Addio Liu Xiaobo. Ha lottato per la democrazia e i diritti umani in Cina. Nobel per la pace nel 2010

di redazione 13/07/2017 ESTERI
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Il premio Nobel per la Pace cinese e oppositore Liu Xiaobo è morto a 61 anni. Era malato di un cancro al fegato. Il dissidente era ricoverato al First Hospital of China Medical University di Shenyang. Stati Uniti e Germania avevano espresso preoccupazione sulla sorte dello scrittore che era rimasto in stato di detenzione pur se in ospedale. 

L'ufficio giudiziario di Shenyang ha reso noto in serata, dopo una lunga giornata senza bollettini medici, che Liu è deceduto a causa dell'insufficienza di diversi organi primari. L'ultima sua battaglia era di fatto cominciata a maggio quando gli fu diagnosticato un cancro al fegato in fase molto avanzata tanto da motivare in seguito il trasferimento dal carcere, dove stava scontando una pena di 11 anni inflitta nel 2009 per "incitamento alla sovversione dei poteri dello Stato", al First Hospital of China Medical University sempre di Shenyang. A favore di Liu, 61 anni, al quale fu assegnato il premio Nobel per la Pace 2010 "per la sua lunga e non violenta battaglia per i diritti fondamentali dell'uomo in Cina", si sono spesi nelle ultime settimane con insistenza amici, attivisti e anche governi stranieri affinché potesse essere trasferito all'estero per ricevere cure mediche, trovando però il secco diniego di Pechino

Sul corpo dell'eroe di Tiananmen s'è consumato fino all'ultimo l'ennesimo balletto: di lì l'Occidente a chiedere, flebilmente, la sua liberazione, di qua la Cina a ribadire, fermamente, il no al suo trasferimento all'estero. Fino all'ultimo, con quel poco di forza che gli restava, è stato lo stesso Liu a chiederlo: lasciatemi andare a curare in Germania o negli Usa. Una preghiera sussurrata ai medici americani e tedeschi che Pechino ha fatto avvicinare al suo capezzale, dopo che giorni prima aveva assicurato che "i migliori specialisti cinesi" si stavano interessando del suo caso. Ma anche qui, l'ultimo scontro: i medici occidentali a dire che, "malgrado qualche rischio", poteva partire per cercare cure migliori, e i cinesi che continuavano a ripetere che invece ormai non c'era più niente da fare.

Liu Xiaobo era nato a Changchun, nel nord della Cina, il 28 dicembre 1955, ma l'infanzia l'aveva spesa nella Mongolia interna, la sua famiglia spedita in una comune dalla Rivoluzione Culturale di Mao Zedong. Quando alla morte del Grande Timoniere finalmente riaprono le scuole piombate nel caos, prima si laurea all'università di Jilin e poi si specializza alla Normale di Pechino, con un master su 'Estetica e libertà dell'uomo', che già dice tutto. Una carriera velocissima lo porta a studiare prima in Europa e quindi negli Stati Uniti. Ed è proprio negli Usa che si decide la sua vita, e la sua morte. È l'aprile del 1989 quando abbandona New York, dove lavora alla Columbia University, per diventare protagonista della primavera cinese. Tiananmen cambia tutto, il professore scende in piazza con i suoi studenti, è uno dei 'Quattro gentleman' che organizzano lo sciopero della fame e aprono la trattativa con i militari che stanno già invadendo la piazza di carri armati. Dopo il massacro entra ed esce di prigione, si fa anche tre anni di lavori forzati dove l'unica gioia è quella matta di Liu Xia, la poetessa conosciuta quando era ancora un giovane docente, che proprio allora confessa di voler sposare "quel nemico dello Stato".

Il governo cinese ha una "responsabilità pesante" per la morte "prematura" del dissidente Liu Xiaobo. L'atto di accusa è arrivato dal comitato per il Premio Nobel. Lo riferisce la Deutsche Welle su Twitter. La morte di Liu Xiaobo, oppositore e intellettuale cinese scomparso a 61 anni, è la prima di un Nobel per la Pace avvenuta in stato di detenzione da quella del pacifista tedesco Carl von Ossietzky, deceduto in un ospedale nazista nel 1938.
   


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