Autismo e Covid. Come la pandemia cambia e peggiora la vita di migliaia di autistici

di redazione 02/04/2021 CULTURA E SOCIETÀ
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Isolamento domiciliare, impossibilità di vedere le espressioni del viso dell'interlocutore, assenza di fisicità, stravolgimento della routine: il Covid-19 ha radicalmente peggiorato la vita di chi soffre di autismo, condizione che in Italia colpisce circa 80.000 persone, mentre 270.000 hanno una diagnosi di disturbi dello spettro autistico.
    A fare il punto, in occasione della Giornata Mondiale per la Consapevolezza sull'Autismo che si celebra il 2 aprile, è la Federazione dei Logopedisti Italiani (Fli), figure chiave in grado di aiutare a stimolare abilità fondamentali per la crescita.

Essere autistici ai tempi del Covid è roba complicata assai, se si considera che la solitudine è portata allo stremo, che pochi o del tutto assenti sono i contatti con l’esterno, così come le occasioni di un percorso fatto insieme ad altri e grazie agli altri. Oggi, 2 aprile, ricorre la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo e un dato è certo: le famiglie sono sole e abbandonate da oltre un anno.

 

Questa è la situazione di chi ha in casa una persona autistica, aggravatasi con i continui lockdown, con l’apri e chiudi delle scuole e dei Centri diurni per gli adulti, chiusure che hanno provocato nelle persone autistiche privazioni con pesanti conseguenze per la loro fragile condizione, perdendo così anche i frutti di anni di terapie.

    "A causa della pandemia la persona con autismo si è trovata catapultata in un mondo in cui sono cambiate le modalità interattive - spiega Sara Isoli, docente di logopedia all'Università di Verona e Padova -. Pensiamo solo alla mancanza di contatto fisico, o alla necessità di interagire con la mascherine, privando il paziente di un importante canale comunicativo come quello della lettura delle espressioni.
    Inoltre si sono modificate routine quotidiane: apertura e chiusura di scuole; spazi resi inaccessibili; interruzioni delle terapie e degli sport; lunghi periodi di isolamento a casa". Per questo nei periodi di lockdown si sono verificati anche diversi casi di regressione. "I disturbi legati all'autismo spesso si accompagnano a selettività alimentare - aggiunge Tiziana Rossetto, presidente Fli - ovvero al rifiuto di alcune varietà dei cibi, per via della loro consistenza, gusto, odore, colore, forma. Nei periodi di confinamento domestico molti bambini sono tornati a mangiare un numero minore di cibi, perdendo competenze faticosamente conquistate". In questo contesto, il logopedista ha svolto un ruolo importante nel sostenere le famiglie. Ma ha anche dovuto adattare il proprio intervento alle restrizioni dovute alla pandemia, attivando forme di tele-riabilitazione in equipe multidisciplinare. 

 

"Basti pensare agli effetti che misure come quelle del distanziamento e delle limitazioni dei contatti sociali possono avere sulle persone affette da disturbi dello spettro autistico - aggiunge - così come sulle loro famiglie, già fortemente gravate da molte difficoltà. Le necessità legate alla cura e, soprattutto, all'assistenza delle persone autistiche e alla loro qualità della vita, non possono essere mai sospese o momentaneamente accantonate. Non basta ribadire l'importanza, in una democrazia, di non lasciare mai indietro le persone più vulnerabili. Occorre anche porre in essere, come ci chiede espressamente la nostra Costituzione, misure effettive di integrazione e solidarietà. Questa Giornata ci richiama dunque a rinnovare l'impegno delle Istituzioni a garantire un concreto sostegno alle persone affette da autismo e ai loro familiari destinando risorse adeguate all'assistenza e alla piena integrazione nella vita sociale di tutte le persone disabili. Un Paese sempre più inclusivo e solidale deve offrire un nuovo panorama di certezze, diritti e dignità a chi soffre di fragilità e non raramente di solitudine", conclude. 

 

ALCUNE REGOLE PER AIUTARE CHI E' AFFETO DA AUTISMO

Ecco alcuni suggerimenti dati da Erickson, una grande realtà specializzata in educazione, didattica, psicologia e lavoro sociale. Tutti da tenere presenti nella relazione con un bambino affetto da disturbi dello spettro autistico, per conoscere al meglio loro e tutto il mondo attorno:

    •  bambini autistici provano tantissime emozioni: spesso le percepiscono, le elaborano e le gestiscono in modo diverso dagli altri

    • I disturbi dello spettro autistico non sono causati da uno scarso affetto da parte dei genitori del bambino ma hanno un’origine neurobiologica. Ciò vuol dire che non è utile fare una rovinosa caccia alle streghe

    • L’autismo non passa con l’età: è una condizione che dura tutta la vita 

    • Per aiutare un bambino autistico serve tanto amore e dedizione, ma servono anche competenze specifiche e un lavoro di rete

    • Anche le persone “a sviluppo tipico” devono cercare di compiere degli sforzi per “mettersi nei panni” delle persone neurodiverse, non solo il contrario

    • Non tutte le persone autistiche sono dei geni o dei fenomeni. La maggior parte delle persone con disturbi dello spettro autistico presenta purtroppo delle significative difficoltà cognitive, comunicative e relazionali che spesso rendono difficile la vita in totale autonomia

    • Non considerate “patologici” i comportamenti di un bambino con disturbi dello spettro autistico, in realtà non lo sono affatto. Valutate attentamente quali comportamenti volete cercare di ridurre o eliminare e se è davvero il caso di farlo.

    • Fatevi aiutare a comprendere il funzionamento neurodiverso guardando le interviste o leggendo le tante esperienze e testimonianze di persone con autismo

    • Trovate tutti i possibili punti di forza e sfruttateli per aumentare la motivazione e il senso di autoefficacia del bambino

    • I bambini autistici NON sono «rinchiusi in una bolla»: a volte però, a causa di un sistema percettivo estremamente particolare e sensibile, hanno bisogno di ridurre al minimo gli input sensoriali

    • I bambini con autismo sono una risorsa per tutti i loro compagni di classe e spesso le soluzioni educative e didattiche adottate dai docenti per venire incontro ai loro bisogni speciali risultano molto utili anche ai compagni a sviluppo tipico.



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