Sinodo della Famiglia. La Chiesa del Terzo Millennio andrà incontro alla società?

L'assemblea, divisa, discute di famiglie, unioni civili, adozioni, gay. Gli ambienti vicini al Papa premono per un radicale rinnovamento

di Rosanna Pilolli 17/10/2014 CULTURA E SOCIETÀ
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E’ stata appena presentata nella Sala-stampa della S.Sede la “Relazione dopo la discussione” della prima settimana di lavori del Sinodo straordinario dei Vescovi sulla famiglia. E subito sono emersi i pareri contrastanti dei partecipanti sui delicati problemi esposti.

Una Chiesa in ascolto delle famiglie dei credenti e dei non credenti calata nella società di oggi con tutte le situazioni che la realtà contemporanea comporta. Questo il tema.  Una Chiesa aperta oppure l’opposizione a questa Chiesa. “No ad una comunità per tutte le stagioni”. I padri più conservatori si appellano alla legge immutabile che esclude tout court i divorziati risposati, i gay, le unioni di fatto dall’accoglienza piena nella comunità in  Cristo. La logica vincente non sembra quella del “tutto o niente” ma dell’attenzione alle sfumature, alle diversità, alle complessità delle situazioni. Certamente dall’Enciclica di Paolo VI  “Humanae vitae” del 1965  che istituiva il Sinodo  sono emersi, ad oggi,  nuovi modi di vivere da parte anche dei fedeli. Occorreva quindi per una Chiesa all’altezza del nostro tempo conoscere e valutare le situazioni difficili e piene di sofferenza. Le esclusioni e i rifiuti.  Il fine quello di poter accogliere senza infrangere i valori fondanti del cristianesimo, ogni uomo e permettergli di proseguire con lui la strada impervia della croce del Nazareno, Sinodo infatti  significa cammino insieme Indica nella vita di alcune chiese cristiane la riunione di rappresentanti locali per raggiungere il consenso attorno ad argomenti di fede o di natura pastorale. Un tragitto che il Papa Francesco ha voluto estendere  anche ai singoli fedeli in una larghissima partecipazione democratica. Ognuno di noi avrebbe potuto inviare le proprie proposte sul documento prodotto lo scorso anno, direttamente al Vaticano.

Secondo il Codice di diritto canonico il Sinodo è formato dai vescovi sotto la diretta autorità del Pontefice.  Non dispone del  potere deliberativo, non decide sui temi dei quali si occupa. E’ organismo consultivo.. Le conclusioni alle quali perviene offrono lo spunto al Papa per la sua esortazione apostolica finale.

La Chiesa del Terzo Millennio è dunque impegnata nella  più grande consultazione democratica per aprirsi davvero al mondo attuale fuori da ogni “spiritualità cosmetica”, lontana dalle ipocrisie e dalle chiusure. Una ricerca profonda della realtà attuale è stata avviata lo scorso anno con l’invio di un questionario di trentotto domande a tutti i vescovi del mondo e da questi a loro volta trasmesso ai parroci delle Chiese locali per la preparazione del Sinodo. Gli argomenti  come si è detto, i più delicati nella vita  di  milioni di cattolici. Il titolo del documento preliminare è indicativo dei temi che saranno affrontati:”Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto della evangelizzazione”. Dunque la famiglia del nostro tempo. Fin dalla comunità cristiana dei primi secoli dopo Cristo la famiglia è stata identificata dalla nuova religione come il luogo dell’amore, del perdono e della solidarietà più profonda tra mogli e mariti, genitori e figli. Nel corso dei secoli la Chiesa è spesso intervenuta sul tema delle comunità fra uomini e donne e oggi anche fra persone dello stesso sesso. Sull’argomento la Chiesa è sempre rimasta ferma sui propri valori sedimentati nel tempo quando la società e i costumi dei cittadini erano completamente diversi a quelli attuali. Oggi tuttavia nuove situazioni  si sono affermate anche tra i cattolici. Molti soffrono per che l’esclusione al posto dell’accoglienza cristiana. La famiglia tradizionale si è allargata, molti divorziati cattolici si sono risposati e per ora sono esclusi dai sacramenti. La stampa ha riportato lettere addolorate di credenti scacciati dal compito di madrina o padrino di battesimo dei figlioletti di parenti o di amici appunto perché divorziati e risposati civilmente o perché conviventi di fatto, o addirittura gay. 

Ognuna di queste situazioni può presentare tipicità proprie, motivazioni che l’hanno determinata.  Non merita lo stesso trattamento. Molti credenti hanno subito il divorzio, molti già divorziati e risposati sono diventati vedovi o vedove nel tempo. E moltissimi si sono sottratti a storie di violenza domestica, di incuria, di adulterio continuato. E di altro. E che dire delle persone gay. Giusto il riconoscimento del loro apporto spirituale, giusta l’  accoglienza nei termini della fraternità cristiana.  I Padri sinodali hanno finora espresso, come si diceva, pareri di contrasto. Alle aperture con riammissione ai sacramenti dopo un periodo penitenziale per i divorziati risposati, per le unioni di fatto, le cosiddette unioni imperfette è corrisposta una visione meno aperta e meno attuale. Un ingresso chiuso. Altri problemi relativi ai gruppi familiari cercano soluzioni: l’apertura alla vita, l’educazione dei figli nati da unioni di fatto e da coppie gay. Argomenti sensibili per tutti.  La Chiesa vuole aprire una porta ha detto il Papa. che può essere spalancata soltanto dalla forza del perdono e dell’amore. Il Nazareno accoglieva i poveri, gli emarginati e gli ultimi della terra. Portando il perdono Perfino sul legno della croce. Nelle sue parabole il pentimento non giungeva mai prima del perdono. ma dopo. Solo l’assoluzione, infatti che è accoglienza e amore cristiano, rende possibile la coscienza di sé e quindi il pentimento.

 

 

 

 



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