Petrolio. Dopo la rottura dell'oleodotto, il maltempo fa cedere una diga di contenimento sul torrente Polcevera.

di redazione Euroroma 23/04/2016 AMBIENTE
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Si complicano le cose a Genova dopo lo versamento nel torrente Polcevera di una quantità ad oggi ancora imprecisata di greggio. Infatti a causa del tempo che sta imperversando nella zona del capoluogo ligure, una diga di contenimento sul torrente Polcevera, creata per contenere il greggio fuoriuscito da una tubatura dell'oleodotto Iplom domenica scorsa, ha ceduto a causa dell'innalzamento del livello del corso d'acqua dovuto alle piogge delle ultime 18 ore.

"La situazione è complicata, non sappiamo quanto greggio potrà finire in mare. La Capitaneria di porto è riunita per l'emergenza ed ha dichiarato lo stato di emergenza locale". Lo ha detto l'assessore comunale alla protezione civile Gianni Crivello dopo il cedimento della diga.

Intanto le operazioni di bonifica iniziate sulla spiaggia di Pegli, operazioni che secondo alcuni sono cominciate in ritardo, proseguono a rilento. Da più parti giungono critiche per il mancato coordinamento delle operazioni. Al quotidiano il Secolo XIX Andrea Agostini di Legambiente ha spiegato che : “Prima di essere un disastro ecologico è un disastro umano. Veleno nero che pagano ambiente e animali” - I cittadini hanno subìto atteggiamenti di chiusura e totale irrigidimento, qui però ci sono responsabilità precise, tanti interventi che sono adesso sbandierati dovevano essere fatti già prima. Non si può pensare che vada tutto bene quando di continuo si verificavano segnalazioni di odori sospetti e i primi a sentirli erano proprio i bambini dell’istituto comprensivo di Borzoli, a ridosso delle cisterne. I tecnici sanno benissimo che sono sostanze tossiche, anche se sotto le concentrazioni e i livelli di guardia. Ci sono responsabilità precisissime e noi ci costituiremo parte civile”.

Nel letto del Polcevera, nel Fegino e nel Pianego sono intanto 29 gli autospurghi in azione e altri 20 sono pronti a intervenire in caso di necessità, con due escavatori nell’alveo del Fegino e uno più piccolo nel Pianego. Mentre l’emergenza non è ancora terminata perché il greggio fuoriuscito si è accumulato in una sacca che potrebbe collassare e riversarsi nel torrente Fegino con il rischio di arrivare, nonostante le protezioni installate, al mare.

Tra i cittadini la preoccupazione è molta per le inevitabili ripercussioni alle attività turistiche della prossima estate che questo incidente può arrecare.

 



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