L'egemonia culturale. Dal predominio della sinistra alla comunicazione multiculturale e alle nuove forme di leadership.

di redazione 15/03/2017 CULTURA E SOCIETÀ
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  L’ultimo saggio di Egidio Lorito, giornalista e ricercatore, “La comunicazione mediatica tra egemonia culturale ed egemonia sottoculturale. Società, cultura e comunicazione nell’Italia contemporanea” (Ristampa Edizioni, Cittaducale (Ri), pp. 245, € 13.00), ricostruisce uno degli argomenti di maggior fascino nell’ambito della sociologia della cultura, ovvero il tema dell’egemonia culturale, da Gramsci fino alla società italiana contemporanea, tra berlusconismo e renzismo.

“Dalla conclusione di un nuovo percorso di studi universitari all’idea di pubblicare la tesi di laurea in Sociologia della Comunicazione - ha detto l’autore- “il passo è stato breve. Si è trattato di un gradito ritorno al passato, anzi della continuazione di un impegno costante grazie all’interazione tra le componenti della ricerca, ovvero il tema caro al rapporto tra società, cultura e comunicazione. Ed in questo caso, il colpo di fulmine che un giornalista culturale ha avuto con l’argomento è stato fatale…”.

 La tesi di laurea in questione è stata discussa all’Università della Calabria nell’aprile del 2013, relatore il prof. Paolo Jedlowski: un tema classico, quello del concetto di egemonia, risalente ad Antonio Gramsci, veniva riletto grazie alle recenti analisi che un giovane docente di Comunicazione politica alla Luiss di Roma, Massimiliano Panarari, aveva pubblicato nel 2010 per Einaudi, all’interno di un saggio: Egemonia culturale e sottoculturale, gli intellettuali ed il ruolo dei media nella società contemporanea”, le teorie massmediologiche nazionali ed internazionali tra gli anni ‘70 e gli anni ‘80, la televisione e lo strapotere di Internet. Questi spunti sono stati filtrati sotto la lente d’ingrandimento per affrontare il cambio di passo che la cultura occidentale ha fatto registrare nell’ultimo quarantennio, dalle ceneri del Sessantotto sino alle più attuali riflessioni in fatto di mass media. E così, da Arendt a Baudrillard, da Cusset a Debord, sino a Freccero, Gramsci, Noelle-Neumann, Popper, un viaggio tra culture e movimenti culturali eterodossi alla scoperta del vero significato di una rivoluzione intellettuale cui giornali, televisione, new media stanno contribuendo senza sosta. Il saggio presenta il contributo di quattro autori che si sono occupati del tema in questione.

L’opera è difatti arricchita dalla prefazione di Stefano Zecchi, Ordinario di Estetica alla Statale di Milano, scrittore ed opinionista, delle introduzioni di Massimiliano Panarari, docente di Comunicazione Politica alla Luiss di Roma e di Marcello Veneziani, giornalista e scrittore e del saggio conclusivo di Mario Caligiuri, Associato di Comunicazione pubblica all’Università della Calabria.

Massimiliano Panarari, sul tema dell’egemonia sottoculturale: “(…) una volta il nazionalpopolare era una categoria gramsciana, i giornali e la televisione pubblica erano pieni di scrittori e intellettuali, la sinistra (si dice) dominava la produzione culturale. Oggi, nazionalpopolari sono i reality show pieni di volgarità, la televisione (pubblica o privata) è quella che è e la sinistra pure. Ma si può paragonare l’Italia di Pasolini, Calvino, Moravia c quella di Striscia la notizia, Alfonso Signorini, Amici di Maria De Filippi? La tesi provocatoria di questo libro è che il confronto non solo è possibile, ma è illuminante (…)”.

Dunque, un tema che ottanta anni fa era già stato sperimentato ed affrontato dalla serrata analisi di Antonio Gramsci, si rivela argomento evidentemente ancora valido se poi, nel corso degli ultimi quattro decenni, la dottrina socio-comunicativa ha continuato a considerarlo di pregio.

Ed in effetti, nel corso di questa ricerca, al di là dei contenuti prettamente scientifici grazie ai quali si è cercato di seguire un filone dottrinale che si è dipanato nell’analisi del ventennio ‘70/‘80, si affronta, principalmente, il tema dell’egemonia culturale e del suo capovolgimento, evidenziando come la storia del nostro Paese sia stata attraversata da queste due grandi categorie storiche e di pensiero: le riflessioni di Caligiuri, Panarari, Veneziani e Zecchi, hanno enucleato la tesi di fondo che permea buona parte della riflessione, e cioè che la sinistra politica, un tempo titolare assoluta di egemonia culturale, l’avrebbe poi persa o smarrita nel corso degli ultimi tre decenni, in favore di un predominio della destra neoliberale, aggiudicataria -a sua volta- di una nuova leadership culturale


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