia – 44.365 euro
  • Spagna – 44.963 euro
  • Olanda – 72.869 euro
  • Germania – 82.569 euro
  • Media in Unione europea – 45.015 euro.

Guardando i dati di Eurydice, il confronto con l’Europa è impietoso. Partendo dalla scuola dell’infanzia e primaria, un docente guadagna in media 29.490 euro all’anno. I colleghi portoghesi arrivano a 30.881 euro lordi all’anno. In Danimarca, invece, un insegnante della primaria guadagna 65.227 euro.

Alla scuola secondaria in Italia si arriva a guadagnare 33.811 euro lordi annui, ma se si guarda Eurydice si vede che lo stipendio è decisamente più basso rispetto ad un docente francese, che arriva a 45.505. Addirittura i colleghi tedeschi guadagnano il doppio, 73.557 euro.

Ma il problema da sempre segnalato non è solo l’importo ad inizio carriera e i primi anni ma la mancata progressione: in Italia, alla fine della carriera si arriva a guadagnare il 48,7% in più che all’inizio. In Germania l’incremento arriva al 30,5% in più a fine carriera ma il livello di partenza è sensibilmente più alto. In Francia, invece, il divario tra lo stipendio di ingresso e quello prima della pensione è enorme, con una crescita del 71,6%.

 
LA POLEMICA SUGLI STIPENDI DIFFERENZIATI
 

La proposta delle regioni riportata dal Ministro Valditara di aumentare gli stipendi degli insegnanti che lavorano al Nord crea un altro scontro politico, con l’opposizione in rivolta. Idea che piace invece ai dirigenti scolastici dell’ANP.

Io credo che il contratto nazionale non verrà toccato, non ritengo nemmeno che sia una richiesta delle Regioni, semmai la richiesta delle Regioni è consentire maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto”, ha detto il ministro dell’Istruzione e Merito, Giuseppe Valditara, intervistato sull’autonomia nell’ambito di un webinar di Pwc. “Le sfide dell’autonomia sono altre – aggiunge – non mettere in discussione il contratto regionali”.

In una nota, poi, il ministro ha precisato: “Non è mai stato messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud; ho solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e regioni si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate in favore di docenti e personale scolastico”.

Infatti, l’altra proposta di Valditara è proprio quella di finanziare tramite la scuola per pagare di più gli insegnanti: “Dobbiamo lanciare una grande sfida, dobbiamo trovare forme nuove di finanziamento alla scuola, che coinvolgano magari anche il privato, oltre ovviamente al governo che deve fare la sua parte. La scuola deve diventare la priorità per la società, non solo per il governo”.

Già questo avviene, soprattutto alle superiori e alle tecniche professionali”, osserva ancora Rusconi che aggiunge: “Bisogna vedere le condizioni in cui il privato entra, ma le scuole hanno bisogno di fondi, le risorse a disposizione degli enti locali non sono molte. E le scuole dovrebbero avere lo statuto di Fondazioni per avere celerità nello svolgimento dei lavori e risparmio nei costi“.

L’opposizione si compatta su questo tema. Il M5S dice:  “Valditara getta la maschera e descrive a chi avesse ancora qualche dubbio il modello che vuole realizzare questo governo: la scuola delle disuguaglianze. Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico”.

Anche il PD si schiera nettamente contro le proposte del Ministro: “Sarebbe una scelta politica molto grave aumentare i salari su base territoriale e quindi solo per alcuni docenti. Valditara non crei insegnanti di serie A e di serie B e, soprattutto, non divida il Paese e la scuola come, tra l’altro, la proposta di autonomia del suo collega Calderoli sta provando a fare. Il Ministro si preoccupi – piuttosto – di trovare le risorse per aumentare le retribuzioni di tutti i docenti in linea con gli stipendi europei visto che da quando è al governo l’unica cosa che ha fatto è aumentare le risorse per i suoi staff“. Così Simona Malpezzi, presidente dei senatori del Pd.

L’idea di Valditara viene legata al progetto di autonomia differenziata promossa dalla Lega. Secondo la segretaria della Cisl Scuola Ivana Barbacci, “va fatto salvo il contratto nazionale ma già oggi le Regioni possono assegnare alle scuole risorse per il personale“, afferma. “Noi – aggiunge – siamo drasticamente contrari all’autonomia differenziata: il contratto nazionale e il sistema di istruzione devono rimanere nazionali ma le Regioni, già oggi a normativa invariata, possono sostenere le scuole in particolari progetti, fornendo incentivi in termini di personale e di progetti a sostegno a dell’offerta formativa“. 

Il combinato disposto tra ingresso dei privati e disarticolazione del sistema contrattuale è la distruzione della scuola pubblica, è la cosa peggiore che si può fare. Siamo pronti a mettere in campo ogni mobilitazione se questa sarà confermata come proposta“, aggiunge.

Nel frattempo abbiamo il responso del sondaggio condotto da Orizzonte Scuola proprio su questo tema: i docenti vogliono stipendi più alti per quanti lavorano in regioni con un costo della vita più alto. Il parere positivo conta il 54,67% dei votanti, ma con le dovuta precisazione che una piccola percentuale (il 10,10%) chiede un aumento solo per quanti sono costretti a viaggiare o ad affittare una casa perché provengono da fuori.



Ti potrebbero interessare

Speciali