Addio alla Leggenda della boxe Marvin "Marvelous" Hagler. Aveva 66 anni

La leggenda del pugilato Marvin Hagler, campione indiscusso dei pesi medi dal 1980 al 1987, è morto all'età di 66 anni. In un post sulla pagina Facebook del pugile, la moglie Kay G.
Hagler ha detto che suo marito è morto nella casa di famiglia nel New Hampshire.
"Mi dispiace fare un annuncio molto triste. Oggi purtroppo il mio amato marito Marvelous Marvin è morto inaspettatamente a casa sua qui nel New Hampshire", ha scritto. "La nostra famiglia chiede di rispettare la privacy in questo momento difficile", conclude il post.
Hagler divenen campione dle mondo nel 1980 alla Wembley Arena di Londra, quando sconfisse un inglese dagli occhi di ghiaccio, Alan Minter, che due anni prima con i suoi colpi aveva causato la morte del pugile di Tarquinia Angelo Jacopucci. In una notte intrisa di razzismo, molti aderenti al National Front, vedendo il loro pugile distrutto in tre round, scatenarono l'inferno lanciando sul ring una pioggia di bottiglie di birra ancora piene e qualcunque altra cose capitasse loro tra le mani.
Ma ormai il titolo era di Hagler. Ci mise tanto a prenderselo, ma quando ci riuscì se lo tenne a lungo e senza mai tirarsi indietro di fronte a nessuno. Sette anni di regno e undici difese. Affrontò tutti i migliori, da Roberto Duran a Thomas Hearns (distrutto in tre round in uno dei match più belli di sempre) a John Mugabi, l'ugandese con il quale diede vita ad una sesta ripresa di elettrica violenza. Fino all'ultimo match, contro Ray Sugar Leonard. Quando i giudici diederò il verdetto a Leonard, si sentì defraudato e disse basta. E non tornò indietro, non sentì come tantissimi altri grandi, il richiamo della foresta. Restò nella boxe, ma solo in veste di commentatore.
Amava l'Italia il Meraviglioso. Si era trasferito a Milano, aveva anche tentato la carriera cinematografica (il ruolo più conosciuto in un film di medio successo dal titolo Indio), la moglie era napoletana e lui si era persino appassionato al calcio: simpatizzava per la Sampdoria. E l'Italia amava lui. Come quando nell'ottobre del 1982 difese il titolo contro Fulgencio Obelmeijas al Teatro Ariston di Sanremo, un prodigio organizzativo di Rodolfo Sabbatini, il promoter romano che aveva stretto una collaborazione con uno dei grandi della boxe americana, Bob Arum. Il match iniziò alle 4 del mattino per permetterne la trasmissione in prima serata negli Stati Uniti, ma questo non scoraggiò nè il pubblico televisivo, nè tanto meno la folla che gremì il tempio della canzone italiana. Hagler, mancino ma straordinariamente completo, quel match lo vinse alla quinta ripresa con un gancio destro.
