Richard Jewell.

Il calvario di un uomo qualunque stritolato dai media e dall'incompetenza delle istituzioni.

di EMILIANO BAGLIO 28/01/2020 ARTE E SPETTACOLO
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Alla fine (che liberazione) anche Richard Jewell (Paul Walter Hauser), durante l'interrogatorio con l'agente Fbi Tom Shaw (Jon Hamm), alza la testa e tira fuori l'orgoglio.

Il succo del suo discorso è, più o meno, "Sapete cosa succederà la prossima volta che qualcuno noterà uno zaino sospetto? Che se ne andrà per non fare la mia fine" e la sua domanda, giustamente, è "Come possiamo essere sicuri?"

A parlare è chiaramente Clint Eastwood e questo interrogativo è il "messaggio" politico del suo ultimo film.

Dopo American sniper (http://www.euroroma.net/3591/ARTEESPETTACOLO/american-sniper-locchio-il-nemico-e-la-paura-la-guerra-secondo-clint-eastwood.html) e Sully (http://www.euroroma.net/5255/roma/sully-eastwood-con-un-film-intimo-e-antiretorico-mette-in-scena-le-vicende-di-un-uomo-normale-diventato-eroe.html) il novantenne regista ed attore americano prosegue la sua galleria di eroi comuni stelle e strisce.

Da questo punto di vista il protagonista della sua ultima opera sembra essere l'antitesi degli eroi di Ore 15 : 17 - Attacco al treno (http://www.euroroma.net/6657/ARTE%20E%20SPETTACOLO/ore-1517-attacco-al-treno-eastwood-ancora-una-volta-si-mette-in-gioco-sperimentando-nuove-strade-espressive.html).

Richard Jewell infatti è tutto fuorché il prototipo dell'eroe americano.

È grasso, non brilla per intelligenza, vive ancora con la madre (Kathy Bates), non pare avere una vita sociale, è pieno di armi e chiaramente crede fermamente in quelle forze dell'ordine nelle quali aspira ad entrare.

Non fosse un film di Eastwood si potrebbe dire che Jewell è il perfetto ritratto del possibile elettore di Trump.

Eppure (storia vera) sarà proprio questo ragazzone ad accorgersi della bomba piazzata il 27 luglio 1996 al Centennial Olympic Park di Atlanta.

Proclamato eroe il nostro ben presto finirà nel mirino della Fbi e della stampa (incarnata da Olivia Wilde).

Sì ritroverà ad affrontare un vero calvario, aiutato solamente da un avvocato tanto scalcagnato quanto improbabile (Sam Rockwell).

Come detto inizialmente, Eastwood illustra la parabola di un uomo qualunque, per il quale magari neanche si è portati a parteggiare, la cui vita viene fatta a pezzi dai media e dall'incompetenza del potere.

Al tempo stesso la storia di Jewell incarna anche la tipica fiducia americana nel fatto che chiunque, anche un poveraccio qualsiasi, nella grande America, potrà avere giustizia.

Nel mezzo c'è un magnifico novantenne che sembra non aver perso minimamente la voglia di dire la sua.

Con un film che stupisce per la capacità che Eastwood continua ad avere nel girare le scene di massa e quelle di azione.

Tuttavia Richard Jewell, chissà che l'età non sia complice, alla fine è, letteralmente, un dramma da camera; nel senso che, prevalentemente, si svolge nella casa del protagonista e di sua madre.

Così l'ultimo lungometraggio di Eastwood finisce per diventare un dramma familiare, nel quale sono gli attori ad avere la meglio.

Che si tratti del dolore di una madre distrutta, della rabbia del protagonista che finalmente esplode o dello sguardo da eterno perdente dell'avvocato il cuore dell'ultima fatica di Eastwood alla fine sono gli esseri umani ed i loro sentimenti.

Magari oggi è questa l'ultima frontiera.

 

EMILIANO BAGLIO


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