2022. Arriva l'era del nuovo digitale. Chi e come dovrà cambiare il televisore.

L’era 2.0 del Digitale terrestre comporterà per milioni di famiglie italiane il cambio del televisore. Tra 5 anni, molti degli apparecchi tv che erano stati acquistati al momento del passaggio dal sistema di trasmissione analogico a quello digitale finiranno in discarica per fare posto ad altri di nuova generazione. E chi paga? Il Governo metterà sul piatto un contributo economico. Al resto dovranno pensarci le famiglie.
Nel 2022 non si parlerà più di Digitale terrestre ma di Dvb-T2. Si tratta di un’estensione dello standard di trasmissione digitale Dvb-T che oggi utilizziamo per guardare dei programmi televisivi in chiaro. In pratica, gli attuali canali viaggiano sulla cosiddetta «banda 700», cioè sulle frequenze comprese tra 694 e 790 megahertz.
Ma perché si deve cambiare il televisore? Si tratta di una richiesta della Commissione europea che, con una direttiva che spinge le tv a lasciare libera quella banda per assegnarla alle telecomunicazioni mobili 4G e 5G. Lo scopo? Le citate frequenze superano gli ostacoli con maggiore facilità, penetrando meglio nelle case degli utenti e garantendo, di conseguenza, migliore connettività e maggiore capacità di navigazione su Internet. In sostanza, si vuole dare spazio ad un miglioramento del servizio mobile, che rappresenta un mercato sempre più in evoluzione ed espansione.
La chiusura del Digitale terrestre ed il conseguente passaggio ad una nuova tecnologia richiederà agli apparecchi televisivi due caratteristiche essenziali per poter guardare la tv:
- che l’apparecchio sia dotato del nuovo standard Dvb-T2;
- che sia dotato anche del codec Hevc (High efficiency video coding) al posto degli attuali Mpeg2/Mpeg4. Il codec è il sistema che consente una compressione dei dati senza alterare la qualità dell’immagine. L’Hevc garantisce l’ultra definizione delle immagini e, quindi (almeno in teoria), una maggiore qualità.
Chi ha acquistato un televisore nel 2017 dovrebbe avere già a disposizione un apparecchio con queste caratteristiche: il governo, infatti, ha disposto [1] da gennaio la vendita esclusiva di televisori con le tecnologie Dvb-T2 e Hevc. Tutte e due insieme, altrimenti è come non averlo. Il problema si pone per chi ha un apparecchio meno recente: il televisore potrebbe o non potrebbe essere compatibile con il nuovo sistema. Quindi, con molta probabilità, sarà necessario cambiare il televisore.
Chi dovrà cambiare tv?
Come possiamo capire se il nostro televisore è idoneo e pronto a questo cambiamento? Innanzi tutto è meglio sgombrare il campo dai fantasmi dei televisori che non funzioneranno più. Quando lo switch-off sarà realtà, se la nostra TV non dovesse essere compatibile con i nuovi standard, basterà acquistare un decoder. Un po' come è accaduto qualche anno fa con il passaggio dall'analogico al digitale. Se abbiamo acquistato un televisore nell’ultimo anno e mezzo è probabile che la tecnologia presente sia già quella valida per il nuovo sistema. Al contrario, se il televisore è stato acquistato prima del 1° luglio 2016 (data a partire dalla quale tutti i televisori venduti dai produttori ai negoziantidevono avere un sintonizzatore per ricevere programmi in tecnologia DVB-T2, con tutte le relative codifiche approvate dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni) è molto probabile che da luglio 2022 non funzioni proprio più, se non con un decoder a parte.
Per chi, invece, deve o vuole comprare un tv, magari per Natale, i problemi non dovrebbero sussistere, visto che il 1° gennaio 2017 è scattato l'obbligo, per i negozianti, di vendere ai consumatori televisori già DVB-T2 o quantomeno abbinati a un decoder compatibile. È comunque bene stare attenti e non lasciarsi trasportare da offerte e prezzi vantaggiosi, in particolare online, perché esiste il rischio che vengano proposti tv con standard DVB-T. Occhio alle specifiche tecniche, quindi: bisogna accertarsi che il televisore supporti lo standard DVB-T2 e il più recente codec H265/HEVC. Sulla velocità del cambio ieri è interventuo il Mise, con una nota che spiega come soltanto nel 2022, quando saranno interessate tutte le emittenti nazionali, bisognerà avere televisori in tecnologia Dvd-T2 e standard HEVC (questo è assente a oggi su 9 tv su 10, mentre il DVB-T2 è già presente nel 60% dei casi.
Cosa cambierà con il DVB-T2
Il passaggio allo standard DVB-T2 libera le frequenze mobili della banda 700, ovvero quelle comprese tra i 694 e i 790 MHz. Un passaggio che assegna queste frequenze alle telecomunicazioni mobili 4G e 5G. I benefici, in questo senso, sembrano importanti: le frequenze sulla banda 700 arrivano meglio all'interno degli immobili e superano gli ostacoli con più facilità rispetto a quelle con lunghezza d'onda più corte, garantendo una migliore copertura per smartphone e tablet. La nuova versione del digitale terrestre, invece, consentirà un aumento della qualità visiva e sonora, oltre a più contenuti in alta e altissima definizione.
