6 maggio 1976. Il Terremoto devasta il Friuli. Quando si svegliò l'Orcolat

di redazione Euroroma 05/05/2016 CULTURA E SOCIETÀ
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In una tiepida giornata di primavera di 40 anni fa in Friuli si risvegliò, terribile, l’Orcolat. L’Orcolat è il terremoto, la terra che comincia a tremare al tramonto e scuote per giorni e poi settimane una vasta area del Friuli Venezia Giulia. Oltre alla scossa del 6 maggio ve ne furono altre 4 di grado superiore al 5 nel settembre successivo. Per ricordare quella tragedia che coinvolse 500mila persone e provocò 989 morti e 120 mila sfollati, anche il Presidente della Repubblica Mattarella si reca nelle zone allora devastate e oggi modello di ricostruzione razionale e sostenibile. Mattarella visiterà i luoghi simboli della tragedia, Gemona, Venzone.

Quarant’anni fa le popolazioni friulane pensavano di vivere una tranquilla serata, dopo una giornata di lavoro, nelle fabbriche, nei campi, negli uffici e invece cominciava quella sera una delle sequenze sismiche più energetiche e devastanti della seconda metà del Novecento in Italia.

La descrizione del sisma dal sito dell’Istituto di geofisica e vulcanologia.

La scossa principale avviene alle 21.00. La sua magnitudo (Mw) 6.5, ne fa uno tra i terremoti più violenti mai accaduti nell’Italia settentrionale, mentre l’intensità epicentrale è pari al IX-X grado della scala macrosismica Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS). La scossa colpisce circa 120 comuni delle province di Udine e di Pordenone, interessando una popolazione complessiva di circa 500.000 persone. Gli effetti più distruttivi si riscontrano a nord di Udine lungo la media valle del Tagliamento, dove interi paesi e cittadine subiscono estese distruzioni, fra questi: Gemona del Friuli, Forgaria nel Friuli, Osoppo, Venzone, Trasaghis, Artegna, Buia, Magnano in Riviera, Majano, Moggio Udinese, per citare solo quelli più colpiti. Ma gravi danni e crolli si rilevano anche in tutta l’area carnica, mentre le città di Udine e di Pordenone fortunatamente soffrono solo danni diffusi, di moderata entità. Danni più leggeri si registrano fino a Gorizia e a Trieste, verso sud-est, e in molte località del Veneto e del Trentino-Alto Adige verso ovest e sud-ovest, da Verona a Venezia, da Bolzano a Treviso, da Belluno a Padova, da Trento a Vicenza. Danni lievi si lamentano anche in Austria meridionale e in buona parte della Slovenia. La scossa viene avvertita in un’area vastissima che si estende fino a Roma e a Torino, all’Austria, alla Svizzera, alla Repubblica Ceca e alla Slovacchia e a gran parte della Germania, Croazia, Francia, Polonia e Ungheria. Circa 5.000 kmq l’estensione dell’area colpita: 17.000 le case distrutte, 965 le vittime ed oltre 3.000 i feriti. Un quadro a cui vanno aggiunti quasi 200.000 senzatetto. Moltissime le repliche. Le più forti colpiscono a oltre quattro mesi dall’inizio della sequenza, l’11 e il 15 settembre 1976, con intensità analoghe a quella della scossa del 6 maggio, determinando ulteriori crolli, distruzioni e vittime. Un’altra forte scossa si registra un anno più tardi, il 16 settembre 1977. Le scosse dell’intera sequenza sismica vengono localizzate con i dati degli osservatori sismologici allora esistenti italiani ed esteri (es., Trieste, Bologna, Pavia, Lubiana, Zagabria, Garmisch). Importante era la stazione di Trieste che faceva parte delle stazioni della Worldwide Seismographic Stations Network (WWSSN), la più vicina all’epicentro, gestita dall’Osservatorio Geofisico Sperimentale (oggi Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale). Il Monte San Simeone, un rilievo isolato che sovrasta Venzone, viene indicato come epicentro e diviene per tutti i friulani il simbolo dell’Orcolat, l’orco tradizionalmente considerato responsabile dei terremoti. L’ultimo terremoto di entità paragonabile a quella della scossa del 6 maggio 1976 era avvenuto quasi 500 anni prima, nel marzo 1511, e prima ancora nel 1348. Tuttavia in questo settore terremoti potenzialmente distruttivi, ovvero di magnitudo pari o superiore a 5.5, avvengono frequentemente: negli ultimi otto secoli nell’area del Friuli Venezia Giulia se ne è verificato in media uno ogni 80 anni, mentre terremoti che hanno causato effetti al di sopra della soglia del danno lieve sono documentati storicamente in media ogni 6 anni circa. Negli ultimi 30 anni si sono verificati tre terremoti di magnitudo superiore a 4.5 entro 100 km da Udine, ma grazie all’importante opera di ricostruzione e di adeguamento antisismico degli ultimi decenni questi eventi non hanno provocato danni

 


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