Omicidio Luca Sacchi. Parlano i genitori "Un bravo ragazzo che forse si fidava troppo. Era cristallino. Dall'alto ci sta dando coraggio e forza"

di redazione Roma 30/10/2019 ROMA
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Ad oggi non è ancora stato dato il nulla osta per i funerali di Luca, ma abbiamo deciso di incontrare i giornalisti per correggere il tiro sulla dinamica della vicenda e chiarire alcuni aspetti raccontati in modo non corretto". Inizia  così, all'Appia Park Hotel di via Appia Nuova 934, periferia della Capitale, la conferenza stampa della famiglia di Luca Sacchi, il 24enne ucciso con un colpo di pistola alla nuca nella notte tra mercoledì e giovedì scorso davanti al John Cabot, pub in zona Appio. Ci sono Alfonso Sacchi, papà di Luca, e i due legali della famiglia Paolo Salice e Armida Decina.

La decisione di parlare con i giornalisti sottolinea una ulteriore presa di distanza da Anastasiya, la ragazza di Luca presente al momento del delitto e in attesa di essere ascoltata dagli inquirenti. "Allo stato non vi sono elementi certi per screditare la versione di Anastasia la quale, peraltro, ha scelto di affidarsi a un altro legale" sottolinea Salice, uno dei legali della famiglia Sacchi. "Al momento dalle carte in nostro possesso non possiamo sbilanciarci sulla posizione della fidanzata di Luca - ha aggiunto il legale -. Attendiamo lo sviluppo delle indagini per far luce il prima possibile su quanto accaduto quella tragica notte".

"Mio figlio Luca era stupendo, cristallino, era un ragazzo pulito. Mia moglie è devastata, forse mio figlio mi sta dando coraggio. Lui aveva tanta voglia di vivere", così Alfonso Sacchi, che ha aggiunto: "Non aveva bisogno di soldi, io ho un ristorante, lui non aveva bisogno di niente. Era un ragazzo sincero e forse si fidava troppo degli altri".

E' ancora il padre di Luca Sacchi, Alfonso, che non trattiene le lacrime e che si sofferma sulla figura della fidanzata del figlio. "Per me lei è una brava ragazza, cosa deve fare un genitore? Spero sia sincera o aggiungerebbe dolore su altro dolore"

"Luca era uno sportivo e non andava in giro né con la droga né con armi in tasca. Era un salutista. Gli dava fastidio anche che Anastasiya fumasse la sigaretta elettronica e lei aveva smesso di fumare. Giovanni (Princi, l'amico del figlio ritenuto il contatto con bande di spacciatori, presente al momento dell'omicidio ndr) era suo amico e andavano in moto insieme, ma non è mai venuto in casa nostra".

"Anastasiya è venuta a casa e io l'ho abbracciata, le ho dato coraggio e abbiamo pianto tutti insieme.
Ha dormito da noi una notte e poi non si è vista più...ci sono stati solo contatti telefonici". Così ancora Alfonso Sacchi.

"La sera in cui è morto, prima di uscire per andare a lavoro nel mio ristorante, gli ho fatto un'iniezione per il mal di schiena e lui mi ha detto che ero stato bravissimo. Allora gli ho dato un bacio e lui mi ha guardato con un sorriso e ci siamo abbracciati....è l'ultima volta che l'ho visto prima che gli sparassero". Così ancora  il padre di Luca. "Non so cosa sia successo, ma chiedo giustizia. Forse Luca è morto senza neanche sapere il perché".

"Oggi ho indossato i suoi slip per prendere coraggio, porto con me i suoi occhiali da sole e dal giorno della sua morte dormo col suo pigiama. 'Luca, dammi coraggio' gli ho detto.

"Qualcuno sta mentendo, è sicuro" sottolineano i legali della famiglia Sacchi. "Noi speriamo che Anastasiya non c'entri nulla, che abbia detto la verità". E ancora: "Quello che chiediamo è che non venga accostata la famiglia Sacchi, né Luca, con la vicenda droga. E ovviamente, quando sarà possibile, ci costituiremo parte civile. Ai due imputati non potrà essere concesso il rito abbreviato, per via delle aggravanti. Speriamo che sia un processo rapido e non ventennale come spesso accade in Italia".



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