C'è da sottolineare che nel nostro Paese il passaggio al nuovo standard comprenderà, come detto, anche l'adozione del codec HEVC (High Efficiency Video Coding), che supporta l'ultra definizione delle immagini (fino a 8192×4320 pixel). Rai e Mediaset, però, hanno confermato che non effettueranno il passaggio dei loro canali principali fino al giorno in verrà confermato in sede legislativa lo switch-off definitivo.
Quando si dovrà avere il nuovo apparecchio per poter guardare la televisione? L’Unione europea aveva previsto entro il 2020, con proroga fino al 2022. E sarà proprio il 1 luglio 2022 il giorno in cui dovrebbe avvenire il switch off, cioè la chiusura del Digitale terrestre per lasciare spazio al nuovo sistema di trasmissione e di ricezione dei programmi. In quella data è previsto che tutte le emittenti nazionali siano pronte per trasmettere sulle nuove frequenze, dopo che le tv locali si saranno già spostate a partire dal 2020.
Se da una parte l’Unione europea impone la chiusura del Digitale terrestre, dall’altra il Governo ha stanziato una cifra (oltre 100 milioni di euro dal 2019 al 2022) per agevolare chi si troverà costretto a cambiare il televisore per adeguarsi alle nuove tecnologie. Questi soldi andranno a chi oggi è esonerato dal canone tv, cioè chi ha più di 75 anni ed è in condizioni economiche disagiate.
La norma prevede un contributo ai costi a carico degli utenti finali per l’acquisto di tv o decoder. Il contributo interesserà soltanto un televisore per ogni famiglia. Se i soldi stanziato ad oggi non basteranno, il Governo deciderà di incrementarli.
Chi dovrà cambiare tv?
Come possiamo capire se il nostro televisore è idoneo e pronto a questo cambiamento? Innanzi tutto è meglio sgombrare il campo dai fantasmi dei televisori che non funzioneranno più. Quando lo switch-off sarà realtà, se la nostra TV non dovesse essere compatibile con i nuovi standard, basterà acquistare un decoder. Un po' come è accaduto qualche anno fa con il passaggio dall'analogico al digitale. Se abbiamo acquistato un televisore nell’ultimo anno e mezzo è probabile che la tecnologia presente sia già quella valida per il nuovo sistema. Al contrario, se il televisore è stato acquistato prima del 1° luglio 2016 (data a partire dalla quale tutti i televisori venduti dai produttori ai negoziantidevono avere un sintonizzatore per ricevere programmi in tecnologia DVB-T2, con tutte le relative codifiche approvate dall'Unione internazionale delle telecomunicazioni) è molto probabile che da luglio 2022 non funzioni proprio più, se non con un decoder a parte.
Switch-off e digitale, il Mise: «Nuovi televisori da acquistare entro il 2022»
Per chi, invece, deve o vuole comprare un tv, magari per Natale, i problemi non dovrebbero sussistere, visto che il 1° gennaio 2017 è scattato l'obbligo, per i negozianti, di vendere ai consumatori televisori già DVB-T2 o quantomeno abbinati a un decoder compatibile. È comunque bene stare attenti e non lasciarsi trasportare da offerte e prezzi vantaggiosi, in particolare online, perché esiste il rischio che vengano proposti tv con standard DVB-T. Occhio alle specifiche tecniche, quindi: bisogna accertarsi che il televisore supporti lo standard DVB-T2 e il più recente codec H265/HEVC. Sulla velocità del cambio ieri è interventuo il Mise, con una nota che spiega come soltanto nel 2022, quando saranno interessate tutte le emittenti nazionali, bisognerà avere televisori in tecnologia Dvd-T2 e standard HEVC (questo è assente a oggi su 9 tv su 10, mentre il DVB-T2 è già presente nel 60% dei casi).
Dal «5G» 100 milioni per rottamare i televisori
Cosa cambierà con il DVB-T2
Il passaggio allo standard DVB-T2 libera le frequenze mobili della banda 700, ovvero quelle comprese tra i 694 e i 790 MHz. Un passaggio che assegna queste frequenze alle telecomunicazioni mobili 4G e 5G. I benefici, in questo senso, sembrano importanti: le frequenze sulla banda 700 arrivano meglio all'interno degli immobili e superano gli ostacoli con più facilità rispetto a quelle con lunghezza d'onda più corte, garantendo una migliore copertura per smartphone e tablet. La nuova versione del digitale terrestre, invece, consentirà un aumento della qualità visiva e sonora, oltre a più contenuti in alta e altissima definizione.
C'è da sottolineare che nel nostro Paese il passaggio al nuovo standard comprenderà, come detto, anche l'adozione del codec HEVC (High Efficiency Video Coding), che supporta l'ultra definizione delle immagini (fino a 8192×4320 pixel). Rai e Mediaset, però, hanno confermato che non effettueranno il passaggio dei loro canali principali fino al giorno in verrà confermato in sede legislativa lo switch-off definitivo.
