Il mio corpo vi seppellirà

L'unità d'Italia rivisitata in chiave western/pulp con un tocco femminista in un solido film di puro genere.

di EMILIANO BAGLIO 09/04/2021 ARTE E SPETTACOLO
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Disponibile in streaming su Chili, Prime Video, Rakuten Tv, Google Play, Timvision, Infinity

 

1860, le truppe piemontesi agli ordini di Vittorio Emanuele II sono giunte in Sicilia dove devono scontrarsi sia con i soldati borbonici che con i briganti.

Anche noi abbiamo avuto la nostra frontiera e per ricordarcelo ci voleva Giovanni La Pàrola con il suo Il mio corpo vi seppellirà che parte da un’idea di fondo tanto semplice quanto geniale; trattare il periodo risorgimentale in chiave western.

Il risultato è un solido film di genere la cui preoccupazione principale è l’intrattenimento del pubblico, senza per questo rinunciare ad immettere nella trama tematiche più al passo con i tempi.

Certo vi sono piccoli momenti d'inciampo.

Il limite maggiore dell’opera di La Pàrola è una sceneggiatura che alterna continuamente improvvisi salti temporali e che rischia di apparire confusa.

Lo stesso dicasi per alcuni stratagemmi narrativi, primo tra tutti la sequenza in cui le brigantesse rievocano il proprio passato attorno ad un fuoco o alcuni tocchi comici, soprattutto nell’ultima parte, che stonano con il carattere generale della pellicola.

Ma sono piccoli difetti che non inficiano minimamente il risultato finale.

Il mio corpo vi seppellirà è l’ennesima conferma che, finalmente, anche nel nostro paese si sta ricominciando a fare cinema popolare e di genere capace di avere un respiro, uno sguardo ed ambizioni aperte al mercato internazionale senza per questo rinunciare alle sue specificità.

Insomma si può fare un western moderno, pulp, violento e “femminista” che affondi le sue radici nella nostra storia senza scimmiottare per forza modelli esteri.

Il che non vuol dire che La Pàrola non citi apertamente altri registi, primo tra tutti Tarantino al quale ruba il look di Lucia (Margareth Madè) riprendendo quello di Daryl Hannah in Kill Bill (a sua volta copiato da Thriller di Bo Arne Vibenius) in un gioco infinito di omaggi.

Due sono i personaggi al centro della vicenda.

Da una parte c’è Murat (Giovanni Calcagno), un ufficiale borbonico fatto prigioniero dal Colonnello Romano (Guido Caprino) e costretto a collaborare con l’esercito piemontese.

Dall’altra c’è Errè (Miriam Dalmazio), recuperata semimorente da un sarto.

La giovane ragazza, dopo una serie di peripezie, si unirà alla banda delle Druide composta da Maria (Antonia Truppo), Ciccilla (Rita Abela) e la già citata Lucia.

Donne brigantesse che si sono ribellate innanzitutto al potere patriarcale.

Chi facendosi strada a colpi di evirazione come Ciccilla, chi sparando in faccia all’odiato sposo imposto dal proprio padre come Lucia.

Il mio corpo vi seppellirà è letteralmente dominato da questi quattro caratteri femminili forti, fieri ed indipendenti; quattro donne costrette a scegliere la via dei monti e del brigantaggio per sfuggire ad un potere maschile incarnato da padri padroni e fattori stupratori.

Insomma il film di La Pàrola è un western femminile e femminista.

Ovviamente i destini dei vari protagonisti sono legati tra di loro ed avranno modo di scontrarsi in un finale epico degno di un vero western.

In mezzo La Pàrola riesce a dirigere un grande film d’azione, tra sparatorie, inseguimenti in diligenza, furti, saccheggi e stalli alla messicana, capace anche di far passare in secondo piano il budget ridotto.

Il risultato è una storia di vendetta e riscatto realizzata con il piede sull’acceleratore mentre il sangue scorre a fiumi.

Il mio corpo vi seppellirà non ha nessuna remora nel mostrare tentati stupri, fustigazioni, omicidi ed infanticidi, le già citate evirazioni oppure cuori strappati vivi dal petto.

Magari qualcuno storcerà il naso davanti a tanta violenza mostrata così esplicitamente.

Qualcun altro lamenterà la scarsa credibilità storica, come se in un film di finzione, per giunta un western, questo possa essere un problema.

Da parte nostra, invece, ci sentiamo di difendere a spada tratta questa descrizione dell’unità d’Italia fatta di personaggi sporchi e laidi; di matrimoni combinati e proprietari terrieri che violentano giovani donne, di colonnelli impotenti e sadici e soldati ubriaconi, di duelli all’ultimo sangue e di morti ammazzati.

Per risollevare il nostro cinema ce ne vorrebbero di più di film così.

 EMILIANO BAGLIO



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