Caso Englaro. IL Tar condanna la Regione Lombardia a risarcire la famiglia.

di M.L 09/04/2016 CULTURA E SOCIETÀ
img

Il 9 Febbraio 2009, mentre nel paese si scontravano con cortei, veglie e manifestazioni le opposte fazioni che si erano schierate sul caso, alla clinica “La Quiete” di Udine, dopo le sentenze della Cassazione e dei giudici milanesi, Eluana Englaro in stato vegetativo dal 18 Gennaio 1992, si spegneva. Suo padre Beppino, aveva lottato per anni per il diritto di staccare le macchine che hanno tenuto in vita per diciassette anni la figlia che mai si era tornata cosciente dopo il tragico incidente.

Lo scorso 6 aprile a sette anni di distanza, è arrivata la sentenza del Tar della Lombardia che ha condannato la Regione Lombardia a risarcire i danni subiti dagli Englaro, valutati in circa 150mila euro, perché – nella sentenza dei giudici – “si è rifiutata deliberatamente e scientemente di dare seguito” alle sentenze, “ponendo in essere un comportamento di natura certamente dolosa”.

Englaro in un’intervista Repubblica ha dichiarato di sentire “un’intima gioia per la sentenza”. Una sorta di risarcimento morale per una famiglia che negli anni ha dovuto subire l’attacco di istituzioni, politici, gente comune riunitasi in una crociata contro il diritto dovuto a ciascun individuo e ai suoi familiari di decidere del diritto di morire.

 Al di là della tragedia che ha dovuto vivere con dignità e forza la famiglia di Eluana, questa sentenza e l’intera vicenda ci dicono che anche in questo ambito, il nostro paese, così come per le unioni civili, presenta un deficit di rappresentanza dei diritti civili che è occorre, a partire dalla politica, colmare con una legislazione moderna, degna di uno Stato che riconosca i diritti di tutti nella legittimazione dle Testamento biologico.

 



Ti potrebbero interessare

Speciali