Il caso Marino presenta scenari di ribaltamenti imprevedibili

di Mario Benemeglio 27/10/2015 ROMA
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Il sindaco si dimette, il sindaco non si dimette, molto probabilmente lo sapremo il 2 novembre quando non saranno più possibili rinvii. Al momento qualsivoglia pronostico potrebbe essere smentito nel giro di poche ore.

Marino non vuole deludere i suoi sostenitori. “Ritiro le dimissioni, solo così è possibile una vera discussione”. E’ l’unico modo per andare alla conta e costringere i 48 Consiglieri comunali ad assumersi dichiaratamente le proprie scelte. Dopo che i tentativi di incontrare Renzi si sono rivelati fallimentari per l’indisponibilità del premier.

Le dimissioni senza un dibattito in aula consentirebbero ai Consiglieri dem di non esprimersi né a favore né contro. Posizione eccessivamente comoda che alienerebbe qualsiasi responsabilità di giudizio. Inaccettabile per il sindaco, e non solo. Il primo cittadino è determinato a presentarsi a un confronto politico per  costringere i Consiglieri della sua maggioranza a sfiduciarlo.

Al momento il suo ripensamento sulle dimissioni urterebbe contro la muraglia eretta da Orfini. Il commissario del PD romano ha inaspettatamente mostrato il suo volto decisionista. Ha raccolto il consenso dei Consiglieri democratici e porge a Marino diciannove voti a lui sfavorevoli.

Però si deve raggiungere quota 25. E qui si presenta la confusione totale sulle varie intenzioni di voto che rende lo scenario continuamente ribaltabile. E qui qualche calcolo malizioso del sindaco non è mancato. Da 19 a 25 mancano 6 voti. Come agguantarli? Babilonia generale. Veniamo alla maggioranza. Un voto a favore dal Centro Democratico. I 5 della lista Marino sono indisponibili. Ai 4 di SEL si pone un problema etico. Rifiutano di votare le dimissioni perché non posso associarsi a Fratelli d’Italia.Si potrebbe sperare su due indecisi della lista Marchini e un indeciso del gruppo misto e i 2 di Fratelli d’Italia. Una formazione composita che potrebbe afferrare il numero 25.

Forza Italia, Cinque stelle e l’opposizione al completo spediscono un messaggio inequivocabile: Marino deve presentarsi nell’Aula Giulio Cesare e lì deve essere sfiduciato o confermato. Eventuali manovre di partito sono categoricamente escluse. Nessun aiuto o compromesso con la maggioranza.

Come è facilmente riscontrabile il PD è in serie difficoltà. Un ulteriore problema si aggiunge ai travagli dei dem. Uno scontro senza quartiere tra Orfini e l’on.Miccoli, dello stesso partito. Il commissario accusa il deputato di essere un accanito difensore del sindaco e di essere stato un pessimo segretario del PD romano. Gli imputa di aver lasciato 2,6 milioni di debiti. Miccoli replica furioso che “si tratta di un debito consolidato nel tempo e che il PD cittadino ha in parte ereditato dai vecchi DS”.

Aspettiamo la prossima puntata.


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