Pedofilia. La nuova chiesa di Papa Francesco contro gli orchi in tonaca

Papa Bergoglio deciso a "risolvere" il tema scottante dei preti pedofili

di Rosanna Pilolli 29/03/2014 CULTURA E SOCIETÀ
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Ancora un passo avanti, a tutto campo, sul fronte della pedofilia. Dopo la conferma del Senato italiano alla “Convenzione per la protezione dei minori” già siglata a Lanzarote, si è messa in moto anche la Chiesa cattolica per scacciare dal suo interno quel “peccato” odioso insinuatosi tra le sue mura. E’ stata infatti istituita formalmente dal Papa Francesco la “Commissione per la tutela dei minori” annunciata in conferenza-stampa nell’ultimo scorcio dell’anno scorso. Una esigenza pressante determinata  dagli  scandali che avevano coinvolto la Chiesa americana e  rinforzata  nel “G8” dei cardinali riuniti per  la Riforma della Curia romana.

La scoperta degli episodi di pedofilia all’interno di una delle maggiori  istituzioni religiose, era esploso, com’è noto, a Boston, avviato dal quotidiano “The Boston Globe” che con una serie di inchieste ha portato in piena luce  la condanna di John J. Geoghan, prete responsabile di violenza carnale su una bambina di dieci anni. Il giornale aveva poi continuato con la pubblicazione dei resoconti di denunce, condanne, dimissioni e “insabbamenti”   effettuati, secondo la pubblicazione,  dal clero cattolico.  Gli episodi si erano verificati nel 2002 ed erano continuati fino al 2010.

 Le legislazioni civili degli Stati sono sempre stati severe nei confronti della pedofilia considerata un reato grave al quale si sono aggiunti, negli anni, gli ulteriori crimini di pedopornografia cartolare e via web, di istigazione e di adescamento.  La legge italiana vigente considera pesantissimo il reato di pedofilia che è perseguibile nel nostro Paese anche se è stato commesso all’estero. Previsto l’arresto in flagranza di reato, e la possibilità di intercettazioni nei confronti di individui fortemente sospetti o recidivi. Il crimine si è esteso ai navigatori di internet, ai turisti sessuali, ai fruitori e venditori di materiale pedopornografico.

 La Chiesa cattolica aveva preso nei confronti degli “orchi in tonaca” misure, secondo il diritto canonico giudicate dai media a suo tempo troppo blande e per così dire troppo “interne”. I colpevoli sarebbero stati protetti dal silenzio di mancate denunce alle autorità civili e colpiti soltanto con trasferimento e, nei casi più gravi, con la “riduzione allo stato laicale”. Nel 2003, infatti, Giovanni Paolo II  aveva rimosso dalla sua carica e trasferito a Roma il cardinale di Boston Bernard Francis Law  accusato di aver permesso a numerosi preti, incolpati di atti di pedofilia, di continuare l’esercizio delle proprie funzioni. Il cardinale si dimise chiedendo perdono alle vittime e consegnando all’autorità giudiziaria i nomi di 90 sacerdoti. Benedetto XVI nella sua forte campagna contro la pedofilia aveva mandato a casa, “spretato”. un numero imponente di preti. Francesco non intende fare passi indietro e affrontare così la difficile questione in modo radicale.

Nella Commissione da lui voluta fortemente, composta da un primo gruppo di otto elementi, quattro donne e quattro uomini, è presente anche l’irlandese Marie Collins che in passato, da bambina, è stata vittima di abusi sessuali. Questa prima compagine ha la funzione di stabilire compiti e competenze, di proporre altri componenti valutandone le personalità e il senso etico e di responsabilità.

Un provvedimento che arriva a breve distanza dalla riduzione allo stato laicale, prima ancora della sentenza definitiva del Tribunale di Como, di “don” Marco Mangiacasale, un prete quarantanovenne di S.Giuliano di Como condannato anche in appello a tre anni cinque mesi e venti giorni di reclusione per una serie di episodi di violenza sessuale su adolescenti di 12 e 13 dopo la denuncia partita da una delle  “ragazzine” che si era confidata con i genitori.  

Il tema della pedofilia interna alla Chiesa cattolica aveva destato forti preoccupazioni internazionali. La scorsa estate  la Commissione per i diritti del fanciullo dell’ONU aveva chiesto alla Santa Sede la presentazione di un dettagliato rapporto sugli abusi sessuali commessi da religiosi in tutto il mondo. Alla risposta del Vaticano la Commissione ONU replicava riconoscendo l’azione della Chiesa cattolica ma rilevando ancora difetti e incertezze. Infine la polemica si concludeva con l’ultima risposta della S.Sede che assicurava la continuazione del proprio impegno a difesa e protezione del fanciullo in linea con i principi della Convenzione e secondo i valori morali e religiosi della dottrina cattolica. Ora,  dal gruppo istituito dal Papa Francesco i credenti di tutto il mondo si aspettano la fine di ogni silenzio e una  tolleranza zero nei confronti di uno dei mali più vergognosi penetrato anche in modo subdolo e sorprendente nelle coscienze indirizzate all’esercizio del “sacro”.  

 



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