Recovery Fund. Il Consiglio d'Europa spaccato tra la linea del rigore e quella della solidarietà. Conte "Si dovrà raggiungere un risultato positivo"

di redazione 18/07/2020 POLITICA
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"Tra i capi di Stato e di governo dell'Ue riuniti per cercare un accordo sul Recovery Plan e sull'Mff 2021-27 "in molti interventi il clima è quello della consapevolezza che dobbiamo assolutamente raggiungere un risultato. Purtroppo è fumata nera, ma c'è ancora da lavorare domani (oggi, ndr)". Si è espresso così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, rientrando in hotel nella notte, al termine della prima giornata di lavori del Consiglio Europeo, a Bruxelles.

Dopo mesi confinati nelle proprie capitali, i 27 leader europei tornano a chiudersi nel salone del palazzo del Consiglio, senza sapere quando ne usciranno. Le prime dieci ore di confronto servono solo a ribadire le già note posizioni, "molto distanti" secondo la cancelliera Merkel, in attesa di entrare nel vivo del negoziato che di fatto parte dopo cena, non appena il presidente del Consiglio Charles Michel mette sul tavolo una nuova proposta. Non è quella risolutiva però, perché dopo 13 ore di vertice i leader, ancora lontani su tutto, si danno appuntamento al giorno dopo. Il confronto a 27 della mattina e del primo pomeriggio non è andato benissimo, ma era tutto previsto. I leader sono soli, senza assistenti e con un'ampia distanza che li separa, sia fisica che metaforica. E non perdono l'occasione per sottolinearla, perché tutti sono determinati a battersi per i propri interessi, guardati a vista dai rispettivi Parlamenti che quell'accordo dovranno poi approvare

Per Conte, "la Germania ha avuto un grande ruolo. Nel dibattito interno tedesco c'era molta contrarietà" a uno strumento fondato sul debito come il Recovery Plan. "La leadership di Angela Merkel - ricorda - ha avuto un grande ruolo per orientare il suo Paese verso questa soluzione. E Germania e Francia hanno proposto per primi, ufficialmente, i 500 mld di sussidi. La Germania sta giocando un ruolo importante, ma adesso abbiamo ancora dei dettagli sui quali metterci d'accordo", sottolinea.

Insomma "c'è ancora da lavorare" per arrivare ad un accordo sull'Mff 2021-27 e sul Recovery Plan, perché tra i capi di Stato e di governo dell'Ue "le divergenze ancora ci sono", afferma ancora Conte aggiungendo: "Stiamo parlando del Quadro finanziario pluriennale dei prossimi sette anni e di uno strumento innovativo come Next Generation Eu. Ci sono tanti aspetti tecnici da approfondire e delle divergenze che obiettivamente non siamo ancora riusciti a superare", dice.

La proposta di attivare una sorta di 'freno d'emergenza' per l'attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza nel caso di mancanza di consenso tra i Paesi "non" va bene all''Italia. "Io stesso ho rappresentato, nonostante la generosità dell'impegno e dello sforzo" del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, "che è una proposta che non riteniamo spendibile", fa sapere ancora il premier facendo sapere di aver "avanzato una proposta italiana alternativa, ma abbiamo ancora bisogno di lavorare".

Il cosiddetto freno di emergenza "riguarda la governance per la fase attuativa dei piani, ma ci sono anche altri aspetti dei quali stiamo discutendo. Non si tratta di porre il veto. L'Italia è molto ambiziosa, non solo per difendere i propri interessi, che è senz'altro vero, ma anche perché difende una proposta della Commissione".

"Stiamo difendendo - sottolinea Conte - le prerogative della Commissione: siamo anche disponibili ad entrare nella logica della revisione di qualche dettaglio, ma non ad accettare una soluzione di compromesso che alteri non solo l'equilibrio tra le istituzioni europee, che per noi è una linea rossa, ma anche l'ambizione, per quanto l'ammontare dell'intervento con il Recovery e anche il bilanciamento interno tra sussidi e prestiti. Dobbiamo essere chiari: serve un programma che favorisca la ripresa europea. Deve avere caratteristiche di adeguatezza, proporzionalità ed effettività. Se manca uno di questi aspetti, vuol dire che non è ben strutturato né funzionale. Il programma deve essere effettivamente perseguibile: se frapponiamo ostacoli operativi lo rendiamo inefficace - ribadisce - e non serve a nessuno".

"Nulla è incrollabile, nella vita", dice poi a proposito delle resistenze e dei 'veti' dell'Olanda nella trattativa sull'Mff 2021-27 e sul Recovery Plan. "Vediamo domani....". La proposta italiana sulla governance dei piani nazionali di ripresa e di resilienza, dice ancora il premier, "era per elaborare un coinvolgimento anche del Consiglio, ma rispettoso delle prerogative della Commissione Europea, cui in base alle previsioni comunitarie, spetta la prerogativa dell'attuazione del bilancio".

"Su questo - continua - non si può transigere: è una funzione che i trattati riconoscono alla Commissione. La nostra proposta consentiva comunque al Consiglio di formulare delle osservazione critiche per sollecitare, da parte della Commissione, una maggiore attenzione". Non l'approvazione all'unanimità in Consiglio, come chiedono gli olandesi? "Non esiste", taglia corto il premier.

Al momento dei colloqui bilaterali, è chiaro che la questione della governance è uno degli ostacoli da rimuovere prima di proseguire e parlare delle cifre del Recovery e del bilancio. Michel si riunisce con la Merkel, Macron e la von der Leyen per fare il punto, e nasce l'idea di un compromesso. Gli Stati avrebbero la possibilità di ricorrere ad una sorta di 'freno d'emergenza' che bloccherebbe i pagamenti del Recovery Fund se non ci fosse consenso tra i governi, rimandando la questione ai leader. Il meccanismo verrebbe applicato nella fase di attuazione dei piani nazionali di riforma, non sul loro ok iniziale. Michel lo illustra a Rutte in bilaterale, e poi lo mette sul tavolo della cena a 27. Ma per il premier olandese non è sufficiente, e torna alla carica sull'unanimità. Conte, pronto a battersi a oltranza per portare a casa il risultato, non è disposto ad accettare regole che ostacolino l'utilizzo dei fondi, come ha ripetuto fin dai giorni scorsi. Inoltre, l'obiettivo dell'Italia è difendere con le unghie e con i denti i 750 miliardi del Recovery fund, dai quali guadagnerebbe 81 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Su questa battaglia può contare sull'appoggio di Macron, che pure non accetta tagli perché non vuole ridurre l'ambizione del piano di rilancio dell'economia europea. Ma dopo 13 ore di vertice, l'austriaco e frugale Kurz smorza le speranze: Vienna è contraria ai 500 miliardi di sovvenzioni, perché non vuole che si crei "un'Unione dei debiti a lungo termine".

Altro grande ostacolo è la questione della condizionalità legata allo stato di diritto, su cui Polonia e Ungheria hanno alzato le barricate. La proposta di Michel sul Recovery fund lega gli aiuti al rispetto delle regole democratiche e dei valori europei.

Ma Ungheria e Polonia sono sotto procedura proprio per il mancato rispetto dello stato di diritto, e quindi non solo chiedono di cambiare la proposta sul tavolo ma anche di rivedere quell'articolo 7 del Trattato Ue a causa del quale sono finite a rischio sanzioni.

 

 

 


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