Hackerati sistemi di abitazioni, spogliatoi di piscine e palestre o studi medici. Spiavano la vita intima di centinaia di persone

di redazione 08/06/2022 TUTTI
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Spiavano la vita intima di centinaia di  privati cittadini, bambini compresi, hackerando i sistemi di videosorveglianza installati nelle loro abitazioni, negli spogliatoi di piscine e palestre o negli studi medici. Poi vendevano le chiavi di accesso alle immagini per poche decine di euro, consentendo a migliaia di utenti di spiare le persone e le loro vite. Per pubblicizzare le immagini utilizzavano una chat su Telegram in cui pubblicavano spezzoni di pochi secondi dei video. I gruppi, attivi dal 2019, contavano diverse centinaia di iscritti nella sezione 'vip', mentre il gruppo 'premium' aveva circa 2mila utenti. Sono 11 le persone indagate in tutta Italia dalla polizia postale, membri di due diversi  gruppi criminali.

L'accusa è di associazione per delinquere e accesso  abusivo a sistema informatico e per ora non si è proceduto per  pedopornografia. Ma le indagini, durate oltre un anno e che si sono  concluse con dieci perquisizioni eseguite su tutto il territorio  nazionale, procedono anche in quella direzione.

Gli investigatori della polizia postale di Milano e del Servizio  polizia postale e delle comunicazioni di Roma, coordinati dalla  Procura di Milano, hanno scoperto la rete dopo la segnalazione di un  cittadino e l'arresto di un uomo accusato di pedopornografia  nell'ambito della collaborazione con la polizia neozelandese.

Gli indagati, dieci italiani e un cittadino ucraino, senza precedenti  specifici e di età compresa fra i 20 e i 56 anni, avevano tutti  abilità informatiche elevate. Nei due gruppi, per uno dei quali si  configura l'associazione per delinquere, ogni indagato aveva ruoli  definiti: alcuni cercavano in rete impianti di videosorveglianza  connessi ad internet e, una volta individuati, li attaccavano,  riuscendo in alcuni casi a scoprire le password dei videoregistratori  digitali. Altri, invece, valutavano gli ambienti inquadrati e la  qualità delle riprese, per selezionare le telecamere puntate su luoghi particolarmente intimi, come bagni e camere da letto, per spiare le  vittime durante rapporti sessuali o atti di autoerotismo.

Altri membri del gruppo, poi, attraverso 'vetrine'  online create ad hoc, su Telegram e Vkontakte, la cosiddetta versione  russa di Facebook, le mettevano in vendita sulla rete. Con soli 20  euro gli utenti potevano accedere alle immagini e, con l'aggiunta di  altri 20 euro, potevano diventare clienti 'vip', con l'accesso alle  riprese in diretta di alcune telecamere selezionate. Le chat aperte  contavano oltre 10mila utenti e quelle premium circa 2mila.

Il procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, in conferenza stampa ha parlato di un "fenomeno particolarmente diffuso che sta emergendo.  Da una parte c'è la capacità di reperire queste immagini e dall'altra  un mercato attento e pronto a recepire e pagare". I due gruppi, attivi da quasi tre anni, "hanno creato un business sulla morbosità delle  persone per le immagini rubate di vita privata". I soldi raccolti,  oltre 50mila euro in criptovalute nel caso di uno dei due gruppi,  venivano reinvestiti nell'acquisto di software sempre più aggiornati  per effettuare attacchi informatici.

Le telecamere private era spesso utilizzate come babymonitor, puntate  dai genitori nelle stanze dei figli per monitorarli, ma usate dagli  hacker anche per spiarli nudi. "Visionare e detenere immagini di  bambini è un reato molto grave e arriva alla pedopornografia", ha  spiegato la procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella. "Chi le  ha anche superficialmente visionate o detenute incorrerà in gravi  sanzioni". Gli agenti hanno sequestrato dieci smartphone, tre  workstation, cinque pc portatili, 12 hard disk e svariati spazi cloud, per una capacità di storage complessiva di oltre 50 Terabyte. Sono  stati inoltre sequestrati tutti gli account social utilizzati dagli  indagati per il compimento delle condotte delittuose e diverse  migliaia di euro, anche in criptovaluta.



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