11 luglio 1995. Il massacro etnico di Srebrenica. Le vittime e i carnefici

Sono passati 30 anni esatti e cosa resta di quel massacro di vite? Resta un Memoriale con inciso un numero: 8.372. Ma quel numero, il numero dei massacrati musulmani: uomini, donne, vecchi, e bambini, è seguito da una serie di puntini, perché? Perché, a distanza di trent’anni da quell’11 luglio 1995, il numero dei massacrati non è ancora definitivo.
Infatti, sul luogo di quell’eccidio pianificato con brutalità efferata, ancora si scava. Si scava con il metodo inventato da Attilio Ascarelli nel 1944 /1945, per dare un nome ai nostri morti delle Ardeatine, ammazzati dalla furia, affatto cieca, dei nazifascisti. Si scava con il metodo con cui si scavano – da tempo – le innumerevoli fosse comuni che la bestialità dell’uomo ha disseminato per il mondo, per dare un nome ai resti di chi in quelle fosse è stato gettato senza vita. A Srebrenica si scava ancora, e ancora si trovano resti umani e ancora si cerca di dare loro un nome, di ricostruire una storia e di far crescere così anche la Memoria di quella strage che non deve assolutamente essere dimenticata.
Ma nella storia di quella strage c’è un’altra storia che non va dimenticata. E’ una storia di codardia umana, la storia del rifiuto ad agire (si chiama anche “inazione”) del Reparto militare di Caschi Blu olandesi che erano stati mandati a Srebrenica per presidiare una “zona sicura” per i musulmani e che quando venne il momento di agire, vigliaccamente, rimasero a guardare, inagendo, e così disonorando il loro Paese e la divisa dell’ONU che indossavano e la bandiera dell’ONU che avrebbero dovuto servire. E per questo, la loro Memoria di militari e di uomini sarà per sempre associata ad una larga macchia che alcuni direbbero nera, ma che invece ha il colore rosso vivo del sangue, il sangue di quegli 8.372….. morti ammazzati anche per la loro vigliaccheria.
Sedici anni dopo quel genocidio, il 26 Maggio del 2011, il Generale macellaio Ratko Mladić sarà arrestato in Serbia e consegnato alla Giustizia Universale del Tribunale Internazionale ad Hoc per la Ex Iugoslavia. Processato per crimini di guerra e contro l’umanità, Mladic sarà condannato all’ergastolo.
Il 22 Novembre 2017 il Tribunale, Internazionale ad Hoc, dopo aver audito oltre 500 testimoni ed esaminato oltre 10.000 elementi di prova, ha condannato Mladić all’ergastolo per il contributo e la partecipazione a 4 iniziative criminali organizzate (Joint Criminal Enterprises) volte alla persecuzione, sterminio, omicidio, deportazione, trasferimento forzato e inumano di popolazioni, attacco alla popolazione civile e presa in ostaggio di personale ONU, prime fra tutte il massacro di Srebrenica, qualificato come genocidio.
Ma c’è ancora una data che il massacro di Sebrenica porta all’attenzione della mia Memoria. Mi riferisco al 3 Luglio del 1995, il giorno in cui Alexander Langer – sopraffatto dal peso di non essere riuscito a porre un freno alla guerra dei Balcani – ha deciso di togliersi la vita. Il suo suicidio è per me una ferita particolarmente profonda (e che ancora sanguina) per averlo conosciuto, per averci lavorato e per essere stato, per un tratto della nostra strada comune, partecipe delle sue scelte di vita e militanza politica che erano (e sono tutt’ora) anche – e ancora – le mie.
Alex ha lasciato un biglietto nel quale ha scritto: “Non siate tristi. Continuate in ciò che era giusto”. Da quel 3 Luglio del 1995, è questo quello che faccio (o almeno ci provo) sperando di farlo bene e senza avere più i suoi consigli. Ma la tristezza per la perdita di un compagno (così lo chiamo anche per avere, con lui, mangiato del pane e non solo quello) che ho stimato e al quale ho voluto bene, non mi lascia. Se questo stava scritto nel nostro destino, continuerò a fare “ciò che era giusto”, anche nel suo nome.
